LA LIBERTA’ NEL DOMANI DELL’EUROPA, ASIA PERMETTENDO
La pubblicazione, quasi in parallelo, del libro di Raimondo Cubeddu “Le Istituzioni e la Libertà” ad opera di LiberiLibri (la meritoria casa editrice di Macerata dedicata alla saggistica liberale) e del saggio di Giulio Tremonti “La Paura e la Speranza- Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla” potrebbe il punto di avvio per un dibattito sul futuro del liberalismo e politico e economico nel Vecchio Continente. I due libri sono arrivati nelle librerie poche settimane prima delle elezioni. Il primo puramente per caso. Il secondo per disegno: traccia infatti le grandi linee per una strategia europea in tema di integrazione economica internazionale. Ambedue sono usciti dopo la pubblicazione del saggio del Premio Nobel W. Robert Fogel su “capitalismo e democrazia nel 2040”; Cubeddu e Tremonti non lo citano e probabilmente non lo hanno letto.
Eppure è proprio dal lavoro di Fogel che vale la pena partire per porre i due lavori in un contesto appropriato. Fogel è, al tempo stesso, un econometrico ed uno storico dell’economia e dei sistemi politici: ha avuto il Nobel proprio perché coniugando i due strumenti è giunto alla dimostrazione inoppugnabili di alcuni paradossi (quale la situazione comparata di “benessere” degli schiavi di colore nelle piantagioni del Sud e degli operai nel manifatturiero nel Nord negli anni che precedettero la guerra di secessione americana).ù
Nel lavoro citato, Fogel non guarda al passato (con la cassetta degli attrezzi degli storici ma al futuro con quella del previsore uso all’impiego di modellistica avanzata). I 15 Stati che nel 2000 facevano parte dell’Ue non riusciranno – documenta- a tenere il passo dell’Asia. Nel 2040, a prezzi e cambi del 2000, la sola Cina avrà un pil di 123.000 miliardi di dollari (il triplo della produzione mondiale del 2000) ; l’India crescerà a tassi più contenuti a ragione di vincoli sia economici sia politici. “Il declino dell’Ue nella pil mondiale vuol dire la fiaccola di promuovere la democrazia liberale del mondo dovrà passare da un continente ormai vecchio e piccolo alle Nazioni liberali dell’Asia”. Fogel non ha certezze; ma mostra un buon grado di convincimento che il progresso economico porterà ad una sua migliore distribuzione e quindi all’affermazione di un pensiero politico e di un’economia liberale in Asia.
Cubeddu e Tremonti presentano visioni molto differenti da quella di Fogel e divergenti tra loro. Ambedue non vedono e neanche intravedono la possibilità di un’evoluzione liberale in Asia. Il secondo propone una difesa dell’identità europea che, in certe circostanze, contempli barriere alla frontiera nei confronti di quel “made in Asia” provenienti da Stati che non osservano le convenzioni di base stipulate nell’ambito dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro; in altra sede, ho dimostrato come tele posizione sia compatibili con i principi liberali tanto in filosofia politica quanto in economia. Il primo non solo respinge qualsiasi forma di interventismo economico (specialmente alla frontiera) “alla Tremonti” ma chiede un rafforzamento della politica come strumento per “ridurre l’incertezza”. In effetti, sia per Cubeddu sia per Tremonti “l’incertezza” è all’origine delle “paure” e del senso di sfiducia nei confronti dell’ordine liberale – caratteristiche oggi di molte società europee. Per Cudebbu una politica che non ha tenuto conto della discrepanza tra tempo individuale e tempo delle istituzioni è all’origine dell’attuale situazione di crisi del pensiero e dell’economia liberale in Europa: la risposta politica, quindi, deve venire da dentro di noi (l’Europa) ed essere rivolta principalmente a noi. Per Tremonti, invece, la determinante è l’aggressione non solo alla nostra produzione e consumo di beni e servizi ma alla nostra identità; la risposta politica deve venire – come per Cubeddu – da dentro di noi ma deve essere rivolta soprattutto fuori di noi. La teoria dell’elettore mediano – si guardi al saggio di Schofield – indica che i tempi sono stretti.
Si può tirare una conclusione? Oppure è preferibile avviare una discussione che porti a soluzioni operative nella prima parte della XVI Legislatura? Propenderei per la seconda ipotesi. Con due precisazioni: La prima è che, comunque, una risposta politica deve venire dall’Europa (che ha il compito di dimostrare a sé stessa ed agli altri di non essere un continente vecchio e , dunque, non più in grado di essere propositivo). La seconda viene dalla mia lunga esperienza in Asia: mentre la Cina non ha esperienza di democrazia liberale, l’India è stata in grado di far funzionare un sistema democratico-liberale anche nei lunghi periodi di programmazione centralizzata. Quindi, la previsione di Fogel merita di essere tenuta presente.
Riferimenti
Cubeddu R. (2007) “Le Istituzioni e la Libertà” pp.310, Macerata LiberiLibri € 14
Fogel W.R, (2007) "Capitalism and Democracy in 2040: Forecasts and Speculations"
NBER Working Paper No. W13184
Pennisi G. , Scandizzo P.L. (2004) “Valutare l’Incertezza” Torino, pp.422 Giappichelli € 40
Pennisi G. (2008) “Liberisti e Protezionisti” in corso di pubblicazione nel mensile “Formiche”
Schofield N. (2008) "The Mean Voter Theorem: Necessary and Sufficient Conditions for Convergent Equilibrium", Review of Economic Studies, Vol. 74, Issue 3, pp. 965-980, July 2007
Tremonti G. (2008) “La Paura e la Speranza- Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla” Milano, Mondadori € 16
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