Nell’occasione dei 150 anni dalla nascita di Puccini, l’Opera di Roma riporta in scena La Fanciulla del West dopo quattro lustri Nella California delle febbre dell’oro, Minnie gestisce un “saloon” per minatori. Qui si beve whiskey , ci si azzuffa e si spara Lo sceriffo Jack (pur se sposato) vorrebbe sedurla. La donna lo respinge sia perché non ha “ancora dato il primo bacio” sia poiché innamoratasi dello “straniero” Dick, ladrone in fuga (ma Minnie non lo sa). Dick finisce col pernottare (letti separati) nella casa della ragazza. Lo sceriffo lo scopre; Minnie ingaggia con lui una partita di poker dove mettendo in palio la vita di Dick e la propria verginità; barando, vince e salva, l’innamorato il quale, ormai braccato, finirebbe sulla forca se non arrivasse, a cavallo, Minnie con una carabina, una Colt ed un discorso persuasivo ai minatori:”quest’uomo è mio, come è di Dio”. Liberi, cavalcano insieme lontani dalla California.
Il libretto di “La fanciulla del West” di Giacomo Puccini risente del clima puritano dell’America del 1910 dove andò in scena al Metropolitan. La scrittura sia orchestrale sia vocale è quanto di più complesso composto da Puccini: coniuga lo stile della “giovane scuola” italiana con Wagner e con le innovazioni apportate da Debussy e Strauss. L’allestimento romano (in scena sino al 15 aprile) è realizzato in sinergia con la Los Angeles Opera e concepito per girare il mondo. La regia, le scene ed i costumi di Giancarlo Del Monaco s’ispirano ai film western in technicolor stile Anni 40: ricostruzioni minuziose dell’ambiente, ottima recitazione d parte di circa 20 solisti, combattimenti emozionanti, tormente di neve, sparatorie, veri cavalli montati dai due protagonisti (Daniela Dessì e Fabio Armiliato) dissolvenze. Insomma, una messa in scena tradizionale ma piena di trovate intelligenti ed innovative.
La parte musicale è il vero successo della “prima” (teatro gremito) salutata da applausi. Gianluigi Gelmetti dirigendo un’edizione rara scoperta negli archivi di Casa Ricordi esalta lo spirito wagneriano della partitura. Daniela Dessy è una Minnie dalla vocalità estesa e generosa; affronta egregiamente una parte tutta puntata sul declamato che scivola in brevi ariosi senza concederle una sola romanza. Complimenti a Silvano Carroli, il quale alla sua non giovane età è uno sceriffo perfetto sia scenicamente sia vocalmente.
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