giovedì 17 aprile 2008

ANCHE ALITALIA NEL TAVOLO DI BERLUSCONI E PUTIN NEL WEEK END? L'Occidentale 17 aprile,

ANCHE ALITALIA NEL TAVOLO DI BERLUSCONI E PUTIN NEL WEEK END?


E’ possibile che il nodo dell’Alitalia si risolva, almeno in parte, oggi o domani in Sardegna negli incontri privati tra il Presidente del Consiglio in pectore Silvio Berlusconi (in attesa di incarico, da parte del Capo dello Stato, a formare il Governo) üed il leader russo, il suo “grande amico” Vladimir Putin. La chiave per la soluzione sarebbe il rientro sulla scena dell’Aeroflot come potenziale partner industriale della nostra malmessa compagnia di bandiera.
E’ utile sottolineare le implicazione di questa possibile via d’uscita alla soluzione di medio periodo dei problemi dell’Alitalia e dei suoi maggiori scali. Aeroflot – ricordiamolo – era entrata in gara nella prima fase del tentativo di vendere il 49.9% delle azioni AZ ancora nelle mani dello Stato, tramite il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si era ai tempi del “beauty contest”, della procedura di vendita per spogli successivi al fine di rivelare, gradualmente, le “preferenze” di Alitalia man mano che si aveva contezza di quanto i possibili contendenti sarebbe stati pronti ad offrire (e cosa avrebbero chiesto in cambio in termini di rotte, spots, scali, personali).

Su L’Occidentale del 22 giugno e del 10 ottobre 2007 ho trattato della proposta Aeroflot mostrando come l’offerta avesse una certa logica industriale. I dettagli tecnici erano ovviamente segreti ma ne avevo avuto una certa contezza da Tyron Brülé, il direttore di “The Monocle” il mensile internazionale del lusso, nonché da ex-colleghi russi del quarto di secolo passato al servizio di organizzazioni internazionali – è nota la prassi, ai tempi dell’Urss, di inviare in certi posti all’estero personale molto qualificato e che potesse essere anche utile alla Causa (con la “C” maiuscola). In breve, dopo una severa ristrutturazione, l’Aeroflot era stanca di essere considerata come la linea area in cui i passeggeri viaggiano con panini preparati in casa, thermos pieni di tè e galline al seguito. L’Alitalia sarebbe diventata il ramo di lusso di una multinazionale policentrica : solo prima e business class, cucina di grandi cuochi italiani (allora si parlava di Vissani, oggi di Michele), arredi super-comodi, uniformi designata dalle case di alta moda, tutti-gadget-che-l’ospite/passeggero-può-desiderare. Grande enfasi sulle rotte intercontinentali (che avrebbe salvaguardato Malpensa). Non sono mai state rese note (neanche “soffiate”) le modalità tecnico-finanziarie dell’operazione, gli esuberi che avrebbe comportato, e simili. In effetti, il progetto (ove mai si fosse arrivati ad una tale definizione) è arenato con la fine del “beauty context”. E’ riapparso brevemente in autunno. Per sparire un’altra volta in ottobre.

Perché rientra in scena adesso? In effetti, il sentiero è molto stretto. Su L’Occidentale dell’11 aprile scorso ha spiegato che l’Alitalia ha cassa per volare ancora per tre mesi. Mi hanno tirato le orecchie, prima, il Presidente dell’Enac, Vito Raggio, e, poi, il Direttore Generale dell’Iata, Giovanni Bisognani: la mia era una pura stima finanziaria del cash flow, ma le regole internazionali richiedono liquidità per un anno per essere autorizzati ad operare. Se tra un paio di settimane, non c’è certezza di liquidità per i prossimi 12 mesi, Alitalia potrà avere soltanto una “licenza parziale”, ossia per i biglietti già venduti (da soddisfare compattando i voli) – ossia l’anticamera del commissariamento e della liquidazione.
Quindi, c’è fretta di concludere. I negoziati con AirFrance-Klm lasciano spazio a pochi spiragli. L’auspicato interesse di Lufthansa pare raggelato dai rapporti tra la compagnia tedesca ed il potenziale partner industriale italiano. E’ in questo contesto che si situa il possibile arrivo di un cavaliere bianco dalla Russia con amore.
Tra breve sarà chiaro se siamo nel campo delle congetture o delle pure ipotesi.

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