Nelle ultime settimane, L’Occidentale ha seguito la vicenda Alitalia con doppio binocolo – che lo ha forse posto in posizione di vantaggio rispetto ad altre analisi e commenti: a) l’utilizzo della “teoria dei giochi” per interpretare le mosse dei vari soggetti in campo; b) la lettura della tattica impiegata da Jean-Cyril Spinetta anche a ragione della conoscenza personale e professionale acquisitane negli anni in cui l’attuale “patron” di AirFrance-Klm, nella veste di dirigente generale per lo sviluppo al Ministero dell’Istruzione Nazionale, rappresentava la Francia all’Unesco.
In base di questi due strumenti – teoria dei giochi e conoscenza delle prassi negoziali di Spinetta – oggi siamo bastian contrari rispetto a gran parte della stampa di questa mattina 8 aprile. Dai commenti sui maggiori quotidiani traspare che nelle ultime ore “il gioco” per l’Alitalia si è complicato. Invece, si è semplificato.
In primo luogo, è sparito uno dei giocatori che con le sue divergenze interne e dichiarazioni pubbliche contrastanti rendeva il “gioco” confuso, disorientante ed opaco: il Governo Prodi- ormai non è più neanche l’”ombra di Banco” ma un ectoplasma. Ha convocato i sindacati, ma non sa cosa dire loro (poiché ha già ricevuto l’estrema unzione).
In secondo luogo, il gioco continua su due tavoli. Soltanto, però, tra due contendenti (AirFranceKlm e sindacati). Su un tavolo è in ballo – ricordiamolo – la popolarità con i propri dante causa (il CdA AirFrance-Klm per Spinetta; la “base” per i sindacati); sull’altro la capacità di incidere sui contenuti della soluzione. Per ambedue i contendenti, la soluzione ambita è, in termini matematici, un maximin: massimizzare l’incidenza (sul risultato) minimizzando la perdita di popolarità (con chi li ha delegati).
Sul tavolo dove si gioca con i dante causa, Spinetta esce fortemente rafforzato dato il pieno supporto ottenuto dal CdA AirFrance-Kml, che sarebbe stato ancora più netto nella tattica del “prendere o lasciare”. Il còrso lo sapeva: ha seguito ancora una volta una tattica analoga a quella da cui, nella veste di Capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro, è uscito vincitore ai tempi dei grandi scioperi nei servizi pubblici essenziali (trasporti, innanzitutto). Sul tavolo della popolarità, invece, il sindacato esce con le ossa rotte: le 9 sigle hanno pensato che si potesse portare l’orologio indietro – all’Italia degli Anni Settanta – e non si sono resi conto che a) i tempi sono cambiati; b) il negoziatore è di una pasta differente della parte datoriale del tempo “d’antan”. Le sigle sono travagliate da scissioni interne, proteste contro i loro leader, scioperi della fame e via discorrendo. Ne consegue una marcata “asimmetria posizionale”: nel “gioco”, la mossa di Spinetta ha dato a lui ed alla sua parte più forza ed ha indebolito i sindacati- I quali non hanno neanche un Governo “amico” su cui contare – poiché che l’Esecutivo Prodi è già nella bara.
Questa “asimmetria posizionale” si aggiunge ad un’”asimmetria informativa” (differenza d’informazioni non sulle regole del gioco ma sulle condizioni del nodo del contendere). Tale “asimmetria” potrebbe essere sciolta stasera 8 aprile dal CdA Alitalia (sempre che la compagnia non preferisca la tattica “notte e nebbia” in omaggio al film di Alain Resnais). Spinetta ha, o crede di avere, l’informazione chiave: quanto può resistere Alitalia grazie al piano di sopravvivenza, prima che si spengano i motori, non si paghino gli stipendi e si cerchino acquirenti per i pezzi di quella che un tempo era “la compagnia di bandiera” dello Stellone. I sindacati non la hanno: altrimenti non si spiegherebbero affermazioni così contrastanti tra i loro leader. L’informazione è essenziale per sapere quanti giorni o quante settimane o quanti mesi sono a disposizione per tentare di vendere ad altri. Nel contempo, hanno anche semplificato il quadro le dichiarazioni della Singapore Airlines che ha smentito un eventuale interesse ad entrare nella partita e una chiacchierata al bar del FrankfurterHoff la sera del 7 aprile. Secondo tale conversazione con “persone informate dei fatti”, il “no comment” ufficiale da parte della Lufthansa implicherebbe interesse (dell’aviolinea) di fare parte di un’eventuale cordata soltanto se qualche italiano ingombrante si fa da parte. Quindi, i “cavalieri bianchi” asiatici e teutonici (di cui tanto si è ciacolato) si sono, per il momento, dissolti.
Il gioco è ormai a due: AirFranceKlm-sindacati. Con una forte “asimmetria” posizionale ed informativa a favore del primo dei due giocatori. Ambedue, però, navigano in un buon grado d’incertezza (di cui elemento fondante sono le imminenti elezioni).
Per anticipare le prossime mosse e comprendere le poste in gioco occorre fare ricorso alla “teoria delle opzioni reali”. Esaminiamo scenari alternativi estremi: cosa vuol dire “perdere” per AirFranceKlm e, di converso, per i sindacati. Per AirFranceKlm la perdita massima è il lucrativo mercato italiano e l’opzione (non la certezza) di diventare la maggiore compagnia aerea mondiale. Tale perdita massima, però, si verifica soltanto nel caso che Alitalia abbia sufficiente cassa per resistere sino a quando non arriva un “cavaliere bianco”. In caso contrario, Alitalia verrà commissariata e ne verranno posti in vendita rami d’azienda: AirFranceKlm potrà allora competere con altri (se si presentano) per acquistare, a prezzi di saldo, i pezzi che più le interessano.
Anche per i sindacati la perdita massima consiste nel commissariamento e liquidazione dell’azienda: secondo i miei calcoli vuol dire tra i 7000 ed i 10000 esuberi immediati. Sarebbero ovviamente molto meno se il “cavaliere bianco” arrivasse in tempo con un proprio piano industriale e finanziario. Proporrebbe meno esuberi e riduzioni d’attività di quanto previsto nel documento AirFranKml? A questa domanda, per il momento, possono rispondere forse gli astrologi. Non certo gli economisti.
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