martedì 29 aprile 2008

LA LEGGENDA DELLA CITTA INVISIBILE DI KITEZ, Operaclick 28 aprile

Cagliari/Teatro Lirico
LA LEGGENDA DELLA CITTÀ INVISIBILE DI KITEŽ E DELLA FANCIULLA FEVRONIJAopera in quattro attilibretto Vladimir Bel’skijmusica Nikolaj Rimskij-Korsakov

Come ogni anno, l’inaugurazione della stagione del Teatro Lirico di Cagliari è un evento che richiama la stampa internazionale in Sardegna poiché viene messa in scena un’opera rara, spesso in prima assoluta per l’Italia. L’inaugurazione della stagione 2008 è il 24 aprile (in coincidenza con la Festa di Sant’Efisio, santo molto venerato nella città ed il relativo festival che si estende sino al 22 maggio con molta cameristica e concerti, tra l’altro, della Filarmonica della Scala e della Dresden Staatskappelle) con “La leggenda della città invisibile di Kitež e della fanciulla Fevronija”, opera in quattro atti su libretto di Vladimir Bel’skij e musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov, realizzata in coproduzione con il Teatro Bolshoi di Mosca per la regia del lituano Eimuntas Nekrosius.

Rimskij-Korsakov è conosciuto in Italia principalmente per le sue opere a carattere storico (quali “La sposa dello Zar” e “Ivan il Terribile”) o fantastico (quali “La fanciulla di neve” e “Sadko”) , per il suo gusto pittorico nel mettere in musica la natura, per la ricchezza e delicatezza della sua orchestrazione (e per l’amore con cui orchestrò i lavori lasciati prematuramente incompleti dalla morte del suo fraterno amico Mussorsgkij. “La leggenda della città invisibile di Kitež e della fanciulla Fevronija” (di cui si può trovare in commercio una rara registrazione integrale effettuata per un’esecuzione alla radio russa nel 1956, mentre due incisioni più recenti, rispettivamente del Mariinskij , 1994, e del Festival di Bregenz, del 1995, sono di difficile reperimento) non si distingue dal resto della sua produzione per la durata (circa tre ore e mezzo di musica), la trasparenza orchestrale, il sinfonismo da grande organico wagneriano e la complessità vocale (richiede 18 solisti) ma anche perché è un’opera d’ispirazione mistico-religiosa. Un musicologo sovietico, Petrovski, la ha chiamata “opera liturgica”. Il programma allegato all’esecuzione del 1956 si chiedeva “E’ un Parsifal russo?”. Nel suo saggio del 1977 sull’opera slava, uno specialista come Carlo Marinelli ha sottolineato come, accanto all’afflato religioso, il minuzioso e pluriennale lavoro compiuto dal librettista e dal compositore per giungere ad un “testo” che riproducesse i “detti” popolari, ossia leggende molto radicate nella tradizione. Nella saggistica più recente, Franco Pulcini e Gianluigi Mattieti hanno de-enfatizzato il wagnerismo del lavoro, sottolineando, correttamente, come nonostante la forte struttura tematica (specialmente nel terzo e nel quarto atto), non ci sono cenni di cromatismo; la scrittura, specialmente quella orchestrale, è marcatamente diatonica mentre in quella vocale non mancano “numeri chiusi” pur se in gran parte articolata in declamato che scivola in ariosi (altro elemento tratto da Wagner).
L’opera è stata composta nel 1903-1905. In quegli anni, Rimskij-Korsakov (pur restando rigorosamente in ambito musicale) stava assumendo posizioni sempre più critiche nei confronti del regime zarista, come avrebbe documentato il suo ultimo lavoro “Il gallo d’oro”, mordente satira laica dell’autoritarismo. Si avvicinava sempre più alla religione, dopo avere avuto, per gran parte della vita, una posizione essenzialmente panteista. Nel periodo del leninismo e dello stalinismo, la Commissione per l’Ateismo discusse a lungo se si potesse autorizzare la rappresentazione del lavoro. Venne in parte modificato (eliminando i cori di ringraziamento a Dio) per poter andare in scena al Bolshoi nel 1926; da allora alla morte di Stalin in Russia la stessa versione modificata venne ripresa soltanto otto volte, mentre arrivò (quesi integrale) a Parigi, in Spagna, in Belgio ed alla Scala (nel 1933 e nel corso di una tournée di una compagnia dell’Est alla metà degli Anni 50). In Italia è riapparsa (molto tagliata) al Maggio Musicale Fiorentino del 1990, con la regia di Pier Luigi Pizzi. Ora è di frequente sulle scene russe ed anche tedesche.

La vicenda, tratta da ballate del decimo secolo, è molto complessa ; ruota attorno ai tentativi dei tartari di conquistare e di occupare uno dei principati in cui allora si divideva quella che sarebbe diventata la Russia. Un tentativo evitato proprio grazie al miracolo che rende invisibile la capitale. Un miracolo reso possibile dalla Fede della protagonista e dall’amore per la libertà dei russi (e per un sistema di governo comunitario e non autoritario, quindi marcatamente differente da quello caratteristico dell’invasore tartaro, altro elemento di polemica contro lo zarismo che tuttavia non piacque al regime leninista e stalinista dei decenni successivi alla Rivoluzione d’Ottobre).

Sotto il profilo della scrittura musicale e orchestrale vale il giudizio di Marinelli: il tessuto connettivo è un’orchestra luminosa e lucente con il canto che si dipana con continuità di linea e caratterizzando fortemente i personaggi (ieratico per l’azione principe, appassionato per suo figlio, fervido per la fanciulla Fevronija, agitato per l’ubriacone che vende il percorso verso la città ai tartari). Rossella Bertolazzi in uno scritto degli Anni 90 ha messo in rilievo come in questa opera più che in altre si fondono mirabilmente le musiche sia ritmiche sia melodiche che riprendono il canto popolare russo. Elvio Giudici ne loda il singolare fascino di una scrittura musicale molto complessa anche se basata sull’intreccio di un numero limitato di motivi integrati da tre micro-poemi sinfonici (il preludio, la battaglia, l’entrata dei due giovani innamorati nella città diventata miracolosamente invisibile) e da colossali scene mistiche nel finale.

E’ una delle ragioni della rarità della messa in scena sono, oltre alla durata, le difficoltà di effettuare trasformazioni a sipario aperto e la drammaturgia (caratterizzata da grandi quadri ma da un’azione scenica limitata). A Cagliari ci si è affidati Eimuntas Nekrosius ed alla sua squadra per risolvere questi due nodi. Lo hanno brillantemente: “La città invisibile” è, a mio avviso, la regia lirica più innovativa del regista lituano. La vicenda si svolge in un Medio-Evo visionario dove un numero limitato di elementi scenici riescono, con pochi tratti, a ricreare la foresta, la città piccola, la città grande, il lago, il campo tartaro, le steppe ed anche il Paradiso. Inoltre a differenza dell’approccio ieratico (e statico) della regia di Pizzi al Maggio Musicale del 1990, ogni azione per movimento scenico viene colta; ne risulta un ritmo incalzante (nei limiti che ciò è possibile in un’opera fiabesco-religiosa) , nonché una vera e propria messe di invenzioni. Il lavoro è co-prodotto dal Bolshoi d Mosca dove entra in repertorio il 10 ottobre ma è stato anche concepito per essere agevolmente portato in tournée. Quindi, la scenografia è scarna; ispirata alla pittura nordica (piuttosto che all’iconografia russa), con un omaggio a Piero della Francesca (i cappelli dei notabili), in modo che possa essere trasportata da un palcoscenico ad un altro.

Nelle registrazioni disponibili ci sono due modi di concertare l’opera: trattarla come un mosaico (come fa Valeri Geergev in quella del 1994) oppure come una serie di tableaux (come fa Vassilli Nebolsin nel 1956)- tralascio quella di Vladimir Feosseyev del 1995 a ragione della non buona qualità complessiva. Alexander Vedernikov , direttore musicale del Bolshoi, opta per i “tableaux”. E’ un’interpretazione del tutto legittima (ed in sintonia con lo stile russo) anche si perde un po’ della unitarietà del lavoro. Inoltre, lo presenta quasi integrale, con qualche taglio nel secondo quadro del terzo atto e nel quarto atto. A Bolshoi le prime cinque repliche saranno quasi integrali, come a Cagliari, ma verranno effettuati tagli più consistenti per la edizione di repertorio e di tournée. L’orchestra ed il coro (guidato da Fulvio Fogliazza ) hanno risposto egregiamente.

Tre le voci spicca la protagonista Tatiana Mogarova , un soprano lirico purissimo dalla linea melodica trasparente, a cui è affidato un ruolo terrificante: quasi sempre in scena, lunghe arie aperte o chiuse da declamati ed intercalati da duetti e concertati. Ha anche grandi capacità scenica ed è avvenente come richieste la parte. Tra i due tenori Mikhail Gusby, nelle vesti del ubriacone traditore, vince hai punti, Vitaly Panfilov, il principe buono. Il primo è tenore spinto il cui squillo ricorda quello che aveva Galouzine tre lustri fa; un vero prodigio vocale per tessitura, ampiezza di registro, volume ed agilità. Il secondo è un bari-tenore con difficoltà nei do e nei si e, la sera della prima rappresentazione, un volume contenuto (rispetto all’impetuosità dell’orchestra e dei cori). Tra gli altri, troppo numerosi per ricordarli tutti, spicca il giovane Mikhail Kazarov nei panni del principe anziano: un basso profondo in grado di scendere verso tonalità abissali e di farlo con agilità.

Doveroso notare che la sera dell’inaugurazione il pubblico cagliaritano ha applaudito con relativa freddezza, probabilmente a ragione della durata della serata (quattro ore in teatro) ed alla relativa novità del linguaggio musicale..

Cagliari , 24 aprile 2008

Giuseppe Pennisi


LA LOCANDINA LA LEGGENDA DELLA CITTÀ INVISIBILE DI KITEŽ E DELLA FANCIULLA FEVRONIJAopera in quattro attilibretto Vladimir Bel’skijmusica Nikolaj Rimskij-Korsakovin lingua originale con sopratitoli in italianopersonaggi e interpretiPrincipe Jurij Vsevolodovič Michail Kazakov/Principe Vsevolodov Vitaly Panfilov/Fevronija Tatiana MonogarovaGriška Kuter’ma Mikhail Gubskij/Feodor Pojarok Albert Schagidullin/Un giovinetto Marika GulordavaBardo Riccardo FerrariDomatore di orsi Stefano ConsoliniBediaj Valerij GilmanovBurundaj Alexander NaumenkoSirin Rosanna SavoiaAlkonost Elena ManistinaPrimo Ricco Borghese Gianluca FlorisSecondo Ricco Borghese Marek KalbusUn mendicante Alessandro Senesmaestro concertatore e direttore Alexander VedernikovOrchestra e Coro del Teatro Liricomaestro del coro Fulvio Fogliazzaregia Eimuntas Nekrosiusscene Marius Nekrosiuscostumi Nadežda Gultiajevaluci Audrius Jankauskasnuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari in coproduzione con il Teatro Bolshoi di Mosca

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