Otello sbarca a
Palermo
Molto attesa per la prima del nuovo allestimento di
Otello in programma venerdì 21 febbraio. In primo luogo, in linea con le
direttive di effettuare economie senza sacrificare la qualità, è una
coproduzione con il San Carlo di Napoli dove approderà in aprile. In secondo
luogo, la produzione verrà presentata in diretta hd in circa 200 sale
cinematografiche in Italia e forse anche in un certo numero di Paesi stranieri.
In terzo luogo, è già annunciato un dvd da parte di una delle maggiori case
discografiche internazionali. Quindi, siamo alle prese non con un ordinario
allestimento dell’opera verdiana ma con una produzione che intende lasciare il
segno; sarà seguita anche dalla critica straniera di teatro in musica.
La messa in scena di Otello presenta grandi difficoltà
a ragione della ardua scrittura sia orchestrale sia vocale. Verdi aveva 75 anni
quando l’opera, dopo un lungo periodo di gestazione, ebbe la trionfale prima
mondiale alla Scala. E’ al tempo stesso il culmine ed il superamento del
melodramma: l’opera è ancora legata ad alcuni aspetti del genere alla base del
successo e della fama di Verdi, ma, metabolizzata la rivoluzione apportata da Richard
Wagner, protesa verso quella che sarebbe stata la musica del novecento.
Prevede l’unico “tenore eroico” della tradizione italiana (il ruolo di Otello
scritto pensando alla straordinarie capacità vocali di Francesco Tamagno
trova raramente cantanti all’altezza). Sono essenziali un doppio coro di alto
livello ed una concertazione che sappia cogliere sia il legame con il
melodramma ottocentesco sia la carica innovatrice. Per questo motivo, è
importante che due teatri di grande tradizione, abbiano messo insieme le loro
forze per darne una rappresentazione adeguata e tale da attirare anche altri
enti a noleggiarne la produzione. L’impianto scenico di cui mostriamo in
anteprima i bozzetti è una struttura unica dove dominano le rovine (non solo di
Cipro ma soprattutto dei sentimenti e dei rapporti umani) il blu del mare ed il
rosso del sangue . E’ una struttura scarno ed efficace, ma soprattutto
adattabile a palcoscenici di differenti dimensioni e che non dispongano delle
strutture tecnologiche più aggiornate.
Per la drammaturgia e regia ritorna un grande nome Henning
Brockuas per tanti anni isolatosi nel suo ritiro di Passo di Treia nel
maceratese interrompendolo per poche nuove produzioni a Jesi e per le riprese
dei grandi lavori fatti con Josef Svoboda negli Anni Novanta che, nati
in Italia, si sono visti in tutto il mondo. Le scene sono di Nicola
Ruberteli, i costumi di Patrizia Toffolutti, le luci di Alessanndro
Carletti. Nel podio ci sarà Renato Palumbo che ha già primeggiato più
volte nell’opera verdiana. Il ruolo del protagonista è affidato, a sere
alterne, a Gustavo Porta un giovane tenore argentino dal timbro chiaro,
dal volume generoso e particolarmente abile nel registro di centro; ha
debuttato nella parte a Tel Aviv con successo e a Marius Vlad, il cui
Otello ho recensito su questa testata dopo averlo ascoltato al Festival Enescua
Bucarest. Jago è Giulio Meoni (ebbe la stessa parte con Muti
in buca) in alternanza con Elia Fabbiani. Desdemona, una giovane e bella
americana che ha recentemente trionfato a Roma in Norma, alla Scala in I due
Foscari ed ha cantato di recente la parte al Petruzzelli di Bari.
Nessun commento:
Posta un commento