sabato 15 febbraio 2014

Il «trappolone» della Corte tedesca per Mario Draghi in Avvenire 16 febbraio

Il caso

Il «trappolone» della Corte tedesca per Mario Draghi


GIUSEPPE PENNISI
A
Francoforte, sede della Banca centrale europea, lo

champagne
è probabilmente andato di traverso a quei pochi che avevano brindato alla lettura dei co­municati secondo cui la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha rinviato alla Corte di giustizia europea il giu­dizio sulla congruità delle Misure monetarie non conven­zionali («Outright monetary measures») con il Trattato di Maastricht. Un’attenta lettura dei dispositivi della senten­za e del verbale della camera di consiglio, pubblicati il 10 febbraio, mostrano che si tratta non di una trappola, ma di un 'trappolone'.

Si aveva il sentore che non tutto fosse così roseo come mo­strato da gran parte della stampa italiana, poiché gli Otms annunciati da circa un anno e mezzo – ma mai deliberati dal Consiglio Bce – sarebbero rimasti un’arma scarica per ancora un anno. Il dispositivo della sentenza dimostra, in­vece, che Draghi è alle prese con un trappola per topi. I ver­bali rivelano anzitutto che due degli otto componenti del­la Corte si sono duramente opposti agli «aiuti» e alla stes­sa sentenza di rinvio alla Corte europea: «Stiamo ecce­dendo dalla nostre competenze», ha detto uno dei giudi­ci. Sostenendo in punta di diritto che la Carta della Re­pubblica federale vieta strumenti come gli Omts. La Ger­mania dovrebbe pertanto cam­biare la propria Costituzione prima di permettere l’attua­zione dello strumento. Il com­promesso è stato raggiunto con una motivazione non giuridica: l’annuncio degli aiuti «ha cal­mierato i mercati ed evitato u­na crisi europea».

Tuttavia, la Corte tedesca ha dato un compito limitato a quella Ue – la conformità degli Omtss con i Trattati – e si è riservata la possibilità di torna­re sulla materia della 'costituzionalità tedesca' dello stru­mento. Ossia: ove la Cge si schierasse a favore del presidente della Bce, i giudici tedeschi potrebbero pur sempre dire che gli «aiuti», pur conformi ai trattati europei, non sono in linea con la Costituzione teutonica. Viene offerto tutta­via, tra le pieghe della sentenza, un compromesso artico­lato su tre punti. Il primo: in caso di ristrutturazione del de­bito di uno Stato (o di un istituto bancaria) la Bce non de­ve essere sullo stesso piano dei creditori privati (come non lo sono il Fondo monetario e la Banca mondiale) e dunque non deve accettare perdite eventualmente dovute a Omts. In ogni caso – secondo punto – la Bce «non deve interferi­re con il processo di formazione dei prezzi sul mercato fi­nanziario », ossia definire obiettivi quantitativi per obbli­gazioni pubbliche o spread. Da ultimo, l’impiego degli stru­menti deve essere «limitato», e cioè titoli al massimo trien­nali , non proprio ciò di cui avrebbero bisogno i Paesi più indebitati. La pistola potrà al più sparare a salve.

Così il rinvio dei giudici di Karlsruhe spunta le armi alla Bce

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