Ghetto, uno spettacolo che vale
Il Ghetto è un contenitore di emozioni e una tra le più forti che lo animano è la nostalgia che si esprime con un legame che resta nella memoria e nel cuore con un attaccamento viscerale alle proprie radici. La nostalgia è uno dei nodi cruciali delle migrazioni che si intreccia con il desiderio di adattamento alla nuova condizione e alla difficoltà di integrazione, alla perdita delle radici, e al timore di assimilarsi perdendo il proprio patrimonio culturale, sociale e religioso.
Rinasce il ricordo di ciò che è accaduto in un azione che inizia il giorno del matrimonio di David e Sara, vivono a ritroso le memorie di quel giorno felice, circondati dall’affetto dei propri cari e dalla solidarietà della gente della comunità. Una storia d’amore nata nel Ghetto che attraversa momenti di grande gioia e dolore.
La storia di una comunità solidale abituata a convivere con rispetto e tolleranza insieme alle altre comunità religiose.
La Tikvah (personaggio che sembra una citazione di Chagall) accompagna evocando e raccontando la vita e la storia ebraica. Sarà lei a incontrare personaggi poetici e complessi come David e Sarah, gli amici, la gente del Ghetto, la famiglia, il Rabbino e gli altri precettori.
Una lettura del Ghetto interpretata dai danzatori, come espressione dell’energia fisica e mentale. Il tessuto musicale del progetto è basato sulla musica Klezmer, patrimonio di musicisti che per scelta e costruzione sono in continuo movimento quasi a simboleggiare il sogno di libertà che accomuna le genti. La musica Klezmer nasce all’interno delle comunità khassidiche e il frutto del lavoro coreutico ad essa legato nasce dall’inevitabile bisogno di esprimere una identità soffocata in un grido liberatorio che esorcizza il male e ci porta alla positiva volontà di esistere. In un momento in cui tutti dovremmo essere impegnati ad abbattere le barriere sorte dalla paura, dall’egoismo e dalla diffidenza, è nata l’idea di affrontare un argomento come quello della segregazione culturale, sociale e religiosa.
Ghetto non è uno spettacolo narrativo, basato su una drammaturgia che ci riporta semplicemente alla storia dei ghetti, bensì si intende evocare l’atmosfera culturale, psicologica ed umana delle genti zingare, ebree, nere e definite in qualche modo diverse.
“Ghetto“ è stato realizzato al Teatro dell’Opera di Sofia, in seguito al Premio per le Performing Arts attribuito a Mario Piazza dall’European Association for Jewish Culture con sede a Londra.
Al Nazionale la Tikvah, figura con chiare citazioni al pittore Marc Chagall, è interpretata dall’étoile Gaia Straccamore, in alternanza con la prima ballerina Alessandra Amato. E’ lei ad evocare personaggi poetici e complessi come i giovani Sarah (Sara Loro in alternanza con Alessia Gay ) e David (Claudio Cocino in alternanza Alessio Rezza, che simboleggiano il futuro. Guida spirituale che anima il ghetto è invece il Rabbino capo, interpretato da Manuel Paruccini che si alterna nel ruolo con Antonello Mastrangelo e Giuseppe Schiavone
Oltre a Gelem, Gelem, sono previste ampie citazioni tratte da Underground del compositore bosniaco Goran Bregovi . Anna Biagiotti firma costumi.
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