lunedì 24 febbraio 2014

L’«Otello» torna a Palermo in Avvenire del 25 febbraio



L’«Otello» torna a Palermo


GIUSEPPE PENNISI

PALERMO
P
er varie ragioni, il ritorno di

Otello
di Giuseppe Verdi al Teatro Massimo dopo quin­dici anni è importante a li­vello nazionale: è una co-produzio­ne con il San Carlo di Napoli per di­videre le spese tra le due fondazioni e per mostrare ciò che i due mag­giori teatri del Mezzogiorno riesco­no a produrre insieme; ed è un im­portante biglietto da visita, perché il 20 aprile sarà presentato in circa duecento sale cinematografiche ita­liane (e forse non solo). Un modo di «mostrare cantando cosa è il made in Italy », in una fase in cui il rilancio del Mezzogiorno è in gran misura af­fidato alla ricchezza culturale.

L’opera mancava da Palermo per la difficoltà di trovare due tenori all’al­tezza dei ruoli. La parte del protago­nista è stata scritta per un tenore drammatico, con voce brunita, ma in grado di ascendere a registri altis­simi per discendere, poi, a vocalità quasi baritonali. Cassio è un tenore lirico leggero in grado di tenere a lun­go il registro di centro. Per questi due impervi ruoli ci sono pochi tenori che richiedono cachet molto eleva­ti. Sono poi essenziali un doppio co­ro di alto livello e una concertazio­ne che sappia cogliere sia il legame con il melodramma ottocentesco sia la carica innovatrice.

Per la drammaturgia e la regia ritor­na un grande nome: Henning Brockuas. Le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Patrizia Toffo­lutti, le luci di Alessandro Carletti. È una struttura scarna ed efficace, a­datta a palcoscenici di varie dimen­sioni: in una scena essenzialmente unica, la vicenda viene portata in u­na Cipro devastata e corrotta.

Sul podio Renato Palumbo ha colto con perizia l’equilibrio tra tradizio­ne e innovazione. Di grande livello la Desdemona di Julianna Di Giacomo (una delle voci nuove più apprezza­te) e lo Jago di Giovanni Meoni (un veterano del ruolo). La sera della pri­ma il protagonista, il tenore argen­tino Gustavo Porta, ha avuto serie difficoltà nel primo atto (ingolando­si nell’Esultate e mancando le mez­ze voci nel duetto): si è gradualmente ripreso nel resto dell’opera. Modesto il Cassio di Giuseppe Varano. A fian­co di un’orchestra di alto livello, i co­ri guidati da Piero Monti hanno can­tato da vero protagonista.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


La tragedia di Verdi in scena al Teatro Massimo dopo quindici anni Il 20 aprile sarà proiettata in duecento cinema

Nessun commento: