L’«Otello»
torna a Palermo
GIUSEPPE PENNISI
PALERMO
Per varie ragioni, il ritorno di
Otello di Giuseppe Verdi al Teatro Massimo dopo quindici anni è importante a livello nazionale: è una co-produzione con il San Carlo di Napoli per dividere le spese tra le due fondazioni e per mostrare ciò che i due maggiori teatri del Mezzogiorno riescono a produrre insieme; ed è un importante biglietto da visita, perché il 20 aprile sarà presentato in circa duecento sale cinematografiche italiane (e forse non solo). Un modo di «mostrare cantando cosa è il made in Italy », in una fase in cui il rilancio del Mezzogiorno è in gran misura affidato alla ricchezza culturale.
L’opera mancava da Palermo per la difficoltà di trovare due tenori all’altezza dei ruoli. La parte del protagonista è stata scritta per un tenore drammatico, con voce brunita, ma in grado di ascendere a registri altissimi per discendere, poi, a vocalità quasi baritonali. Cassio è un tenore lirico leggero in grado di tenere a lungo il registro di centro. Per questi due impervi ruoli ci sono pochi tenori che richiedono cachet molto elevati. Sono poi essenziali un doppio coro di alto livello e una concertazione che sappia cogliere sia il legame con il melodramma ottocentesco sia la carica innovatrice.
Per la drammaturgia e la regia ritorna un grande nome: Henning Brockuas. Le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Patrizia Toffolutti, le luci di Alessandro Carletti. È una struttura scarna ed efficace, adatta a palcoscenici di varie dimensioni: in una scena essenzialmente unica, la vicenda viene portata in una Cipro devastata e corrotta.
Sul podio Renato Palumbo ha colto con perizia l’equilibrio tra tradizione e innovazione. Di grande livello la Desdemona di Julianna Di Giacomo (una delle voci nuove più apprezzate) e lo Jago di Giovanni Meoni (un veterano del ruolo). La sera della prima il protagonista, il tenore argentino Gustavo Porta, ha avuto serie difficoltà nel primo atto (ingolandosi nell’Esultate e mancando le mezze voci nel duetto): si è gradualmente ripreso nel resto dell’opera. Modesto il Cassio di Giuseppe Varano. A fianco di un’orchestra di alto livello, i cori guidati da Piero Monti hanno cantato da vero protagonista.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La tragedia di Verdi in scena al Teatro Massimo dopo quindici anni Il 20 aprile sarà proiettata in duecento cinema
Nessun commento:
Posta un commento