Butterfly contro Butterfly
19 - 02 -
2014Giuseppe Pennisi
In queste
settimane, sono in scena varie edizioni di “Madama Butterfly”, una “tragedia
giapponese” – così la chiamò l’autore – di Giacomo Puccini su libretto di Luigi
Illica e Giuseppe Giacosa. Due allestimenti meritano particolare attenzione: la
produzione in scena al Regio di Torino (nata nel 2010 ma regge bene gli anni) e
quella al Carlo Felice di Genova. Nella prima la regia è affidata a
Damiano Michieletto; nella seconda a Daniela Dessì (che è anche protagonista
del lavoro).
Lo
spettacolo di Torino si è pure visto nel circuito micro cinema e su RAI5 in
televisione. Michieletto porta l’azione è ai giorni d’oggi (o quasi) in uno
squallido basso sottoproletario di Tokyo dove Butterfly (Amarilli Nizza) è poco
più di una prostituta redenta dall’amore per Pinkerton (Massimiliano Pisapia) e
non segue i consigli del console (Alberto Mastromarino). Concerta con perizia
Pinchas Steinberg. A Genova, la regia di Daniela Dessì utilizza le belle e
spoglie scene di Beni Montresor; Pinkerton è Fabio Armiliato, il console
Stefano Antonucci. Concerta Valerio Galli.
Sono due
edizioni di Butterfly molto differenti nella drammaturgia e – pochi lo sanno-
nella partitura. A Torino si utilizza quella di riferimento – ossia la
versione del 1906 approntata da Puccini per l’Opéra Comique di Parigi ed
entrata in repertorio, con una serie di piccole aggiunte e ritocchi fatti
successivamente dal compositore. A Genova è invece in scena una vera e propria
rarità: l’edizione che trionfò al Teatro Grande di Brescia nell’autunno 1904
dopo il vero e proprio tonfo a La Scala alcuni mesi prima. Puccini ritoccò poco
tra la versione de La Scala e quella di Brescia (l’esito a La Scala è in gran
misura attribuibile all’esecuzione). Mantenne l’opera in due atti, ritocco
leggermente l’orchestrazione ed aggiunse l’aria “Addio fiorito asil” per il
tenore.
L’edizione
1904 (anche nella versione che debuttò a Brescia e che ora in scena a Genova) è
molto più cruda e crudele di quella di riferimento. Il libretto di Luigi
Illica e Giuseppe Giacosa ispirata dall’omonimo testo in un atto unico di David
Belasco, che Puccini ebbe modo di vedere a Londra nel 1900: profondamente
colpito dalla tragedia umana della protagonista, Cio-cio-san suicida per amore,
e affascinato dall’ambientazione esotica di carattere giapponese, diede voce ad
una delle eroine più famose della lirica. Puccini avrebbe voluto mandere
l’’atto unico’, allora di moda ma la gestione de La Scala preferivano due atti
per la difficoltà di trovare una seconda opera in un atto con cui mettere in
scena Madama Butterfly.
La versione
milanese del 1904 mostra un Pinkerton gaglioffo e razzista; in quella di
Brescia mostra contrizione in “Addio fiorito asil”. Tanto nella versione
milanese quanto in quella bresciana, Cio-cio-san è una bambina, consapevole
però del suo ruolo; in passaggio del primo atto dice che Pinkerton ha pagato
per lei ben cento yen (una grande cifra) e, quindi deve fare di tutto per
fargli piacere. La versione milanese del 1904 è stata messa in scena negli anni
settanta dalla Boston Opera e ripresa in tempi recenti, ma solo una volta, a
Venezia. Quella bresciana, sempre del 1904, si è vista a Verona negli anni
ottanta. Occorre dire che nelle belle scene di Montresor, Daniela Dessì coglie
meglio di Michieletto la tragedia dell’innocenza rubata che tanto colpì Puccini
e venne annacquata nelle edizioni successive.
Daniela
Dessì, una delle voci oggi più famose e amate dal grande pubblico, è approdata
al difficile ruolo del verismo visionario di Puccini partendo dal belcanto e da
Pegolesi. Offre, con Armiliato, una vera lezione di eleganza e di capacità di
saper gestire la propria voce.
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