UE-RUSSIA. UNITI DALL’ATLANTICO AGLI URALI?
Giuseppe Pennisi
Sulle rive del placido Don, a Rostov, iniziando le tre giornate in un ristorante fluviale specializzato in cucina cosacca, si è tenuto dal 31 maggio al 3 giugno il 25simo vertice bilaterale Ue-Russia. Le delegazioni erano guidate dai Presidente del Consiglio e della Commissione ( Van Rompuy e Barroso), per la Ue, e dal Presidente del Consiglio (Medvdev), per la Russia- quindi, ai livelli più alti.. Nutrita la schiera di Commissari europei, Ministri russi e barracuda esperti al seguito. La stampa internazionale ha quasi snobbato l’incontro, mentre ad esso la stampa russa vi ha dedicato, per diversi giorni, le prime pagine. A Mosca escono due testate in inglese –The Moscow Times e The Moscow News – ed una in francese- Le Courier de Russie . Inoltre, non è difficile trovare amici pronti a tradurre la stampa locale in russo.
Per la Russia, la posta in gioco è alta: il supporto dell’Ue nella richiesta di essere accolta nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Anche per l’Ue, si è trattato di incontro che merita attenzione per ragioni sia di breve sia di lungo periodo. Nel breve periodo, l’aspetto principale è l’intenzione ( non ancora una proposta formulata nei suoi contenuti tecnici) di presentare lineamenti comuni dell’”Europa dall’Atlantico agli Urali” al G20 dei Capi di Stato e di Governo in programma il 26 giugno a Toronto. Nel più lungo termine, l’incontro ha permesso di vedere come Van Rompuy riesce a dar corpo al proprio ruolo di Presidente dell’Ue in carica per due anni e mezzo. I due temi, come spesso avviene, s’intrecciano.
Nel breve termine, l’obiettivo sarebbe quello di giungere al G20 di Toronto (di cui quello dei Ministri economici e finanziari, tenuto questo fine settimana a Busan in Corea del Sud, è una tappa intermedia) con linee d’azione comuni dell’”Europa dall’Atlantico agli Urali” in materia di regolazione dei mercati finanziari. Un obiettivo che può sembrare velleitario (e, se preso alla lettera, in gran misura lo è) ma che una certa sostanza, specialmente alla luce delle dichiarazioni del Segretario al Tesoro Usa Geithner (già all’apertura della riunione di Busan) sulla posizione americana in materia (un rafforzamento della patrimonializzazione delle maggiori banche da ottenersi anche tramite un’imposta di scopo sugli utili degli istituti di credito). E’ utile ricordare che, nonostante proprio a Busan (anche sulla scia del crollo delle Borse in Europea sulla scia delle minaccia d’insolvenza da parte dell’Ungheria) il nuovo Cancelliere dello Scacchiere britannico Osborne si è schierato a fianco di Geithner, l’Ue in quanto tale non ha mai mostrato particolare entusiasmo rispetto alla proposta imposta di scopo sulle banche (anzi a Busan quasi tutti gli europei, con l’eccezione di Osborne, la hanno bocciata) e , di converso, gli Stati Uniti non hanno mai accettato i suggerimenti Ue su “nuove regole globali” in materia di vigilanza prudenziale. Al di là di questi aspetti tecnici, tuttavia, è importante sia il significato politico delle idee riassunte nel comunicato Ue-Russia diramato a Rustov-sul-Don sia come si è giunti alla loro formulazione sia, infine, delle differenze emerse a Busan . Chiarissimi tanto The Moscow Times quanto Le Courier de Russie: la proposta di una posizione comune “dall’Atlantico agli Urali” al G20 di Toronto sui temi fondanti dell’economia mondiale è un’iniziativa che la Francia è riuscita a fare accettare a quasi tutti gli altri 26 dell’Ue (ma non , si è appena visto a Busan, al nuovo Governo britannico). La proposta ricorda le idee di De Gaulle in materia di geopolitica e geoeconomia internazionale; l’attuale Presidente francese, Sarkozy, ha indicato , in più di un’occasione, di considerarsi come il successore del Generale. In questo quadro, interessante notare come Van Rompuy e Barroso si siano limitati a fare da portavoce a proposte concepite essenzialmente all’Eliseo sia in materia di regolazione dei mercati finanziari (“su cui Ue Russia parleranno – al G20 di Toronto, n.d.r- con una sola voce”). E’ difficile dire in che misura le posizioni emerse sulle sponde del Don in materia di “voce comune” dell’”Europa dall’Atlantico agli Urali” e solo due giorni dopo l’appoggio britannico, a Busan alle tesi Usa, abbiano influito sul “venerdì nero” delle Borse. Senza dubbio, non hanno contribuito a quella chiarezza di cui hanno disperatamente bisogno i mercati.
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