lunedì 7 giugno 2010

LE OLIMPIADI E LA ROMA CHE SARA’ Il Tempo 8 giugno

LE OLIMPIADI E LA ROMA CHE SARA’
Giuseppe Pennisi
Fatto il primo passo, occorre fare bene i successivi in vista dell’obiettivo 2020 – indurre il Comitato Olimpico a scegliere Roma come sede delle Olimpiadi per quell’anno. Noi romani abbiamo lezioni sia buone sia meno positive di esperienze analoghe. In particolare, le opportunità vennero colte con giudizio quando venne presentata la candidatura della città in vista delle Olimpiadi del 1960: la proposta venne inserita in un grande complesso di modernizzazione di Roma , e dell’Italia, che comprendeva, unitamente agli impianti sportivi ed al villaggio per ospitare atleti e delegazione, un nuovo sistema di trasporto urbano e collegamenti veloci (vi ricordate il “Settebello”?) con il resto d’Italia e del mondo. Fu l’attenzione agli aspetti strutturali di lungo periodo a convincere il Comitato. Meno incoraggianti le lezioni che si possono trarre dal Giubileo 2000, un’opportunità in parte mancata , come mostra la scarsa od incerta utilizzazione di alcuni manufatti (la stazione per il collegamento Ostiense- Aeroporto; il grande parcheggio sotto il Gianicolo), nonché per la dispersione dello sforzo in mille rivoli di manutenzioni straordinarie di Palazzi e luoghi di culto (certamente utili ma prive di impatti di lungo periodo).
Dobbiamo prendere il meglio dalle esperienze positive e scartare il peggio di quelle negative. Ciò comporta aspetti di contenuto e di metodo. Sotto il profilo del contenuto, le Olimpiadi si presentano come un’opportunità irrepetibile da cogliere per la trasformazione di Roma (e del suo hinterland) perché – come sostiene Il Tempo da anni- diventi il centro della tecnologia in Italia. Ciò è possibile unicamente nella capitale perché, in quasi tutto il mondo, la Pubblica amministrazione è la leva essenziale per iniettare alta tecnologia nel Paese. Ciò – come dimostrato di recente da Il Tempo- è anche il modo per dare linfa al tessuto di piccole e medio imprese, spesso familiari, che caratterizza Roma ed il Lazio.
Sotto il profilo del metodo, occorre sottolineare che l’investimento di lungo periodo in capitale sociale (fisso e/o immateriale) ha due tipologie di effetti: a) keynesiani nella fase di cantiere ; b) neoclassici in quella a regime. I primi comportano un aumento di consumi ed occupazione (nonché, tramite il moltiplicatore, d’investimenti nell’arco di un certo numero di anni). I secondi un aumento della produttività dei fattori a ragione della maggior dotazione di capitale. Tanti i primi quanto i secondi possono essere quantizzati utilizzando una matrice di contabilità sociale (Sam) ed un modello computabile di equilibrio economico, Cgem (generale o parziale). In Italia, è stato fatto lavoro pioneristico in materia da alcune Regioni . Dal 1996, l’Istat non rileva più la Sam italiana a ragione delle restrizioni di bilancio. Tuttavia in casi recenti (l’analisi economica e finanziaria della transizione da televisione analogica a digitale terrestre) è stato possibile effettuare aggiornamenti parziali (come documentato nel libro Bezzi e altri Valutazione in Azione, F. Angeli 2007). Quindi, esistono le basi per presentare al Comitato Olimpico non solo il progetto di una Roma più moderna e più giusta come risultato a lungo termine delle Olimpiadi ma anche una valutazione di livello internazionale del complesso degli investimenti, oltre che analisi dei costi e dei benefici dei singoli progetti. Su queste basi, si può costruire la carta vincente.

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