SPE - Musica, il Roma Europa Festival compie 25 anni
Roma, 14 giu (Il Velino) - Il Roma Europa Festival (Ref) taglia il nastro della venticinquesima edizione. È tempo, quindi, di bilanci, non solo finanziari, che per la manifestazione si presentano quest’anno meno brillanti del solito, come peraltro accade per gran parte dei festival e della musica colta in generale. Senza dubbio, il Ref ha portato un’iniezione d’innovazione nel panorama musicale della Capitale, coniugando musica contemporanea, regie innovative (a volte trasgressive) e tecnologia, ed è riuscito a ottenere la collaborazione di importanti aziende e fondazioni anche internazionali. Fin dagli esordi, la collaborazione con accademie, istituti di cultura e partner privati è stata una delle armi vincenti della manifestazione capitolina. Del resto l’innovazione ha radici salde a Roma sin dagli anni Trenta, come testimoniarono artisti del livello di Berg, Bartòk e Stravinskij. Per il venticinquennale, il Ref ha in programma venti “prime” nazionali e tre mondiali, per 38 appuntamenti che, da settembre a Natale, celebreranno la meraviglia e la forza della scena. Tornano alcuni dei protagonisti delle 24 edizioni precedenti: personalità che si sono imposte sulle maggiori platee internazionali, penetranti esegeti e interpreti della società come Romeo Castellucci, José Montalvo, Dominique Hervieu e Jan Fabre. Accanto a loro Roma Europa Festival apre le porte ai debutti di Guy Cassiers, Wajdi Mouawad, Laurie Anderson e Massimiliano Civica.
Molti spettacoli s’annunciano di grande interesse. In primo luogo, “Orphèe”, con cui il 21 settembre viene inaugurata la manifestazione: creazione della Compagnie Montalvo-Hervieu che oltre alla danza abbraccia il teatro, la musica, il canto e incredibili videoproiezioni. “Where is my soul”, della regista Caroline Petrick con l’ensemble B’Rock, ritorna a Monteverdi: sono i madrigali del compositore cremonese, brani di grandissima raffinatezza ed efficacia musicale, a trovare la scena con soluzioni di suggestiva modernità. Molto spazio, poi, al teatro d’immagine e di ricerca che a Roma ha un suo pubblico sin dagli anni Sessanta e che il festival è riuscito a captare. Nella sezione musicale, la tradizione si intreccia al contemporaneo. Si va dalla “Sinfonia n. 7”, capolavoro di Dmitrij Sostakovic diretto da Kirill Petrenko, alla prima esecuzione italiana di una partitura di Matteo D’Amico “Fuga da Bisanzio”, diretta da Vladimir Jurowski, ai Visual Concers di Jean Baptiste Barrère e Laurie Anderson. Debutta nella Capitale “The Irrepressibles”, ensemble britannico che mescola gli strumenti del rock tradizionale, chitarre, percussioni e tastiere, a quelli classici come archi e fiati. Lo guida la forte personalità di Jamie McDermott, autore di canzoni dalla forte vena pop.
Ci sono, però, anche scelte che suscitano perplessità. Difficile comprendere perché al Ref si proponga un nuovo allestimento del “Kafka Fragments” di Gyorgy Kurtág, quando appena un anno fa è stata presentata, per due sole sere, la prima edizione scenica del lavoro alla Sagra Malatestiana di Rimini in un’ottima ed economicissima produzione sotto tutti i punti di vista. Forse sarebbe stato più semplice mostrare questo allestimento a Roma. Dubbi anche sull’utilità della proiezione del ciclo filmico “Inferno Purgatorio Paradiso”: nonostante gli echi positivi di certa critica francese in occasione della presentazione ad Avignone, sembra più che altro un’operazione raffazzonata e superficiale per dare corpo al capolavoro di Dante. Vedremo se Castellucci e il suo gruppo affronteranno con maggiore umiltà, e migliore efficacia, i temi del volto di Dio e dell’Africa contemporanea. I 71 giorni del festival prenderanno vita fin dalle pagine del catalogo: in ogni pagina un codice permetterà a cellulari e computer di accedere a contenuti multimediali. È un modo per avvicinare il pubblico agli artisti e alle loro creazioni, parte di una campagna di comunicazione partecipata che proporrà allo spettatore di dire la sua.
(Hans Sachs) 14 giu 2010 10:30
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