lunedì 7 giugno 2010

L'IMPRESA E' DI FAMIGLIA Il Tempo 24 maggio

L'IMPRESA E' DI FAMIGLIA
Giuseppe Pennisi
L’Aidaf (Associazione italiana delle aziende familiari) ha lanciato un grido d’allarme: la crisi internazionali sta dando un colpo severo ad un comparto già messo in difficoltà dalla globalizzazione. Il tema riguarda specialmente Roma ed il Lazio; le aziende di famiglia sono circa l’80% del totale – il 60% ha un fatturato inferiore al milione di euro, il55% meno di dieci dipendenti. La credit crunch (ossia la chiusura dei rubinetti del credito) le penalizza più di quanto non faccia nei confronti delle imprese medio- grandi , spesso caratterizzate da buone capacità di autofinanziamento. Molte imprese familiari sono sotto-capitalizzate e fortemente indebitate: si stima che a Roma e dintorni circa 1500 potrebbero chiudere i battenti nei prossimi 12-18 mesi.
“Non è tempo di piagnistei”, disse Pietro Bargellini, allora Sindaco di Firenze, in uno dei saloni degli Uffizi, con il fango sino alle ginocchia al momento dell’alluvione della città del Giglio. Un invito analogo a rimboccarsi le maniche e dare vita a soluzioni si attende dal Sindaco Gianni Allemanno, consapevole delle difficoltà delle imprese familiari di Roma e dintorni. Occorre trovare soluzioni. Tanto più che i rimedi sono in parte indicati nel Rapporto Marzano dove si è recepita in pieno la campagna che Il Tempo conduce dal 2004 a favore del “Comune Digitale” come perno per l’innovazione tecnologica delle piccole e medie imprese romane .
Inoltre ci sono nuovi apporti recenti sia di supporto analitico sia a carattere operativo. Tra i primi spicca lo studio, pubblicato dalla Banca d’Italia nella collana Temi di Discussione (è il fascicolo n.718) ma redatto da una squadra internazionale (Bronwyn H. Hall dell’Università di California, Francesca Lotti del Servizio Studi del nostro istituto d’emissione, e Jacques Mairesse dell’istituto di tecnologia di Maastricht)- quindi, distinto e distante dalla nostre beghe di bottega . Utilizzando dati sulle piccole imprese italiane in un periodo di dieci anni ed un modello econometrico, concludono che a) resistono meglio le piccole e medie imprese che innovano i processi e i prodotti; b) l’innovazione richiede sia ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sia internazionalizzazione, quindi confronto sui mercati internazionali. Ne deriva l’esigenza di un raccordo puntuale tra il livello comunale e regionale con il responsabile della politica d’internazionalizzazione – raccordo oggi favorito da una comunanza di visione politica con radici lunghe e salde.
A livello operativo, un consorzio europeo di centri di ricerca (A’ l’Ouest de Dents, Entrepreneurship Promotion Network, Creazioni Sistema di Servizi Integrati Tecnologicamente Avanzati) ha pubblicato, con il supporto della Commissione Europea, un utile manuale , presentato argutamente come un libro di ricette di cucina, per guidare le imprese familiari all’introduzione ed all’applicazione della tecnologia e promuovere l’innovazione di processo e di prodotto.
Gli strumenti ci sono. Lasciamo ad altri i piagnistei ed andiamo avanti.

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