ECO - Il dilemma della Germania, lo stesso da 130 anni
Roma, 10 giu (Il Velino) - Il programma d’aggiustamento della finanza pubblica tedesca è stato commentato su gran parte delle stampa ponendo l’accento sulle dimensioni del riassetto e sulle sue implicazioni sulla crescita e sull’occupazione sia nella Repubblica federale sia nel resto dell’Ue (in particolare dell’unione monetaria) ma senza porlo nel contesto della storia economica della Germania e del resto d’Europa e senza soffermarsi su alcune sue caratteristiche peculiari, specialmente importanti per analisi non a breve o medio ma a lungo temine. Sono due aspetti che si intersecano ma che, per comodità di analisi, è bene esaminare separatamente. In primo luogo, la Germania del Cancelliere Angela Merkel non è oggi molto differente, nel contesto europeo, di quello che era il Reich del Cancelliere Otto von Bismarck. Oggi, come allora, ha un peso tale in Europa che una sua mossa incide sulle politiche (economiche, in primo luogo) delle altre Nazioni del continente. Non è, però, sufficientemente grande da potere prendere sulle proprie spalle i problemi e gli oneri di tutta l’Europa.
Non solo: se posta di fronte ad una scelta, opta per la soluzione di quelli tedeschi rispetto a quelli europei. Un giorno tante “anime belle” ammetteranno che l’unione monetaria è stata fatta in conseguenza dell’unificazione tedesca e della decisione della Germania di dare la priorità all’abbraccio con i fratelli dell’Est rispetto alla stabilità ed alla crescita dell’Ue; l’unione monetaria si sarebbe potuta fare dopo il tracollo del sistema di Bretton Woods ma nessuno Stato o Banca centrale era pronta a cedere un briciolo di propria indipendenza. Lo furono subito dopo il 1989 al fine di potere mettere bocca nelle decisioni della Bundebank, collegializzandole, nel timore che la politica di bilancio e della moneta di Berlino mettessero a repentaglio gli accordi di cambio europei ed il mercato unico al fine di destinare un ammontare ingente di risorse ai Laender dell’Est , senza monetizzarle ed attizzare inflazione.
Oggi ancora una volta il programma di aggiustamento varato a Berlino guarda interamente alla soluzione dei nodi di un grande Paese dove si vedono già segni di ripresa (gli ordinativi industriali stanno crescendo al tasso del 3% l’anno), ma può accentuare spinte deflazioniste altrove nell’area dell’euro. In secondo luogo, il programma di 80 miliardi di euro non è solamente di “tagli”, ossia di riduzioni di spese. Un’analisi dettagliata dei suoi contenuti rivela che il 20% dell’aggiustamento riguarda rimodulazione della spesa per dare la priorità a ricerca ed innovazione specialmente nei settori in cui le imprese tedesche sono particolarmente competitive nel mercato internazionale. I due elementi si intersecano. Quindi diventa più difficile la riposta del resto dell’Ue monetaria.
(Giuseppe Pennisi) 10 giu 2010 10:30
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento