ECO - Pomigliano e il governo della globalizzazione
Roma, 16 giu (Il Velino) - Il 22 giugno a Pomigliano d’Arco si terrà il referendum tra i lavoratori di conferma o rigetto dall’accordo firmato dal management della Fiat con due sindacati ma non con il terzo. I commenti di numerosi economisti e uomini di governo esperti di queste tematiche e a essi interessati da decenni, come Renato Brunetta, pongono correttamente l’accento che il “caso Pomigliano” riguarda l’insieme delle relazioni industriali , nonché la volontà, se a parole o con i fatti, di far progredire o meno il Mezzogiorno. A mio avviso, è in ballo qualcosa di più profondo: il governo della globalizzazione.
In primo luogo, come è illusorio pensare – lo scrisse lo stesso Papa una dozzina di anni fa nella “lettera della Pace” che a fine anno invia ai capi di Stato del resto del mondo – possa procedere senza essere governata, è futile pensare che il governo dell’integrazione economica internazionale possa essere affidato unicamente ai vari G (il numero ormai pullula e diventa ogni giorno più vasto). Nelle loro periodiche assise, capi di Stato e di governo, e i loro ministri (specialmente quelli dell’Economia e degli Affari esteri), accompagnati da codazzi di barracuda-esperti, tentano al meglio di incidere positivamente sul fenomeno, anche e soprattutto definendo nuove regole. Man mano che passano i mesi e gli anni, le foto di gruppo che vengono scattate al termine di ogni riunione e mostrate sui video di tutto il mondo mostrano, sempre più eloquente, volti, più o meno numerosi, di stanchi e stufi malcapitati alla prese con un compito tanto più grande di loro che non riescono non dico a gestirlo ma neanche ad avere una piccola voce in capitolo. Nel contempo, in luogo delle new rules sta sorgendo una nuova lex mercatoria in materia economica. Essa è basata sulle prassi “mercantili” ed è analoga a quella che rimpiazzò il diritto romano, mentre l’impero traballava e dopo il suo crollo definitivo.
Non serve andare così lontani. Molto più recentemente, la prima globalizzazione dell’età contemporanea (il periodo di forte crescita degli scambi e delle migrazioni grazie al progresso tecnologico – trasporti ed elettricità- tra la battaglia di Sedan, 1870, e i due colpi di pistola a Sarajevo nel 1914) fu governato da una lex mercatoria che fondeva common law anglosassone e diritto romano-germanico soprattutto in materie come la regolazione dei mercati finanziari (soprattutto obbligazionari) e commerciali. Fu una lex mercatoria che costruita da imprese e sindacati, ebbe il suo culmine con la creazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (prima ancora di quella della stessa Società delle nazioni). Infatti, sta a imprese e sindacati (non solo ai governi) di governare la globalizzazione, dando prova di efficienza adattiva, ossia di sapersi adattare, efficientemente, al nuovo contesto in evoluzione.
Oltre a mostrare chi è a favore del progresso del Sud a fatti e chi ha ancora fiducia nei piagnistei e nelle giaculatorie, il “caso Pomigliano” è una cartina di tornasole eloquente per identificare chi vuole contribuire a governare la globalizzazione e chi, invece, resta in mezzo al guado guardando il passato. Chi difende l’esistente perde sempre. Chi difende il passato, ha già perso prima di cominciare a combattere.
(Giuseppe Pennisi) 16 giu 2010 13:17
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