venerdì 11 giugno 2010

Libri, due testi per ascoltare meglio Chopin nel bicentenario Il Velino 11 giugno

CLT - Libri, due testi per ascoltare meglio Chopin nel bicentenario


Roma, 11 giu (Il Velino) - Questo’anno ricorrono 200 anni dalla nascita di Fryderyk Chopin. È un pullulare d’iniziative in varie sedi, dalle accademie e associazioni musicali, specialmente quelle dedicate alla cameristica, ai teatri che mettono in scena per lo più balletti ispirati alla sua musica. Ma è il caso di segnalare anche due libri appena usciti, nella collana “Grandi Pianisti” di Zecchini Editori, su cui incombe la minaccia di ricevere attenzione unicamente dagli addetti ai lavori mentre meritano di essere letti da tutti. Sono testi a carattere tecnico ma brevi (circa 140 pagine ciascuno) e soprattutto scritti in linguaggio scorrevole, comprensibile e apprezzabile anche da chi conosce appena il pentagramma e magari ha da bambino solo qualche lezione di piano da una volenterosa (pur se un po’ dubbiosa) zia. Il primo riguarda direttamente il compositore, anzi un aspetto specifico della sua arte (e tecnica): l’impiego del pedale di risonanza, tradizionalmente lasciato all’istinto dell’esecutore in base alle condizioni di acustica della sala e delle proprie condizioni. È “Il pedale di Chopin. L’estetica del pedale di risonanza nella musica pianistica di Fryderyk Chopin” di Francesco Giammarco, pianista affermato e docente al conservatorio di Cagliari. Lo studio sviscera quella che molti considerano un’anomalia della scrittura del musicista: le sue partiture contengono indicazioni molto specifiche su quando mettere il piede sul pedale, quando toglierlo, quando non utilizzarlo. Molti pianisti considerano queste indicazioni come suggerimenti (un po’ come a Napoli vengono tenuti in conto i semafori). Grandi pianisti si sono fatti un nome proprio prendendosi libertà con le indicazioni di Chopin, specialmente con quelle relative al “pedale sincopato”.

Queste libertà non rispecchiano un’interpretazione corretta del pensiero e delle intenzioni dell’autore. Il saggio di Giammarco sfida quindi quella che è diventata “dottrina dominante”. Giammarco documenta che le indicazioni di Chopin sono perfettamente logiche e realizzabili: rispondono a una tecnica di pedalizzazione differente da quella in voga dal tardo-Ottocento , ma in sé perfettamente compiuta e filologicamente appropriata come chiave di lettura della sua musica. È una chiave di lettura “moderna”? A riguardo Francesco Giammarco esprime riserve, che il vostro “chroniqueur” non condivide non solamente perché ha il carattere del bastian contrario, ma soprattutto in quanto un altro studio appena pubblicato (“Happy Fingers. La via fisiologica e naturale per la tecnica pianistica”, di Tiziano Poli) dimostra come grandi pianisti ottenevano ed ottengono le loro sonorità non solo grazie alle dita (ricordate nel titolo del volume) ma anche seguendo le specifiche dettagliate degli autori (quando disponibili) in materia di utilizzazione del pedale di risonanza. Tematiche troppo tecniche? Non proprio, se nell’anno di Chopin si vuole meglio apprezzare la sua musica in una delle numerose occasioni che vengono offerte.

(Hans Sachs) 11 giu 2010 13:06

Nessun commento: