DA ROMA PARTE IL FUTURO
Giuseppe Pennisi
Il 17 giugno Roma sarà la capitale mondiale dell’investimento a lungo termine: gli occhi dei maggiori osservatori internazionali saranno puntati su Palazzo Corsini sede dell’Accademia dei Lincei, dove, alla presenza del Capo dello Stato, si svolgerà un convegno organizzato dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), per il Long Term Investors Club (LTIC). Il Club è stato fondato nell’aprile 2009 dalla CDP, dalla BEI, dalle Caisse de Depôt et Consignation francese e dal Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW). Ai quattro fondatori si sono aggiunti altri soci, tra cui il fondo sovrano cinese. I quattro fondatori gestiscono 1.300 miliardi di euro; aggiungendo le risorse di nuovi e potenziali soci la risorse del Club arrivano a 3000 miliardi di euro. Il Club ha finalità operative specifiche: ha già creato tuo fondi di “private equity” – “Marguerite” e “Infra-Med” , diretti specificatamente agli investimenti pan-europei il primo ed a quelli nell’area del Mediterraneo il secondo. In parallelo, il Club promuove una rete internazionale di riflessione sugli aspetti economici, contabili e legali degli investimenti a lungo termine , rete che potrà contribuire alle “nuove regole” della finanza e dell’economia mondiale verso le quali vari G stanno lavorando da anni.
L’avvio dell’operatività del LITC nell’attuale fase è particolarmente importante perché le misure di finanza pubblica messe in atto da gran parte dei Paesi Ocse per abbattere l’Himalaya del debito pubblico, esploso a ragione della crisi finanziaria internazionale in atto dall’estate 2007, minaccia di innescare una deflazione di cui si vedono già i segni: l’indice composito dell’aumento del costo della vita, escludendo generi caratterizzati da molta volatilità (materie prime, prodotti alimentari), è prossimo allo zero nell’insieme degli Usa, Giappone ed area dell’euro; in Europa potrebbe addirittura scendere sotto zero nel 2011 in quanto l’aspettativa di ulteriore decelerazione dei prezzi induce a posporre i consumi, con l’effetto di frenare produzione ed occupazione. In questo quadro, l’investimento a lungo termine , specialmente se finanziato da private equity (che non grava su spesa pubblica) rappresenta uno degli strumenti più importanti per contrastare i rischi di deflazione . Il Fondo monetario ha appena pubblicato uno studio (Working Paper n. 10/110) in cui, in base all’esperienza del Giappone negli Anni Novanta, conclude che l’investimento ha un moltiplicatore (ossia capacità di attivare crescita) maggiore dei consumi. Al moltiplicatore nella fase di cantiere, occorre aggiungere gli effetti su produttività e competitività nella fase “a regime”.
A livello mondiale, aggregando elaborazioni da varie fonti, la società di consulenza Kpmg stima in 32.650 miliardi di euro il fabbisogno d’investimenti a lungo termine nel prossimo quarto di secolo; di questa cifra, oltre la metà riguarda nuova infrastruttura da creare in Paesi emergenti (in primo luogo quelli asiatici) ma un buon 30% , quindi oltre 10.000 miliardi euro, è necessario per migliorare ed ammodernare infrastruttura ormai obsoleta in Europa. Queste cifre, che danno un ordine di misura del percorso che parte da Roma, tengono conto unicamente dell’infrastruttura in capitale fisico non di quella in capitale umano e sociale (istruzione, salute) oppure in ricerca.
Il compito è enorme. Il LTIC ne rappresenta una risposta. Sarebbe auspicabile che l’Italia, tramite la CDP; prendesse la leadership nella definizione di parametri di valutazione e di criteri di scelta per gli investimenti a lungo termine. Pochi rammentano che, nella storia del pensiero economico, l’Italia ha avuto un ruolo cruciale in questa materia sin dagli anni a cavallo tra il 19simo ed il 20secolo, ruolo spesso dimenticato in quanto i relativi studi non erano tradotti in una lingua internazionale come l’inglese od il francese. La riunione scientifica a Roma del LTIC è, quindi, pure un’occasione per rivendicare un ruolo essenziale avuto in questo campo.
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