Ue e Russia: negli ultimi giorni, due appuntamenti da non sottovalutare
Ritorna il sogno di un'Europa
dall'Atlantico agli Urali?
di Giuseppe Pennisi Il vostro chroniqueur è stato lontano dal webmagazine per circa tre settimane, passate prima in Albania e, successivamente, nella Russia Nord Occidentale (da San Pietroburgo alla lontana isola di Kiji a Mosca); da molti di questi luoghi è anche difficile comunicare tramite il web e si rischiamo comunque attacchi massicci di virus (a Tirana la bordata è stata tanto concentrata che, appena connessomi in Lan con il mio portatile, è saltata la base dati dell’ultima versione di Kaspersky). Tuttavia, rimandando a un prossimo intervento alcune riflessioni sull’Albania, visitare la Russia in queste settimane si presenta particolarmente utile per toccare il polso dei rapporti tra Ue e la Federazione che si estende dall’Europa centro-orientale al Pacifico.Si è svolto la settimana scorsa (dal 31 maggio al 3 giugno a Rostov sul Don), ad esempio, il 25esimo incontro bilaterale tra Ue e Russia – un vertice ai più alti livelli. Le delegazioni erano guidate dai presidenti del Consiglio e della Commissione (Van Rompuy e Barroso) per la Ue, e dal presidente Medvdev per la Russia. Nutrita la schiera di commissari europei, ministri russi e barracuda esperti al seguito. La stampa internazionale ha quasi snobbato l’incontro, mentre ad esso la stampa russa ha dedicato, per diversi giorni, le prime pagine. Nei giorni immediatamente successivi (4-5 giugno), a Busan in Corea del Sud si è tenuto il G20 dei ministri dell’Economia e delle Finanze - un preludio, se si vuole, al G20 di capi di Stato e di Governo in calendario a Toronto il 26 settembre.A Rostov sul Don, Van Rompuy e Medveved hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla “partnership per la modernizzazione”, in base alla quale, da un lato, l’Ue darebbe più facile e maggiore accesso alla tecnologia occidentale alla Russia e la Federazione russa si impegnerebbe a ulteriori riforme in senso democratico e in una più decisa lotta alla corruzione. La delegazione europea, però, non ha fatto alcun cenno alle manifestazioni di protesta in corso proprio in quei giorni a Mosca e a San Pietroburgo e alla durissima repressione armata (con morti e feriti) messa in atto dalle autorità. Non ha neanche fatto cenno a una misura certamente non in linea con i principi della democrazia occidentale: la sempre più frequente prassi di nomine di sindaci di grandi città da parte della Duma (ossia dall’alto) invece della loro elezione da parte dei cittadini in seguito a un confronto tra programmi.Inoltre, sempre a Rostov sul Don, ambedue le parti si sono impegnate a una politica comune in termini di visti e di libertà di movimento delle persone; data l’estrema povertà ancora presente in Russia (tanto nelle zone rurali quanto nelle periferie delle grandi città) ciò potrebbe portare a nuove ondate migratorie di cui, nel’Ue, occorre essere consapevoli e cominciare a prepararsi. La delegazione europea ha fatto alcuni cenni ai costi (all’Ue) delle misure protezionistiche recentemente adottate dalla Russia: una perdita di 600 milioni di euro unicamente a ragione dell’aumento dei dazi russi. La Russia ha chiesto l’impegno Ue per facilitare la propria ammissione all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) – difficile poter chiedere sforzi concreti se i dazi vengono utilizzati con tale disinvoltura. I giornali di Mosca hanno posto l’accento sul fatto che sarebbe l’Ue “ad innescare una marcia più veloce” per lavorare con la Russia. Sono titoli che ricordano la propaganda di un tempo poiché come è facile vedere, il maggior beneficiario di una partnership più stretta sarebbe la Federazione che si estende dall’Europa centro-orientale al Pacifico. Tuttavia, la Russia ha un’importante carta di scambio – il gas – che nessuno deve sottovalutare.
C’è una nota più sottile nel sottofondo sia dell’incontro a Rostov-sul-Don sia nelle posizioni assunte a Busan. L’Ue, su iniziativa della Francia (lo hanno scritto a tutto tondo i giornali russi e nessuno nell’Ue li ha smentiti), ha proposto che “l’Europa dall’Atlantico agli Urali” (una concezione dei tempi di De Gaulle) abbia “una sola voce” nel G20 in materia di riassetto delle regole finanziarie internazionali. L’economista russo Yaroslav Lissovolik (che guida la Deutsche Bank a Mosca) sottolinea che esse sarebbero “più rigorose” di quelle proposte dagli Usa. Un altro economista russo, Arkady Dvorkovich (molto ascoltato da Medvedev, insiste che la nuova “Europa dall’Atlantico agli Urali” dovrebbe essere la chiave di volta nel riassetto del Fondo monetario internazionale.
Una valutazione superficiale potrebbe indurre a dire che sono chiacchiere “da bar” frequenti in incontri internazionali. Tuttavia, al G20 finanziario di Busan (su cui è appena sceso il sipario), il Cancelliere allo Scacchiere britannico Osborne si è schierato contro il collega americano mentre il ministro francese dell’Economia e delle Finanze Lagarde è parsa più vicina alle posizioni russe.
Il ritorno del sogno dell’Europa “dall’Atlantico agli Urali”, quindi, comincia a mordere nelle relazioni intra-Ue.
7 giugno 2010
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