GUIDA AI TEMI SUL TAPPETO ED ALLE POSSIBILI SOLUZIONI
Giuseppe Pennisi
Numerosi i temi economici sul tavolo del G20 di Toronto. I principali sono i seguenti:
Politica della Cina in materia di tasso di cambio e squilibri internazionali. La Banca centrale cinese ha annunciato una politica di cambio più flessibile: lo yuan è stato agganciato al dollaro Usa sino al 2005 e da allora al 2008 ad un paniere di monete. In quel periodo si è apprezzato del 20% rispetto alle maggiori valute internazionali. Nel 2008, la Cina è tornata a cambi fissi per timore delle conseguenze interne della crisi finanziaria. Verosimilmente, la flessibilità sarà molto graduale e nei prossimi anni non inciderà in misura significativa sul disavanzo della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti e, di converso, sul corrispondente saldo attivo della Cina. Un deprezzamento significativo del cambio dello yuan potrebbe provocare gravi tensioni interne (nel settore moderno cinese ci sono già 150 milioni di uomini e donne senza lavoro) ed un rallentamento della crescita del Paese con ripercussioni significative su quella internazionale.
Imposta sugli utili bancari Circa 25 anni fa il Premio Nobel Tobin propose un’imposta sui movimenti di capitale a breve allo scopo di scoraggiare quelli più chiaramente speculativi (Tobin Tax); in un saggio di 15 anni fa, lo stesso Tobin rinnegò la propria proposta ritenendola poco efficace. Nelle ultime settimane, ne sono state presentate varie versioni (inizialmente dal Governo Usa) con un obiettivo differente di quello di Tobin: far sì che la banche siano forzate a creare un fondo di accumulo da utilizzare in caso di crisi , senza ricorrere all’erario. Molto probabilmente si resterà a dichiarazioni declamatorie: le singole imposte dovrebbero essere proposte da Governi nazionali, ed approvate dai Parlamenti, secondo uno schema macchinoso. La banche sarebbero naturalmente tentate di passarne il costo sui loro clienti.
New Rules ossia nuove regole per l’economia internazionale. E’ stato il tema di fondo dei vari “G” ma le sole proposte concrete ora riguardano un codice di comportamento per fondi basati su derivati finanziari e nuove funzioni di vigilanza da affidare al Fondo Monetario. Su questo secondo punto è possibile che a Toronto si facciano alcuni passi; ma è difficile farne di significativi prima di risolvere i nodi della rappresentanza Ue nelle istituzioni finanziarie internazionali . Sul primo tema (i derivati) manca ancora un’intesa sugli aspetti di fondo. In effetti, da anni a ragione dell’integrazione economica internazionale una lex mercatoria basata su prassi commerci e finanziarie sta soppiantando i trattati internazionali.
Patto di stabilità ed euro E’ un problema interamente europeo che a rigore non interessa il G20. Tuttavia, l’epicentro della crisi è passato dagli Stati Uniti (2007-2009) all’area dell’euro. Quindi, gli altri soci del G20 sono specialmente interessati a come l’Eurozona risolverà i propri problemi, anche in quanto molti Paesi sono preoccupati dal fatto che le politiche coordinate di bilancio (restrittive) facciano sì che l’Europa sarà un traino pesante della carovana dell’economia internazionale. All’interno dell’Ue appare necessario definire un nuovo patto, o integrare quello esistente, per dare sostanza alle decisioni del Consiglio Europeo del 17 giugno: se il parametro chiave diventa la “sostenibilità del debito” , occorre chiarire quale deve essere la proporzione di quello pubblico, di quello privato, di quello in mano a non residenti e via discorrendo. Tutti argomenti da rendere fitta l’agenda dell’Eurozona per i prossimi mesi.
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