ECO - Pomigliano e Toronto: due volti del medesimo problema
Roma, 23 giu (Il Velino) -
La settimana scorsa questa rubrica ha sottolineato come ci sia un nesso tra le “nuove regole” su cui i lavoratori degli impianti FIAT a Pomigliano d’Arco si sarebbero espressi con un referendum e il fenomeno dell’integrazione economica internazionale, giornalisticamente chiamato “globalizzazione”. Scriviamo all’indomani di un referendum in cui la partecipazione degli aventi diritto al voto è stata altissima, il “sì” ha vinto con una maggioranza netta e chiara ma non è stato plebiscitario e alla vigilia del vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi maggiormente rappresentativi della comunità internazionale (G20) in programma a Toronto sabato 26 giugno. C’è un nesso tra i due eventi molto più forte di quanto evidenzino i commentatori italiani (quelli stranieri poco o nulla sanno di ciò che sta avvenendo a Pomigliano d’Arco). Negli impianti FIAT, hanno vinto, ma per poco più d’un soffio, quelle new rules che alcuni Governi del G20 (Francia, Italia, numerosi emergenti) vorrebbero, da anni (e in particolare dall’estate 2007), porre al centro del nuovo sistema economico e finanziario internazionale. Sono tentativi che sino ad ora hanno avuto modestissimo successo. Sotto il profilo dell’economia reale, il tentativo di maggior impatto di rilanciare l’economia internazionale (iniziato prima della crisi ma che avrebbe potuto attenuarne gli impatti) è il Doha Development Agenda, il grande negoziato multilaterale sui commerci in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); è in fase di stallo sulle rive del lago Lemano dove nei pressi del Parco “Mon Repos” (un nome di tutto riposo che potrebbe anche avere mesti risvolti funerari). Sotto il profilo finanziario, le new rules hanno sino ad ora partorito varie bozze di regolamentazioni degli hedge funds e di nuove imposizioni tributarie (varate con normative nazionali ma coordinate a livello internazionali). Ove da queste bozze, si arrivasse a proposte concrete, si dovrebbe aprire una discussione mediata sul merito e sulla forma. Sul merito, la regolamentazioni internazionali sugli hedge funds dovrebbero essere declinate con grande attenzione al fine di evitare, per così dire, di buttare via il bambino con l’acqua sporca. L’imposta sulle banche, ancora chiamata “Tobin Tax” nonostante il Premio Nobel James Tobin la abbia ripudiata in un saggio di 15 anni fa, può essere utile a frenare operazioni a breve termine spericolate e a costituire un cuscinetto di riserva da impiegare per fare fronte ai crisi; frenerà, tuttavia, la crescita (non la agevolerà) aumentando costi che prima o poi gli istituti di credito riverseranno sui loro clienti. In breve, da Pomigliano (sino ad ora poco più di un punto sulla carta geografica) sta venendo una risposta pratica alla globalizzazione mentre i vari G continuano a starnazzare.
(Giuseppe Pennisi) 23 giu 2010 16:40
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