venerdì 17 aprile 2009

NUOVA VITA IN RETE PER I PICCOLI COMMERCIANTI Il Tempo 16 aprile

A Roma la crisi finanziaria ed economica internazionale morde soprattutto sul commercio al dettaglio – i negozi “sottocasa” schiacciati dall’aumento dei costi, dalle restrizioni del credito e dalla caduta dei consumi (specialmente nel comparto dell’abbigliamento). Un’indagine della Confesercenti rivela che da gennaio si sono persi 340 esercizi commerciali (con un ritmo di 4 al giorno) e lancia un allarme: sono a rischio 4.000 attività nell’anno in corso. La crisi si somma a problemi strutturali: il “morbo di Baumol” (dal nome dell’economista che negli Anni 60 lo ha teorizzato) in base al quale in un modo a rapido progresso tecnologico, attività (come il commercio al dettaglio) che spesso restano ancorate a tecnologie tradizionali perdono progressivamente competitività e vengono spiazzate da chi tali opportunità tecnologiche sa cogliere e sa anche sfruttare sinergie ed economie di scala (come la grandi distribuzione; si prevedono 50 nuove aperture di ipermercati e centri commerciali nel Lazio nel 2009).
L’Audis (l’associazione di professionisti interessati alla riconversione delle aree dismesse, principalmente architetti ed urbanisti) indica che nella vicina Francia numerosi centri storici (un tempo fiorenti di negozi sono abbandonati) sono ormai abbandonati. L’Icrom, l’organizzazione dell’Unesco con sede centrale a Roma, propone, implicitamente, restauro (e turismo) per rispondere alla sfida. Non certo una soluzione né per gli esercenti né per i romani che amano servirsi al negozio “sottocasa” dove istaurano un rapporto personale con i commercianti e con i loro addetti e vengono aiutati nelle scelte.
Cosa fare? Non portano lontano né i piagnistei né le richieste di aiuto indifferenziato in un Italia il cui pil (prima del terremoto) minacciava di contrarsi del 3% (cifra che a ragione del terremoto minaccia di superare il 4,5%). La strada la indica proprio il “morbo di Baumol” coniugato con l’esperienza trentennale tutta italiana di “distretti industriali” ed “imprese rete”.
Il “sottocasa digitale” collegato in rete con una catena di fornitori può ridurre le scorte all’essenziale ed assicurare consegna pronta e spedita. Con l’innovazione di processo può ridurre i costi e fornire il servizio personalizzato amato dai clienti. Un elemento essenziale è la collaborazione con la grande distribuzione.
Un’utopia. Nella lontana Manila, nei quartieri residenziali prossimi alla sede della Banca Asiatica per lo Sviluppo ci sono negozi “sottocosa” collegati in rete tra loro , con i fornitori e con la Megamall (il più grande centro commerciale del Sud Est asiatico). A Roma dei pochi negozi di dischi di musica classica, il più competitivo assicura, tramite un sistema on line, consegna in tre giorni di qualsiasi incisione cerchiate disponibile nell’Ue. Il PICO (Programma per l’Innovazione, la Competitività e l’Occupazione) prevede linee di supporto alle piccole imprese che si digitalizzano. Quanti esercenti ne sono al corrente?

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