“Die tode Stadt” (“La città morta”) di Erich Korngold è in scena al Teatro Massimo di Palermo. Scritta e composta quando l’autore aveva appena 23 anni è uno dei capolavori assoluti del teatro in musica del Novecento. Nell’ottobre del 1920 Giacomo Puccini ne ascoltò una versione per piano , rispondendo con invidia più che ammirazione; pare che, dopo l’ascolto, interruppe la composizione di “Turandot. Dopo questo lavoro, ed un altro grande successo. Korngold emigrò negli Usa dove diventò un celebre autore di musica da film, meritandosi ben due premi Oscar.
A Bruges (“La città morta”), il giovane vedovo, Paul, vive nella contemplazione della moglie deceduta, del suo ritratto, delle sue trecce. Al suo migliore amico (Franz), racconta di avere incontrato una donna identica alla morta; ne consegue una lunga visione tra sogno e realtà, fortemente erotica (da feticismo, a onanismo, a sesso di gruppo) sino allo snodo finale: Paul strangola, nel sogno, la ragazza con le trecce della moglie defunta, ed al risveglio lascia la città. Korngold avrebbe voluto intitolare il dramma in musica “Il trionfo della vita” ma venne mantenuto il riferimento a Bruges (città morta) poiché il lavoro era tratto da un romanzo di successo, già stata la fonte di un dramma pure esso ben apprezzato da pubblico e critica. Si respira – è chiaro- la psichiatria freudiana e l’atmosfera erotico-decadente (oltre che morbosa) di un mondo in disfacimento (sino al “liberatorio” finale).
L’allestimento in scena a Palermo è co-prodotto con “La Fenice” e altri teatri lo portino sulle loro scene. Di grande impatto, regia , scene e costumi di Pier Luigi Pizzi: con pochi elementi (un gioco di specchi) ci porta in una Bruges lacustre e spettrale. Il maestro concertatore, Will Humburg scava nella partitura mostrandone la modernità, la ricchezza ed il virtuosismo di una scrittura che dalle dissonanze più ardite si scivola naturalmente in canzoni facilmente orecchiabili. Arduo il ruolo del tenore: John Treleaven (Paul) non ha aggirato nessuno dei trabocchetti meritandosi applausi a scena aperta. Nicole Beller Carbone (Mariette) è un soprano di temperamento con la tinta del mezzosoprano. Buono Christopher Roberston (Franz) e Franco Pomponi (Fritz). Mentre Nicole Beller Carbone ha una sensualità felina, nè Treleaven né Roberston hanno la prestanza che ci si aspetterebbe da due giovani uomini. Non manca le “physique du rôle” a Pomponi, specialmente nell’amplesso con Mariette e sesso di gruppo nel secondo quadro.
Nuovo per Palermo, il lavoro è stato applauditissimo alla prima il 16 aprile.
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