Il 18 maggio 1909, a Parigi, lo Châtelet aprì il sipario sulla compagnia di balletti russi fondata da geniale Sergej Djagilev con danzatori transfughi dal teatro imperiale di San Pietroburgo. Per i vent'anni successivi, la creatività e il successo dei Ballets Russes (per antonomasia) non accennarono a diminuire, aprendo la via a una moderna collaborazione dei linguaggi artistici e al rinnovamento del balletto. La loro opera ha costituito per l'arte della danza teatrale uno snodo, i cui effetti rigeneranti hanno attraversato con impeto il novecento per giungere fino a noi. Oggi, a un secolo di distanza, i Ballets Russes mantengono inalterato il loro fascino. Se allora i virtuosismi tecnici dei danzatori, le innovazioni coreografiche, il rutilare esotico di scene e costumi, la sintesi dei linguaggi artistici sconvolsero e soggiogarono spettatori e critici, ora la traccia indelebile lasciata nella storia della cultura artistica del secolo, la nostalgia impotente di una bellezza effimera e perduta, l'ansia sottile della ricerca di un segreto forse riscopribile, alimentano un ricordo al confine del mito.
Il centenario viene celebrato in tutto il mondo – in primo luogo in Francia ma anche in Australia (mentre poco si sa, tramite i siti web specializzati, di quanto è in programma in Russia). A Bologna è in corso dal 2 febbraio al 28 maggio un ciclo di conferenze con supporti multimediali, presentazioni commentate di filmati e un laboratorio di rivisitazione dell’esperienza in chiave contemporanea. A Spoleto si è appena completata una mostra fotografica. A Firenze una “serata Fokine” ha aperto la stagione 2009. Il vero evento è in scena all’opera di Roma: dopo alcune serate in gennaio dedicate a Diaghilev, dal 7 aprile al 3 maggio al Teatro dell’Opera di susseguono 15 repliche in cui vengono presentati tutti i più noti spettacoli dei Ballets Russes con scene e costumi modellati su quelli dell’epoca- una gioia, quindi, per gli occhi e per le orecchie (l’orchestra è diretta da David Coleman): la compagnia, curata da Carla Fracci, è rafforzata da ospiti internazionali quali Alexandra Iosifidi, Irma Nioradze e Stephanie Roublot, di Massimo Garon, Gheorghe Iancu, Ylia Kouznetsov, José Martinez e Alessandro Molin. E’ l’occasione per gustare anche prime per l’Italia o spettacoli poco noti (come “Cléopâtre” di Anton Arenskkij, “Les Biches” di Francis Poulenc, “La chatte” di Henry Sauert). Attenzione; sono in corso agitazioni e si minacciano scioperi; quindi, consigliabile controllare prima di recarsi a teatro.
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