lunedì 6 aprile 2009

LE COLPE DELL’AMERICANO MEDIO SPENDACCIONE Il Tempo 7 aprile

LE COLPE DELL’AMERICANO MEDIO SPENDACCIONE

I vertici ed i supervertici ci hanno lasciato con la bocca amara per le poche conclusioni concrete raggiunte (quella che morde di più riguarda l’uniformazione degli standard contabili tra Usa ed il resto del mondo – ma pochi ne hanno apprezzato il significato). La ragione di base è che sherpas e barracuda-esperti pongono l’accento su grandi temi macro-economici (riforma del Fondo monetario, politiche di bilancio, nuove regole mondiali di vigilanza) mentre il nodo sta nei comportamenti di famiglie e di imprese. Quindi, nelle misure micro-economiche per incidere su tali comportamenti (argomento raramente sfiorato nei comunicati dei G-qualchecosa). Avvicinandosi al G8 della Maddalena è utile fare alcune osservazione:
• Il nodo è stato individuato da tempo da economisti italiani- Si veda, ad esempio, “The World Economy Towards Global Disequilibrium” pubblicato nel 2007 , per i tipi di Palgrave, da Mario Baldassarri e Pasquale Capretta, con l’enfasi sull’urgenza di modificare i comportamenti della “cicala americana”.
• Di recente è centrale al volume curato da Rainer Masera “The Great Financial Crisis – Economics, Regulation and Risks” appena edito da Bancaria Editrice. I saggi mettono l’accento, però, più sulle misure per migliorare i comportamenti delle imprese (tramite regole di governance societaria) che per incidere su quelli delle famiglie.
• Le sue dimensione si possono toccare con mano mettendo a confronto serie storiche sull’indebitamento Usa delle famiglie, del settore finanziario, del settore delle manifatture e dei servizi non finanziari e delle pubbliche amministrazioni in uno studio della Viar Analytics su dati della Federal Reserve Usa.
In breve, la cicala americana ha queste caratteristiche : dal 1958 alla fine del 2008, lo stock di debito delle famiglie è passato dal 30% al 97% del pil (era il 98% a fine 2007 quando il subprime teneva ancora banco), quello del settore finanziario dal 4% al 121% del pil, quello delle imprese non-finanziarie dal 30% al 75% del pil, quello di Pantalone è rimasto al 60% del pil. Le misure micro-economiche per modificare i comportamenti del settore finanziario riguardano le regole di governo delle imprese del settore e la vigilanza; una base comune internazionale (come sostiene l’Italia) può essere un utile grimaldello. Più difficile inculcare la virtù del risparmio e della parsimonia in famiglie che dal 1958 (interessante esaminare i grafici) le hanno abbondate in modo esponenziale. Ci sono incentivi microeconomici “a basso potenziale” (nel gergo economico) e di lungo periodo: ad esempio, l’educazione al risparmio che nelle scuole Usa è stata rimpiazzata con quella alle carte di credito. Ce ne sono anche “ad alto potenziale”- quali gli “atti irreversibili”. In questo campo, i vari G- particolarmente quello della Maddalena – non possono che insistere sull’Amministrazione Obama perché i mille miliardi di dollari non siano un condono che induca la cicala a razzolare ancora peggio.

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