La settimana santa ha i suoi riti. Pure nella musica e nel teatro in musica. Basta scorrere i cartelloni dei teatri della Germania e dell’Europa centrale pullulano le messe in scene di “Parsifal” di Richard Wagner, “sacra rappresentazione in musica” in cui si celebra l’Eucarestia al primo ed al terzo atto (che, in aggiunta, si svolge nel risveglio della natura che caratterizza il Venerdì Santo). In Italia, quest’anno i lavori più eseguiti sono due oratori : quello di Beethoven “Cristo sul Monte degli Ulivi” (a Roma cinque repliche dal 21 marzo al 10 aprile) e, anche cogliendo l’occasione del bicentenario della morte del compositore “Le ultime sette parole del Redentore in Croce” di F. J. Haydn. Del lavoro di Beethoven chi non ha colto l’edizione al Parco della Musica a fine marzo m(a cura dell’Accademia di Santa Cecilia con la direzione musicale di Pinchas Steinberg) può ascoltare quella all’Auditorium di Via della Conciliazione (a cura dell’Orchestra Sinfonica della Fondazione Roma diretta da Francesco La Vecchia – è un oratorio che per concezione drammatica ha una statura analoga a quella di “Fidelio”, unica opera in senso stretto del compositore.
Tra le tante edizioni del lavoro di Haydn che vengono eseguite in Italia in questo periodo, particolarmente importante quella del Festival Creator (una manifestazione che si estende dal 7 febbraio al 5 luglio; è incentrata in Romagna ma con esecuzioni in varie parti d’Italia; per il programma completo www.faenzacreator). Il lavoro viene presentato a Faenza (al termine di una giornata di studi), a Roma ed a Ferrara nella stesura per orchestra e solisti filologica (ossia come cornice ed accompagnamento ad una meditazione religiosa). L’orchestra, come voluto da Haydn, è di giovani (è quella del Conservatorio di Ferrara guidata da Giorgio Fabbri). La “meditazione” viene condotta in ogni città da un prelato differente. Una vera e propria chicca è la drammatizzazione dell’oratorio tramite l’impiego di una scena dipinta storica di Romolo Liverani (uno dei maggiori scenografi italiani di metà ottocento). Un modo intelligente e raffinato per coniugare musica, dramma e visivo.
Si distinguono da questi percorsi i Festival di Pasqua di Milano e del Tirolo. Nel capoluogo lombardo il “Trilogy Festival” è imperniato su musica elettronica minimale e raves. A Innsbruck , si celebra la Pasqua coniugando il barocco di Bach con musica dell’Estremo Oriente e samba brasiliana.
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