giovedì 13 novembre 2008

UN LANGUIDO CAVALIERE Milano Finanza 14 novembre

Der Rosenkavalier (Il cavaliere della rosa) di Richard Strauss è la più importante commedia in musica del '900. Si svolge in un '700 volutamente falso (il valzer non era stato inventato e la cerimonia dell'annuncio di un fidanzamento tramite una rosa d'argento portata da un paggio non è mai esistita). Si intrecciano due temi: il passaggio del tempo e la tolleranza. La trentatreenne Principessa Marescialla Maria Teresa cede il proprio giovane amante Octavian alla quindicenne Sofia, figlia di un borghese arricchito, Faninal, e destinata in sposa al quarantenne, spiantato, Barone Ochs (cugino della Principessa). In Italia, negli ultimi anni, l'opera si è vista in numerosi teatri, mentre mancava a Roma da 35 anni, dove è tornata con un nuovo allestimento, una co-produzione italo-francese che ha le carte in regola per affrontare una lunga tournée internazionale. Nella scenografia sfarzosa di Ezio Frigerio (grandi ambienti barocchi dove dominano il bianco e l'oro incastonato in colonne corinzie), il regista Nicolas Joel dipana con agilità la folla di personaggi che danno corpo all'intreccio, cantando, recitando e anche danzando con maestria. Eleganti i costumi di Franca Squarciapino. L'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, guidata da Gianluigi Gelmetti, fornisce un'ottima prova alle prese con una partitura apparentemente semplice, ma in sostanza molto complessa. Gelmetti opta per una concertazione languida, in cui si accentua il lato sensuale della scrittura. Di livello più che buono la compagnia di canto: Kurt Ridle è un veterano che ha interpretato oltre 250 volte il ruolo del Barone Ochs, Christiane Iven è una Principessa di statura imponente, Irini Karajanni un Octavian pieno di astuzie e la cui maturazione (da adolescente a giovane uomo) avviene nell'arco di una giornata, Gemma Bertagnolli una Sofia tutto pepe, Peter Weber un Faninal con tutti i tic dell'arricchito. Merita una lode Giuseppe Ruggeri, chiamato all'ultimo momento a sostituire Fabio Sartori (ammalato) nel ruolo, breve ma difficile, del «cantante italiano». Al Teatro dell'Opera, fino al 18 novembre. (riproduzione riservata)


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