domenica 16 novembre 2008

Musica e politica – allora ed ora STRAUSS E QUEL VALZER FINIS EUROPAE Il Domenicale 15 Novembre

Dopo 35 anni di assenza approda a Roma (in scena in questi giorni) la "commedia in musica" del XX secolo più rappresentata in Europa: "Der Rosenkavalier" ("Il Cavaliere della Rosa") , per l'appunto "Komôdie für Musik", del cattolico liberale bavarese Richard Strauss e dell'integralista (di famiglia di ebrei convertiti) Hugo von Hofmannsthal. Costruita sulla base di un'idea del laicissimo ed europeissimo "Graf" (Conte) Harry Klesser, nato a Parigi da padre tedesco e madre irlandese, ma cresciuto tra Gran Bretagna, Francia e Germania. L’allestimento (di Ezio Frigerio), co-prodotto con l’Opéra National du Capitole di Tolosa e l’Opéra Bastille di Parigi, è, al tempo stesso, grandioso ed elegante; il bianco immacolato delle colonne corinzie si fonde con gli ori degli arredi. Il cast è di grande livello e la bachetta di Gianluigi Gelmetti accarezzante (sia la partitura sia il pubblico). In questi ultimi anni, un allestimento di Pier Luigi Pizzi, concepito per il Teatro Carlo Felice di Genova, si è visto a Milano ed a Palermo ed ora arriva a Cagliari. La "Komôdie für Musik" è stata messa in scena anche a Catania, a Firenze, Bologna, Spoleto, Trieste ed Napoli. L’approdo a Roma (città dove di Richard Strauss si rappresentano quasi esclusivamente “Salomé” ed “Elettra”) ha significati importanti ed è un’occasione per trattare del rapporto tra musica e politica sotto due punti di vista distinti. In primo luogo, il messaggio “politico” di una "Komôdie für Musik" di solito considerata uno spettacolo di mero intrattenimento. In secondo ruolo, la figura di Richard Strauss che mai lasciò la Germania durante il nazismo e subì in tarda età (era nato nel giugno 1864) l’onta di un processo (venne assolto e fu provato che nella sua posizione poté salvare molti intellettuali ebrei, in primo luogo Stefan Zweig). In breve, continua l’analisi del rapporto tra intellettuale e potere che il “Dom” conduce da circa quattro anni.
Il progetto di Kessler era una curiosa "contaminatio" di commedie di Molières, dei libretti scritti da Da Ponte per Mozart (in particolare "Le Nozze di Figaro"), di capitoli del "Wilhelm Meister Lehrjahre" di Goethe, di spunti dal "Die Mesitersinger von Nürnberg" di Wagner, nonché di intrecci tipici del teatro italiano (soprattutto Goldoni e Machiavelli). Nata con ambizioni puramente commerciali, rappresentata per la prima volta a Dresda il 27 gennaio 1911 e, nel giro di pochi mesi, sulle scene di tutti i maggiori teatri europei, trasformata in un film di successo nel 1925, "Der Rosenkavalier" avrebbe cantato la "finis Europa" in tutte e due le guerre mondiali. Tanto nel 1914-18 quanto nel 1939-45, i giovani Jules e Jim, tedeschi e francesi, fischiettavano, in trincea, il tempo di valzer che accompagna gran parte della "commedia in musica" (specialmente le ultime scene del secondo atto), un valzer che è stato rielaborato dallo stesso Richard Strauss in una "suite" orecchiabile per orchestra leggera, nonché in versioni ancor più semplici per pianoforte ed anche per pianola meccanica.
"Der Ronsenkavalier" può essere interpretato a vari livelli: a) una "commedia per adulti" (dietro la maschera superficiale di una pochade per fare cassetta) sulla formazione del giovane protagonista (quindi, una "Bildungsoper"); b) una "rievocazione in musica" del tempo andato; c) un messaggio politico alto e forte sulla transizione (il "Verwandlung" che ha un ruolo fondante nella cultura non solo tedesca ma europea nella seconda parte del XIX e nella prima del XX secolo e che è di grande rilievo all’Italia ed alla Roma di questo primo scorcio di XXI secolo)
La "Bildungsoper" si basa su spunti spudoratamente falsi. La "cerimonia della rosa" centrale all'intreccio non è mai stata parte delle tradizioni della Vienna nè del Settecento nè di altri secoli. Nell'Impero austriaco, il cambiamento sociale - la decadenza dell'aristocrazia di provincia ed il sorgere di una borghesia mercantile - si verifica anch'esso in un'epoca distinta e distante da quella della metà del XVIII secolo. Infine, il valzer il cui tempo scandisce momenti salienti della "commedia" (ed è entrato prepotentemente nella "vulgata" sul "Der Rosenkavalier") è stato inventato diversi decenni dopo il periodo in cui si svolge la vicenda
Quale è il messaggio? Per Richard Strauss, nato nel 1864, già celebre nel 1880 ed ancora in attività nel 1949, e per Hugo von Hofmannsthal , nato dieci anni dopo e morto venti prima del suo sodale, la politica del secolo che va dalla battaglia di Sedan al secondo dopo-guerra (passando per la Marna e per il "blitzkrieg"), è stata solo un rumore di fondo, un brusio fuori scena, di un messaggio più alto, e, quindi, paradossalmente più "politico", modellato compiutamente per la prima volta proprio in "Der Rosenkavalier" e ripreso poi in altri lavori comuni - segnatamente nel "Die Frau ohne Schatten”- nonché dal compositore, ormai solo e quasi ottantenne, in "Capriccio": l'inarrestabilità della trasformazione e della modernizzazione. Marie-Thèrese, la Marescialla 33nne, "dà" Octavian, il giovane 17nne, a Sophie, fanciulla 16nne, perché sa che chi difende l'esistente perde sempre. Analogamente, il flusso inarestabile della sinfonia wagneriana si fonde con i terzetti mozartiani, la polifonia, la vocalità italiana ed il teatro "leggero" alla ricerca di qualcosa che supera gli stessi primi approcci di dodecafonia perché, anche nella composizione e nella "commedia in musica", chi difende l'esistente perde sempre.
Questo messaggio venne mantenuto da Strauss anche negli anni in cui, dal 1933 al 1935, fu Presidente della Camera Musicale Tedesca; era troppo popolare in Patria ed all’estero perché venisse osteggiato dal regime. Più che il suo epistolario, lo rivela la sua “conversazione in musica” “Capriccio” andata in scena a Monaco il 28 ottobre 1942, con il suo appello (non troppo implicito) ad agevolare il cambiamento (anche mostrando di non decidere).
Curiosamente, in Italia, c’è ancora chi associa Richard Strauss ad uno dei periodi più bui della Germania , mentre pochi ricordano che l’autore di “Carmina Burana”, spesso cantato ai Festival dell’Unità, è quel Karl Orff, effettivo compositore di Corte a Casa Hitler ed il cui lavoro era stato concepito per una manifestazione a Francoforte della gioventù nazista.
L’ignoranza è sovente un galantuomo ancora più efficace del tempo.
Riferimenti
M. Bortolotto G. "La Serpe in Seno- Sulla musica di Richard Strauss“, Milano, Adelphi, 2007
L. Lo russo “Orfeo al servizio del Fürer- Totalitarismo e musica nella Germania del Terzo Reich” Palermo, Epos 2008
Heinz-Mohor e Volker Sommer "Die Rose, Entfaltung eines Symbols" Monaco, Eugen Diederichs Verlag, 1988
H. von Hofmannsthal- H. Graf Kessler "Briefwechsel 1998-129" Francoforte, Insel 1968
H. von Hofmannsthal- R. Strauss "Epistolario" Milano, Adelphi 1993
A. Jefferson "Richard Strauss: "Der Rosenkavalier", Cambridge, Cambridge University Press, 1985
Q. Principe "Serpenti in forma di rosa" introduzione E. Jünger "Sulle scogliere di marmo" Parma, Guanda 1988


Box – L’intreccio

Andiamo, innanzitutto, alla "commedia per adulti" ricordando i punti salienti dell'intreccio. Siamo nella Vienna della metà del Settecento. Il "cavaliere" (con la minuscola) è un giovane biondo e snello aristrocatico, Octavian, che, a 17 anni e due mesi, tutto sa sull'eros e sul sesso ma nulla sull'amore : la breve e concitata ouverture ne rappresenta l'orgasmo e il primo atto si apre, dopo una notte di passione, con uno slancio di tenerezze (frammisto ad orgoglio per la propria prestazione) del ragazzo alla 33enne "Marescialla" Marie-Thèrese Principessa Werdenberg. Colto sul fatto - o più precisamente nel letto- e costretto ad indossare i panni femminili della cameriera di Marie-Thèrese , attira, con la sua avvenenza qual che sia la guisa, le attenzioni del Barone Ochs, volgare signorotto di provincia e cugino della "Marescialla". Ochs è giunto improvvisamente in visita di prima mattina alla ricerca di un paggio che, secondo il costume dell'epoca, porti come pegno d'amore e di fidanzamento una rosa d'argento alla 14nne Sophie Faninal, figlia di un ricco commerciante borghese, insignito, di recente, di un titolo nobiliare di quart'ordine: in tal modo, il barone risolverebbe due problemi - nozze con prole e ripiano dei debiti. La "Marescialla", un pò per celia un perché già consapevole che "oggi, domani od un altro giorno" il biondo e snello giovanotto, a cui tutto ha insegnato, la lascerà per qualche altra donna, designa Octavian per l'incombenza. Al primo sguardo con la pupattola Sophie, il "cavaliere" prova l'amore (o, almeno, crede di provarlo), perde l'innocenza (se mai ne ha avuta), ossolda furfanti (tra cui, alcuni "pentiti di professione" quali Valzacchi definito , nel libretto, "intrigante italiano" e Annina "sua compagna") per screditare Ochs e far sì che le progettate nozze saltino all'aria. Dopo altri travestimenti, imbrogli, visite a locande di malaffare ed anche un duello, sbeffeggiato Ochs e reso soddisfatto e canzonato il ricco Faninal, sarà Marie-Thèrese in persona a "consegnare" a Sophie un Octavian scaltritosi nel giro di due giorni; mentre "Cioccolattino" ( nomignolo del paggetto negro della "Marescialla") raccoglie un fazzoletto di pizzo intriso da una lacrima, una sola, di Marie-Thèrese, si scorgono già all'orizzonte, dapontaniamente parlando, "i giuramenti di quel labbro menzogner".
Nell'impostazione iniziale, il lavoro sarebbe dovuto essere una farsa incentrata sulle peripezie buffonesche del Barone Ochs (Jefferson, 1985 ). Successivamente, nella saggistica e negli allestimenti in teatro, l'attenzione si è sempre più spostata sul personaggio della "Marescialla" (un ruolo difficilissimo sotto il profilo scenico e vocale); l'accento viene posto , in particolare sulla lucida consapevolezza di Marie-Thèrese del "tempo-che-passa" e sulla sua "rinuncia" ad Octavian - analoga a quella del 45nee Hans Sachs che nel "Die Meistersinger" getta la pur adorata 20nne Eva nelle braccia del 23nne Walter von Stolzing (altro "cavaliere", questa volta di Franconia, finito in un mondo borghese) . A una lettura più accorta, tuttavia, il perno della "commedia per adulti" trova proprio il suo fulcro nella "maturazione" di Octavian, il solo personaggio quasi sempre in scena, anche se in abiti ora maschili ed ora femminili . Una "Bildungsoper", un'opera sulla formazione e crescita di un giovane dalla adolscenza alla maturità, quindi, nel solco della tradizione tedesca, ed europea, del "Bildungsroman" - per questo i riferimenti con il "Wilhelm Meister" goethiano, nonché l'uso esplicito dell'eros. L'eros, di cui "Der Rosenkavalier" è impregato dall'inizio alla fine, è centrale alla "Bildungsoper" tedesca : si pensi al lungo amplesso con cui si conclude, con l'iniziazione del protagonista, il "Siegfried" di Wagner. Proprio in quel periodo, invece, con il melodramma romantico, l'eros scompare dall'opera italiana: tra il rossiniano "Conte Ory" del 1828 (ultima opera erotica prima del romanticismo) alla pucciniana "Manon Lescaut" del 1893 (prima opera verista con carica erotica), in Italia nel teatro lirico, l'eros non è più in scena. A titolo di raffronto, ai 45 minuti dell'amplesso del giovane Siegfried, corrispondono i due del rapporto mercenario tra il Duca di Mantova e Maddalena nel "Rigoletto" ed i tre minuti e mezzo della "grande scena d'amore" tra Alvaro e Leonora ne "La Forza del Destino".

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