“Sono convinto che la musica sia il linguaggio universale della bellezza, capace di unire tra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto”. Queste sono parole di Benedetto XVI, un teologo che viene da quella Germania in cui anche nell’epoca più buia dell’ateismo di Stato nei Länder orientali, la musica e l’educazione musicale sono state tenute in grande considerazione, come un nesso, forse, l’unico con l’Alto.
La musica sacra non è, però, soltanto “il linguaggio universale della bellezza”. E’ anche, sotto molti aspetti, la musica più moderna. E’ la riflessione che emerge da due recenti festival (uno concluso a fine ottobre ed il secondo in corso sino al 30 novembre) e dalla lettura da due libri di musicologia diventati di successo negli Usa (il settimanale “New Yorker” ha dedicato loro un servizio di tre pagine e i loro titoli sono, tra i best sellers, in posizioni dove raramente arrivano testi del genere).
Dei due festival il più breve (e già terminato) è intitolato “Contemporaneamente Barocco”; a Siena dall’11 al 30 ottobre, è un progetto innovativo che ha affrontato i linguaggi musicali e teatrali del barocco, con il proposito di metterne in risalto le relazioni con la sensibilità contemporanea. Il più lungo (dal 12 ottobre al 30 novembre) il VII Festival Internazionale di Musica ed Arte Sacra, organizzato, nelle maggiori basiliche romane, dalla Fondazione Pro-Musica ed Arte Sacra: il complesso sinfonico in residenza sono i Wiener Philalmoniker ma si possono ascoltare altre orchestre europee ed americane raramente in Italia. Un evento speciale: per il programma dettagliato e per le procedure attinenti ai biglietti (gratuiti) rivolgersi a www.festivalmusicaeartesacra.net .
I due libri sono “After the Golden Age” di Kenneth Hamilton e “The Great Transformation of Musical Taste” di William Weber. Non dicono nulla di particolarmente nuovo che chi si intende di musica non sa già . Portano, però, al vasto pubblico il messaggio secondo cui la lirica, la sinfonica e la stessa musica da camera hanno avuto una sistematizzazione della programmazione e del rapporto con il pubblico unicamente in epoca relativamente recente – nella seconda metà dell’Ottocento. Prima di allora durante le rappresentazioni, nei teatri d’opera, nei palchi si cenava, corteggiava, fornicava ed anche copulava; in platea si passeggiava e chiacchierava. Liszt era di una sorta di “pop star” che spesso cambiava programma a richiesta del pubblico, le sinfonie di Beethoven venivano spezzetate ed intercalate con altra musica (sovente di compositori mediocri). Ciò non avveniva nelle esecuzioni di musica sacra, di norma inserite nella celebrazione di riti religiosi: il pubblico assisteva raccolto, non chiedeva che un pezzo venisse cambiato con un altro, non insisteva per bis, non interrompeva. Si comportava, in breve, come divenne gradualmente prassi dalla seconda metà dell’Ottocento.
Ciò spiega la contemporaneità del barocco sacro. Un anno fa, a Rimini, si è assistito all’oratorio di Händel “Il Trionfo del Tempo e del Disinganno” (il prossimo giugno viene ripreso al Maggio Musicale Fiorentino) in un allestimento assolutamente moderno di grande impatto. Un’esperienza analoga si è avuta a Siena con la realizzazione scenica de “Il Trionfo della SS. Vergine assunta in Cielo”, oratorio di Alessendro Scarlatti del 1706. Rappresentato nella Chiesa di Sant’Agostino, in abiti d’oggi, l’oratorio ha sorpreso per la varietà di forme musicali, coniugata a spontaneità, freschezza d’espressione, sensibilità drammaturgica moderna. Il libretto è incredibilmente attuale: l’umanità e semplicità del rapporto Dio Padre- Beata Vergine che, con la scelta dei sostantivi Sposo-Sposa, libera la relazione dalla iconografia tradizionale per darle un’atmosfera di intimità e dolcezza. Le figure di Amore ed Eternità hanno una deliberata enfasi retorica, funzionale allo scopo di espandere il dialogo interiore della Vergine.
Moderno anche il VII Festival Internazionale di Musica ed Arte Sacra inaugurato con la “prima” mondiale dell’esecuzione della nuova edizione critica dell’Arte della Fuga di Bach. Termina con un’altra “prima mondiale”: la nuova edizione critica della Musiclasches Opfer, sempre di Bach. I Wiener hanno offerto la Sesta di Bruckner in una stracolma San Paolo fuori le mura e, tra l’altro, presenteranno il 27 novembre, in San Giovanni in Laterano, l’oratorio di Haydn “Le ultime sette parole del nostro Redentore sulla Croce”. Una sintesi attraverso i secoli ( da Palestrina a Krämer) di “musica delle cattedrali europee” viene offerta il 27 novembre, a San Paolo Fuori le Mura. Tra gli altri appuntamenti “Ein deutsches Requiem” di Brahms, eseguito dall’Orchestre de la Suisse Ronande guidata da Mark Janowski ed una “Messa per l’Immacolata” con sacro antico (Monteverdi) e moderno (Pärt) ad opera dell’orchestra e coro del National Shrine di Washington diretto da Peter Latona.
Hamilton, Kenneth “After the Golden Age: Romantic Pianism and Modern Performance”, Oxford University Press $ 29.95
Weber, William “The Great Transformation of Musical Taste: Concert Programming from Haydn to Brahms”, Cambridge University Press , $ 99
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