Il 12 novembre, all’Isae (Istituto studi ed analisi economica) è stato presentato il rapporto su “Politiche pubbliche e redistribuzione”, un documento che a cadenza annuale fa il punto sui temi della disuguaglianza e della povertà. L’edizione 2008 ricostruisce la situazione nell’Ue (prima dell’ingresso di Romania e Bulgaria) ed approfondisce alcuni temi all’ordine del giorno della politica, quali l’efficacia dell’Isee (indice di situazione economica prevalente) a 10 anni dalla sua introduzione, l’impatto del “fiscal drag” dal 2002 e le ipotesi su un’eventuale revisione della tassazione sul reddito (“quoziente familiare” ed altri strumenti.
Senza entrare nelle complesse problematiche sollevate dal rapporto, è utile chiedersi se alcune delle sue conclusioni possono essere utilizzate come strumenti per la lotta alla povertà a Roma e nel suo hinterland- tema che dovrebbe essere centrale sia alla politica di una Giunta comunale che ha particolare attenzione ai temi sociali sia alla formulazione di quella strategia di lungo periodo per la Capitale a cui sta lavorando la Commissione Marzano. A livello nazionale – afferma il Rapporto Isae- la percezione di povertà sta crescendo (sei famiglie su 10 si considerano oggi più povere di quanto lo fossero ieri) ed alcuni strumenti (quali l’Isee) lasciano a desiderare a ragione della qualità della base informativa per la loro applicazione (la banca dati del fisco che non riesce a cogliere fenomeni d’evasione e d’elusione).
Questi problemi riguardano anche Roma dove il 6% delle famiglie afferma di “tirare avanti con difficoltà” e l’8,8% “con molta difficoltà”; 2.000 persone vivono in strada, i disabili sono circa 140.000; più di un terzo dei bambini degli immigrati non osserva l’obbligo scolastico; la pubblica amministrazione ha smesso di svolgere la funzione di ammortizzatore occupazionale; una struttura produttiva basata su imprese familiari ha un alto tasso di vulnerabilità; una delle principali industrie (quella dell’aeronautica) sta per essere trascinata, da interessi corporativi, verso il baratro (con la perdita potenziale di 30.000 posti di lavoro). Le casse del Comune – ormai è noto – sono state lasciate a secco.
Tuttavia, Roma ha uno strumento per essere all’avanguardia nel campo del sociale. In primo luogo, è il primo grande comune a disporre di un SIS-C, ossia del Sistema Informativo Sociale messo a punto dalla Caritas (in base alla legge 328 del 2000) E’ il primo se non l’unico strumento del genere a livello nazionale: fornisce, in tempo reale, dati sui “veri poveri” e sull’efficienza e l’efficace di misure a loro favore. Da un lato, esso consente di integrare i dati provenienti dal fisco. Da un altro, esso permette di tarare meglio gli interventi al fine di massimizzare l’impatto di scarse risorse su chi è in maggiore stato di bisogno (il maximin del filosofo Rawls reso alla portata di tutti nel film “A Beautiful Mind” d’alcuni anni fa). La sfida c’è ed è enorme ma abbiamo anche il modo di rispondere.
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