sabato 1 novembre 2008

TU CI SEI, MA NON LO SANNO. E DAVANTI A TE TI DANNO PER SPACCIATO , Il Domenicale 1 novembre

Luigi Fenizi è noto ai lettori de “Il Dom” poiché in passato il nostro settimanale si è interessato a due dei suoi quattro libri (per ora): “Icaro è caduto. Parabola Storica dell’Utopia Moderna” e “La Condizione Assurda. Abert Camus, il Male ed Io”. Con “Lo Specchio Infranto. Sguardi, Matefore ed Enigmi” siamo al quarto atto di una saggistica elegante a metà strada tra l’autobiografia e la riflessione filosofica. E’ un’autobiografia molto particolare in quanto, tranne che in “La Condizione Assurda”, Fenizi non parla mai di sé stesso in prima persona e delle vicende che hanno caratterizzato la sua esistenza. In breve, brillante consigliere parlamentare del Senato, quando sulla quarantina era nel fulgore della carriera (nonché collaboratore di riviste autorevoli come “Tempo Presente” e “MondOperaio), è stato colpito da una gravissima e quando mai inusuale malattia che lo ha paralizzato totalmente. Gli ha tolto qualsiasi capacità di comunicare pure solamente con un cenno degli occhi), ma gli ha lasciato al tempo stesso tutte le facoltà intellettuali. Comprendeva, quindi, le conversazioni di chi lo dava già per morto (o quasi). Insomma una vera “condizione assurda” da cui è uscito gradualmente (ed è tornato a lavorare in Senato), anche se costretto a vivere su una sedia a rotelle, grazie alla propria forza di volontà, ed all’affetto della famiglia e degli amici.
Oltre alle numerose terapie a cui (a vent’anni circa della manifestazione della malattia) si deve ancora sottoporre, Fenizi ha trovato nella lettura e nella saggistica lo strumento per riprendere a vivere in una situazione di relativa normalità; ora è nonno felice, oltre che consigliere parlamentare necessariamente part-time e scrittore di successo. I suoi saggi trattano in vario modo del Male. Sul “Dom” dell’11 ottobre, abbiamo visto come Giuseppe Verdi, cresciuto alla religione cattolica, perse la Fede di fronte al “male assurdo” che nel giro di pochi anni gli portò via la moglie ed i figli bambini. In un mondo con tanto Male – pensava Peppino – non ci può essere posto per Dio. Fenizi non è credente; penso che non li sia mai stato. Quindi, il suo “Specchio Infranto” è molto differente dal “Come in uno Specchio” di Igmar Bergman (titolo tratto dalla frase “Come in uno specchio, oscuramente di una lettera di San Paolo ai Corinzi); nell’apologo del regista svedese, il Male porta ad intravedere l’Alto, anche se non con la chiarezza che si desidererebbe.
Dopo “Il Secolo Crudele” (il suo primo libro), in cui Fenizi esplora come nel Novecento tecnologia e crudeltà di massa si siano (per la prima volta in millenni) potute coniugare (con conseguenze disastrose per l’umanità), dopo la fine dell’utopia (argomenta del suo secondo saggio) e dopo l’assurdità stessa del vivere (tema del suo terzo libro, basato sul suo autore preferito, Camus), la riflessione riguarda i sette spicchi di uno specchio infranto in cui l’autore riflette la propria immagine. Tra le schegge, troviamo il mito (da quello di Dioniso a quello di Narciso), il contrasto tra il sacro ed il profano, le ombre ed i riflessi, il genio e la sregolatezza, la ricerca dell’amore, la malinconia. Troviamo anche la morte, che non ha però la connotazione della trasformazione/trasfigurazione verso un aldilà dove si deve dare conto del proprio operato, di quanto si è fatto per sé stessi e, soprattutto,per gli altri. E’ unicamente una “sospensione di un solo attimo” perché nel resto dell’esistenza “è sempre la necessità che ci domina”. In una visione molto laica (ma non laicista), la vita è vista come uno scontro continuo tra l’uomo e la natura, in cui , con la “visita inopportuna” della morte, vince sempre quest’ultima. Un saggio, colto (anzi erudito), denso di citazioni (da Kierkegaard a Dostoevskij, da Luhmann a Pavese) , di appassionante lettura, ma privo di speranza. Quindi, disperato.
Torniamo a Igmar Bergman: in uno dei suoi capolavori , “Il Settimo Sigillo”, il Cavaliere tornato dalle Crociate in un’Europa devastata dalla peste vince implicitamente la lunga partita a scacchi con la Morte perché dà serenamente la propria vita per quella di una famiglia di contadini. Per questo, una tragedia del Medio-Evo infestato dalla peste è colma di tanta speranza per l’uomo e per l’umanità.

Luigi Fenizi “Lo Specchio Infranto- Sguardi, metafore,enigmi”(Prefazione di Cesare Milanese Bardi Editore, 2008 pp. 306 €18

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