A Berlino dove questa settimana si è svolta l’International Regulatory Reform Conference 2008 (un evento annuale organizzato dalla fondazione Bertelsmann ma sponsorizzato da organizzazioni internazionali ed imprese di tutto il mondo), si tocca il nodo della ripresa mondiale: a fare da traino (dicono i 20 principali modelli econometrici) sono i Paesi emergenti, gli Usa appaiono in marcato rallentamento, l’Europa in recessione. Schiacciata dal carico fiscale (mediamente 10 punti di pil di più di quello Usa e 20 di quello dell’Asia emergente) e dalla ragnatela di regole (soltanto quelle per il mercato unico europeo assommano a 150.000 pagine), paga più degli altri contenti la crisi subprime le cui origini sono (ce lo ricorda un bel libro recente di Martin Wolf) in Asia ma che è esplosa negli Usa.
I programmi di aumento di questa o quella partita di spesa pubblica per rilanciare la domanda e dare fiato all’offerta avranno poco respiro se non accompagnati da una strategia espansiva europea. Pur nel rispetto della Bce e del patto di stabilità questa politica dovrebbe avere due pilastri:
· Una riduzione coordinata dell’Iva. Le imposte indirette non sono lo strumento più efficace, ma l’Iva è l’unico di cui l’Ue dispone per dare a sé stessa ed al resto del mondo un segnale forte di mutamento di rotta: da sempre più tasse per l’Europa a un programma di riduzione di peso fiscale perché l’Europa cresca. La riduzione coordinata dell’Iva deve essere accompagnata da misure nazionali d’alleggerimento del carico. Ciò comporterà per molti Stati il superamento del vincolo del patto di stabilità (secondo cui il deficit annuo non deve superare il 3% del pil). Jean Pisani-Ferry, André Sapir e Jakob von Weizsäker (tre economisti il cui europeismo è fuori discussione) hanno proposto un rilassamento del “patto di stabilità” per i Paesi che presentino programmi triennali di riforme certificati dalla Commissione. Un’occasione su cui l’Italia deve balzare (anche a ragione della buona stampa all’estero delle misure che si stanno introducendo per migliorare ed innovare la Pa).
· Un allentamento della catena di ferro della regolamentazione europea. Per chi ne segue l’evoluzione e ne scrive da 40 anni, le istituzioni europee hanno l’immagine di un immenso Leviathan che sputa non fuoco ma regolamenti. Se ne sono convinti anche a Bruxelles ; il Vice Presidente della Commissione, Gűnter Vereughen ha iniziato un programma per ridurre del 25% entro il 2012 le regole europee in vigore (eliminando quelle ridondanti o obsolete). Il prossimo Consiglio Europeo di dicembre deve chiedere di più: ottenere dalla Commissione un impegno formale a ridurre di almeno un terzo (ed entro il 2010) il giogo regolamentare. L’impegno, di per sé stesso, darebbe un segnale forte a individui, famiglie ed imprese che l’Europa, in quanto Europa, sta effettuando una svolta, per molti aspetti epocale.
I due pilastri ci scuoterebbero da una melanconia mediterranea che pare avere contagiato anche il resto dell’Ue. Ci darebbero quell’ottimismo. Senza il quale, nella migliore delle ipotesi, si ristagna.
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