Catania/Teatro Massimo Bellini
IL TROVATORE
Dramma in quattro parti di Salvatore Cammaramo- Musica di Giuseppe Verdi
“Il Trovatore” è opera troppo conosciuta perché sia necessaria, od anche solamente opportuna, una nota di presentazione da parte del vostro chroniqueur. Quindi, questa recensione tratta esclusivamente dello spettacolo visto ed ascoltato il 26 febbraio al al Teatro Massimo Bellini di Catania, una “prima” in grande stile con la partecipazione di ambasciatori stranieri e la proiezione dello spettacolo in diretta nella piazza antistante, addobbata con falò e, ovviamente, una pira. Sono almeno una dozzina d’anni che l’opera mancava dalla città etnea. Per l’occasione, non si è ripreso né un allestimento di repertorio né produzioni noleggiate da altri teatri.
Il Direttore degli allestimenti scenici del Massimo Bellini, Roberto Laganà Manoli ha firmato scene, costumi e regia. Segue un approccio tradizione. Ciò non è affatto male dopo versioni in cui la Spagna tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento è stata trasportata nell’Italia della battaglia di Custioza, in un impianto metallurgico, o nel contesto della guerra civile americana. L’allestimento scenico è semplice: un impianto unico con fondali su cui vengono proiettate immagini (dalle montagne innevate del primo quadro del secondo atto al visivo ispirato a Bruegel e Bőchlin). Efficaci, ma senza grande innovazione, i movimenti scenici. Ottima l’idea di interrompere con un solo intervallo le quattro parti (otto quadri) del macchinoso libretto di Cammarano. Una notazione: pieno accordo con allestimenti a basso costo (specialmente di questi tempi), ma perché nessun regista e scenografo riprende l’idea della produzione di Luchino Visconti, in cartellone alla Scala del 1966 al 1978? Era semplice e geniale: il primo quadro di ciascuno dei quattro atti si svolgeva sul boccascena in un’atmosfera notturna, ma al suo termini si apriva a tutto palcoscenico in piena luce (od in una luce di tramonto nel secondo quadro del primo atto oppure di alba nel quadro finale). E’ un chiaro-scuro che viene dall’orchestra. Mentre l’allestimento di Laganà Manoli è essenzialmente tutto in penombra, anche se non così buia come quella di Pizzi al Maggio Fiorentino del 2001.
Ma Il Trovatore più che azione teatrale, scene e costumi – ricordo una produzione ai limiti del grottesco al Metropolitan di New York negli Anni 70- è musica pura, soprattutto vocale. Antonio Pirolli è un diligente e coscienzioso concertatore di teatro di repertorio (è direttore musicale generale dell’Opera di Stato di Istanbul); una direzione musicale, quindi, puntuale ma senza scavare negli anfratti di una partitura più affascinante di quanto non si pensi. La sua è una lettura a supporto delle voci, quasi ad esaltare la vocalità de Il Trovatore . Efficace il coro guidato da Tiziana Carlini.
Alla “prima” abbiamo avuto due Leonore: Dmitra Theodossiou nella prima parte e Katia Pellegrino nella seconda. La Theodossiou, che ha al suo attivo almeno 100 interpretazioni de Il Trovatore, ha affrontato il palcoscenico nonostante che fosse ammalata (probabilmente la brutta influenza di stagione). Con la sua perizia tecnica e professionalità, ha dribblato le difficoltà di “Tacea la notte placida”, schivandone il sovracuto e contenendone la coloratura, specialmente nella “cabaletta”. Non è riapparsa dopo l’intervallo. La Pellegrino ha dovuto cantare L’onda dei suoni mistici, In questa oscura notte ed il duetto finale quasi a freddo- senza potersi “caricare” gradualmente nelle prime due parti. Non ha lo stile della Theodossiou ed un vibrato piuttosto stridulo.
Di buon livello la Azucena di Irina Makarova ; anche lei una veterana del ruolo, in grado di scendere molto efficacemente nelle tonalità gravi, ha una forte presenza scenica ed una dizione perfetta. Alexandru Agache è un Conte di Luna provetto, morbido in Il balen del suo bel viso, tormentano in Abuso io forse, entra perfettamente nel personaggio. Marco Spotti un Ferrando di bel timbro vocale e di bella presenza scenica – sa di essere un bel ragazzo e se ne compiace-; dovrebbe mostrare maggiore agilità nel racconto del primo quadro.
Veniamo adesso al trionfatore della serata: il giovane coreano Francesco Hong nel ruolo di Manrico. Da alcuni anni canta in Italia per lo più in circuiti considerati minori, ma si è esibito anche al Comunale di Firenze ed all’Arena di Verona e tra un paio di settimane impersonerà Manrico al Caio Felice di Genova. E’ un tenore lirico spinto con una bella pasta vocale, un timbro molto chiaro, un volume tale da sovrastare tutti gli altri e quasi da fare tremare i candelabri del Massimo Bellini con il prolungato “do” del finale del terzo atto, una tessitura perfetta per il ruolo, un’estensione in grado di passare dagli acuti del terzo atto alla difficile mezza-voce del quarto. Non alto di statura ed un po’ abbondante di corporatura è a volte impacciato sulla scena. Ma non lo era José Carreras quando, all’inizio degli Anni 70, debuttò in “Tosca” alla New York City Opera, avendo al suo franco la felina e super-sexy Marilyn Niska? Auguriamogli di non fare errori (come tentare troppo presto “Otello” o simili) e di continuare a studiare: potrà diventare uno dei tenori verdiani di riferimento di questo primo scorcio del XXI secolo.
Ottima la risposta del pubblico con applausi in scena aperta e richieste di bis a Hong.
Giuseppe Pennisi
26 febbraio 2008
LA LOCANDINA
IL TROVATOREdi Giuseppe VerdiDirettoreANTONIO PIROLLIRegia, scene, costumi e luciROBERTO LAGANA' MANOLIMaestro del coroTIZIANA CARLINIIl Conte di Luna Alexandru Agache,
Leonora Dimitra Theodossiou, Katia Pellegrino Azucena Irina Makarova, Manrico Francesco Hong
Ferrando Marco Spotti, Ines Maria MottaRuiz Domenico GhegghiUn vecchio zingaro Armando CaforioUn messo Francesco La SpadaNuovo allestimento del Teatro Massimo BelliniOrchestra, coro, corpo di ballo e tecnici del Teatro Massimo Bellini
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