Il 9 febbraio, a Tokyo, i Ministri economici e finanziari del G7 parleranno di calcio. E’ un’indiscrezione che circola tra sherpas e barracuda-esperti e che L’Occidentale ritiene utile portare a conoscenza del colto e dell’inclito. Il tema dominerà il lunch non soltanto perché TPS ed altri sono innamorati del pallone ma perché i mercati finanziari languono. Da settimane.
Dove il nesso? Non si è verificato quello che gli operatori chiamano il “January Effect”, l”effetto di gennaio”, che, dal lontano 1982/83 all’inizio dell’anno dà una marcia in più ai “futures” ed ai titoli di imprese a bassa capitalizzazione. Neanche la luna piena che secondo gli indiani d’America rinvigora le Borse (una teoria presa sul serio anche su dotte riviste scientifiche dedicate alla finanza) ha fatto, questi mesi, il proprio dovere. Le determinanti dell’andamento scoraggiante delle piazze sono molteplici: la crisi subprime (che dagli Usa si estende sul resto del mondo), i timori di una recessione Usa , il pasticciaccio brutto della Société Générale, le preoccupazioni sullo stato di salute di banche e finanziarie di qua e di là.
Dipietramente parlando, è proprio qui che ci azzecca il calcio. Nella borsa di TPS ci sono alcuni saggi quantitativi prodotti da una squadra di economisti – sportivi dell’Università di Siena che da anni studiano, con solerzia e con profitto, i legami tra i risultati delle partite con l’andamento della Borsa. Per il momento, la ricerca riguarda le squadre italiane (quotate) e Piazza Affari, ma se il Cnr dà una mano ed altre università si associano potrebbe diventare internazionale. Ed aprire nuovi spiragli al G7. E’ dal 2005 che gli economisti senesi pubblicano saggi sulla “mood” (anche irrazionale) che muove in alto ed in basso listini e singoli titoli. Nel loro ultimo lavoro analizzano il calcio (in quanto sport che porta “lacrime e gioia”, “sofferenze ed emozioni” tale, quindi, da incidere sulla “mood” degli operatori). Lo studio ha due parti: la prima è teorica e coniuga econometria, finanza, psicologia e conoscenza dettagliata del gioco del calcio; la seconda è empirica ed articolata su Roma, Lazio e Juventus – tre squadre quotate da anni . Nudi e crudi i dati mostrano che indicatori di Borsa come, dopo una vittoria. il rapporto prezzi:rendimenti (p./e. ratio nel gergo degli operatori finanziari) sia più alto che dopo una sconfitta. I pareggi, poi, sono da evitare: fanno male a tutti gli indici.
Se le gambe (dei calciatori fanno bene alle Borse) giovano anche all’economia reale? Ci spera tanto la Repubblica del Sud Africa dove si giocherà la Coppa del Mondo nel 2010. Un’analisi costi benefici basata (ex-post) sul caso della Coppa nel 2006 (quando si giocò nella Repubblica Federale Tedesca) raffredda gli animi. Secondo gli indicatori convenzionali – valore attuale netto, tasso di rendimento interno, rapporto benefici costi attualizzato – non è un grande affare per l’economia del Paese. Spesso anzi porta alla costruzione di infrastrutture (stadi) di dubbia sostenibilità finanziaria ed economica. I risultati cambierebbe se si riuscisse a quantizzare il beneficio di orgoglio ed entusiasmo sull’economia reale. Pare, però, che incidano più sulla Borsa che sul pil.
Riferimenti
Boido C., Fasano A. "Football and Mood in Italian Stock Exchange" The Icfai Journal of Behavioral Finance, Vol. 4, No. 4, pp. 32-50, December 2007
Chandy P.R., Haensly P. "Does Full or New Moon Influence Stock Markets?: A Methodological Approach" Journal of Financial Management and Analysis, Vol. 20, No.1, January-June 2007
Meanning W., Du Plessis S. "World Cup 2010: South African Economic Perspectives and Policy Challenges Informed By the Experience of Germany 2006" Contemporary Economic Policy, Vol. 25, No. 4, pp. 578-590, October 2007
Rendo J, Ziemba, W. "Is the January Effect Still Alive in the Futures Markets?"
Financial Markets and Portfolio Management, Vol. 21, No. 3,
pp. 381-396, 2007
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