C’è o non c’è il “tesoretto”? Viene quantizzato da fonti sindacali in 10 miliardi di euro ma, dopo numerose conferme implicite da parte di esponenti dell’attuale maggioranza, nonché dello stesso leader del PD, Walter Veltroni, è stato negato dal Ministro dell’Economia TPS. Secondo sussurri e grida dai grigi corridoi di Via Venti Settembre, dopo la presa di posizione dell’Ue sui tempi per raggiungere il pareggio di bilancio c’è da dubitare che, il marzo prossimo, la trimestrale di cassa confermi la disponibilità di risorse che, alla vigilia delle elezioni, l’Esecutivo (in carica per gli affari correnti) vorrebbe utilizzare per sgravi tributari alle famiglie a più basso reddito. Lungi da noi che si tratti di misura elettorale! Non solamente a tali sgravi si accompagnerebbero costi di transazione che ne vanificano parte della portata, ma dal 2000 al 2006 (ultimo anno per il quale si dispone di un consuntivo) la spesa pubblica è passata dal 46,2% al 50,5% del pil: stime preliminari Ocse-Fmi la portano al 51% del pil nel 2007.
Anche nell’eventualità che il gettito effettivo aumentasse più delle previsioni, non ci sarebbe – per dirla alla romana – trippa per gatti. Le previsioni non sono rosee: la sera dell’8 febbraio il “consensus” dei 20 istituti econometrici privati internazionali (nessuno è italiano) ha sentenziato un ulteriore rallentamento delle stime dell’economia italiana nel 2008 rispetto alle elaborazioni di un mese fa. In media si sfiora un aumento del pil del’1% ma 9 istituti ne prevedono uno attorno allo 0,5%. La finanziaria è stata costruita ipotizzando incrementi del pil tra l’1,5% e l’1,7%. L’effetto congiunto di esaurimento degli effetti dei condoni e dei concordati e di rallentamento, fa si che è più realistico parlare non di presunto “tesoretto” ma di “cronaca di un buco annunciato” piuttosto che di un “tesoretto”.
A quanto ammonta il “buco annunciato”? Un centro studi lo ha quantizzato in 7 miliardi di euro. Le mie stime lo pongono tra gli 8 ed i 12 miliardi – l’equivalente di una legge finanziaria degli Anni Novanta. Con un margine d’errore del 50%, restiamo nell’ordine di almeno 4-6 miliardi , una cifra che non si può raggranellare con qualche ritardo alle erogazioni per pagamenti, facendoli slittare dall’esercizio 2008 a quello 2009. Chi sarà in carica in maggio-giugno dovrà spalmarla su sei mesi all’assestamento di bilancio: difficile tagliare spese per un’entità (almeno) tra i 2 miliardi ed i 600 milioni al mese. Se torna VVV (Vice Ministro Vincenzo Visco) avrà una motivazione seria per il suo diletto preferito: aumenterà tasse. Se arriverà un’altra squadra, dovrà avere nervi di ghiaccio per non mettersi le mani tra i capelli.
Il quadro sarebbe ancora più inquietante se prima del voto (per avere i sindacati come grandi elettori) verranno concessi dal Governo in carica i 7 miliardi che chiede a gran voce il pubblico impiego.
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