Su Il Tempo del 3 febbraio ho indicato quattro riforme che, chiunque vinca le ormai non lontane elezioni (l’esito del mandato esplorativo affidato al Presidente del Senato potrà spostarle di qualche settimana), dovranno essere realizzate per rimettere in marcia l’Italia. Date le esperienze fatte, è difficile pensare che tali riforme possano essere attuate da un’eventuale Governo e maggioranza di centro-sinistra. Può farlo un Governo di centro-destra? In una fase in cui soffia il vento dell’anti-politica può un Governo di centro-destra fruire di una maggioranza così ampia da consentire che le riforme non finiscano insabbiate da veti reciproci e da mille compromessi di piccolo cabotaggio?
Per essere in grado di dare corpo un programma di riforme e soprattutto di attuarlo, la carta vincente consiste nell’attrarre parte di quegli italiani oggi affascinati dalle sirene dell’anti-politica e nel costituire un esecutivo coeso e sensibile alle istanze dell’Italia più giovane- quella che, se non altro per ragioni anagrafiche, meglio percepisce le istanze del futuro. Il bacino elettorale potenziale dell’anti-politica è molto vasto: secondo i sondaggi più accrediti eventuali liste benedette da Beppe Grillo catturerebbero il 7% del voto popolare, a cui si può aggiungere un altro 7% di antipolitici non “grillino”. L’invecchiamento della classe dirigente italiana, e dal ceto politico in particolare, è una delle molle più importanti dell’anti-politica.
Intercettando gli elettori attirati dall’antipolitica e proponendo un esecutivo relativamente giovane, negli Anni 80 Ronald Reagan negli Usa e Margaret Thatcher nel Regno Unito sono riusciti a realizzare il profondo riassetto strutturale che ha assicurato un quarto di secolo di crescita rapida (e di miglioramento della distribuzione dei redditi) ai due Paesi. Lo ha analizzato tre lustri fa l’allora giovane politologo americano Paul Pierson che conosce bene l’Italia in quanto è stato docente all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole.
La mente (ed il braccio) economico della squadra di Reagan è stato il giovane (allora aveva 35 anni) Ministro del Bilancio, David Stockman. In seguito a confronti durissimi con il Congresso e con le lobby ha portato a casa la riduzione delle imposte (ed i tagli alla spesa). Anche se Stockman riuscì ad attuare solo parte del programma (come ammise nella sua autobiografia) e la sua carriera successive nel private equity ha ombre, nel 1981-85 con la sua energia e determinazione riuscì a rimettere in moto una macchina (gli Usa) afflitta da stagnazione e inflazione.
Il prossimo Esecutivo sarà di 12 Ministri (oltre al Presidente del Consiglio). Vincerà chi sin da adesso annuncerà che saranno giovani (un età non superiore ai 50 anni all’assunzione dell’incarico) e non parlamentari. Si sgombrerà rapidamente il campo da molti pretendenti ad un numero ristrettissimo di incarichi e da complesse alchimie per tentare di fare quadrare il cerchio.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Spero davvero che il prossimo esecutivo (spero di Centro-Destra) possa dare questa opportunità all'Italia e al mondo di mostrarsi coeso, giovane, propositivo e fattivo.
Purtroppo vedendo la composizione dei vertici della CdL posso solo pensare che gli under 50 non ci saranno. è solo sano e non arrabbiato realismo.
OCCORRE SPERARE.............SENZA FARSI MAI ILLUSIONI
GIUSEPPE PENNISI
Posta un commento