lunedì 18 febbraio 2008

PRIVATIZZARE . LA PRIMA SVISTA

Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha lanciato un invito affinché la politica delle privatizzazioni abbia nuovo slancio. Il guanto è stato accolto dal PdL che ha annunciato non solamente una strategia aggressiva che riguarderebbe Enel, Eni, Poste e Rai (come peraltro già previsto nel Dpef del giugno 2005, l’ultimo firmato dal centro destra), nonché Consap, Consip, Enav, Anas ed Arcus ma anche e soprattutto il variegato universo dei servizi pubblici locali (dall’Acea all’Iride, passando per Acegas, A2A, Acsm, Ascopiave, Enia ed Hera). Da parte del Pd , e del suo loquace leader Walter Veltroni (WV per gli amici del loft) c’è invece stato un assordante silenzio.
Alcuni economisti arruolati da WV affermano che questo non sarebbe il momento di vendere imprese statali od a partecipazioni statali a ragione delle tensioni sui mercati finanziari internazionali. La risposta più eloquente viene da un documento (disponibile solo agli abbonati) di EPFR Global datato 12 febbraio: EPFR Global è uno dei più noti osservatori internazionali dell’andamento dei fondi comuni e sottolinea come nonostante la tempesta della finanza subprime i risparmiatori stiano tornando ai fondi azionari (negli Usa un afflusso di 1,3 miliardi di dollari nella settimana terminata il 6 febbraio). In aggiunta, c’è una molteplicità di fondi internazionali sovrani alla ricerca di opportunità quali quelle offerte dalle denazionalizzazioni. Quindi, il vincolo non è dal lato della domanda ma della volontà politica che determina, in Italia, l’offerta. Ciò vuol dire che una strategia di privatizzazioni (quale delineata dal PdL) troverebbe un mercato pronto ad accoglierla. Il suo effetto potrebbe essere (secondo mie stime preliminari) una riduzione dello stock di debito pubblico dal 105% all’80-85% del pil nell’arco dei prossimi sei anni. Liberando risorse per lo sviluppo e per il miglioramento della qualità della vita di tutti specialmente di coloro che sono nei gradini più bassi della scala dei redditi e dei consumi. Più che parlare, WV deve mostrare con fatti concreti (visto che la sua maggioranza è al Governo, pur se solo per gli affari ordinari) le intenzioni del Pd, chiarendone in primo luogo la posizione sulla trattativa di Alitalia con AirFrance-Kml: uno studio di Andrea Giuricin dell’Istituto Bruno Leoni documenta che un rinvio può provocare il fallimento dell’azienda. I numeri diramati il 13 febbraio al termine del CdA sono chiari: le perdite operative (anche se ridotte rispetto all’anno scorso) sfiorano sempre i 700.000 euro al giorno, c’è in cassa liquidità sino a giugno, incombe la minaccia di una svalutazione della flotta in caso di ritardi nella trattativa. Ove si giungesse al fallimento di Alitalia, Roma ed il Lazio subirebbero un forte aumento della disoccupazione. WV è stato sindaco della capitale sino all’altro giorno; una ragione (ed un dovere) in più per dire chiaro e tondo in modo chiaro e tondo da che parte st

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