I mercati azionari potrebbero avere già toccato il fondo della crisi subprime. Ma contrariamente alle previsioni di alcuni analisti che guardano alle piazze emergenti come una possibilità di rinvigorire i mercati , potrebbero essere gli Usa il motore della svolta. Secondo EPFR Global, un osservatorio dell’andamento dei fondi comuni, dagli Stati Uniti starebbero già venendo segnali eloquenti: nella settimana terminata il 6 febbraio c’è stato un flusso positivo netto verso i fondi azionari americani di 1,33 miliardi di dollari – un flusso quasi analogo a quello segnato nell’intero 2007. La marcata riduzione dei tassi d’interesse non soltanto ha arrestato quella che era parsa una caduta libera dell’azionario ma ha anche indotto un’inversione di rotta: l’interbancario è passato dal 5,25% l’anno in agosto al 3% e la Fed ha fatto comprendere agli operatori che se necessario ne guiderà ulteriori ribassi. Complice il fatto che si sono di fatto azzerate le emissioni di Cdo (con elementi di subprime).
Certo i listini hanno ancora molta strada da fare per recuperare quanto perso negli ultimi mesi del 2007 ed all’inizio del 2008. Soprattutto in Europa dove il FTSE Eurofirst 300 dovrebbe aumentare del 12% solo per azzerare, nell’anno in corso, le perdite subite dall’autunno. Tuttavia, si comincia a respirare aria di ripresa. E con essa l’impressione che le opportunità non colte adesso non si ripresenteranno. Da un’indagine appena condotta tra 500 gestori dell’area Usa-Eu emerge che il 74% afferma che è il momento di comprare, non di vendere o di tenere immobile il portafoglio. Gli stessi gestori in gennaio avevano segnato un alto grado di avversione al rischio Segno che il punto di minima è stato superato. L’elevato numero di possibilisti potrebbe fare pensare ad una eccessiva di ottimismo ma da un’altra inchiesta risulta che le 500 s.p.a. dell’indice S&P 500 ritengono di chiudere il 2008 con un aumento degli utili netti mediamente dell’8,6% .
E anche Morgan Stanley esprime cautela sui tempi e sui modi necessari perché la ripresa dell’azionario americano si espanda in Europa, può indurre ad un certo ottimismo un’analisi del premio di rischio del servizio studi della Bce nei principali settori dell’azionario in Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna. L’analisi giunge alla conclusione che il grado di integrazione finanziaria è molto forte. Non appena la ripresa dei mercati proveniente dagli Usa tocca un Paese si diffonde nel resto dell’area. Un invito alla Bce perché riduca i tassi?
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