mercoledì 29 agosto 2007

PRODI E LA NORMALIZZAZIONE DEI MERCATI

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi propina interviste rassicuranti per convincerci che i mercati (finanziari) si stanno normalizzando. Peccato che la sua specializzazione sia nel protezionismo industriale (argomento della tesi di laurea) e nel mercato delle piastrelle (oggetto del suo libro del 1966 Modello di sviluppo di un settore in rapida crescita: l'industria della ceramica per l'edilizia, l’unico peraltro a carattere accademico tra la dozzina da lui pubblicati). In effetti, alla base delle difficoltà di queste settimane c’è una determinante che non controlla: gli Usa devo attirare 800 miliardi di dollari l’anno per finanziare la propria bilancia dei pagamenti ed a tal fine si è creato un complicato mercato di derivati di cui i subprime sono solo un piccolo elemento. Il sindacalista francese Marc Blondel ha detto per anni che nell’età della globalizzazione i Governi sono diventati subappaltanti dei mercati. Nell’attuale situazione, Prodi è al più un aspirante subappaltante. Potrebbe, però, mettere ordine nella casa che tenta di governare: le informazioni dalle varie authority sull’eventuale contagio dovrebbero essere disponibili in tempo reale, premendo il tasto di un computer, mentre richieste da due settimane le si attende ancora; l’architettura della regolazione vigilanza dovrebbe essere meno barocca (la maggioranza dei Paesi dello spazio economico europeo ne ha una sola) e le procedure meno rococò con risparmi di poltrone, prebende e tempo; si dovrebbe bloccare sul nascere la circolazione di derivati opachi e fornire un’informativa ampia e corretta ai consumatori; si dovrebbero recidere potenziali conflitti di interesse tra rappresentanti di categorie e fondi pensione. Non si curerebbe un problema globale, ma si darebbe un contributo a casa propria. Con la “serietà” di cui giovialmente parla tanto spesso.

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