Nei loro primi film di successo, due grandi registi della incomunicabilità mostravano come al Teatro dell’Opera si comunichi (e si faccia anche politica). In una delle prime inquadrature di “Cronaca di un amore” di Michelangelo Antonioni siamo alla Scala, si rappresenta “Francesca da Rimini” di Riccardo Zandonai e si imposta la soluzione di una complessa vertenza in materia di relazioni industriali. Analogamente, in “Sorrisi di una notte di estate” di Igmar Bergman, dopo le prime scene, siamo in teatro e scatta la molla dell’intreccio tra il politico, il filosofico, il sessuale che domina il resto del film.
Sino a pochi anni fa, “il Cinese” teneva banco in un palchetto del Teatro Rossini al Rof (Rossini Opera Festival) nella metà di agosto di ogni anno; ora pare che le cura di Bologna abbiano allontanato, lui e la sua corte, almeno delle “prime”, dove non mancava mai. Un periodico economico aveva annunciato che la serata operistica della politica si sarebbe spostata in Garfagnana, il 10 agosto, notte di stelle filanti ed inizio delle vacanze del Parlamento. Al Festival Pucciniano che da 53 anni si tiene sulle sponde del Lago Massacciuccoli, ci sarebbe stato il debutto nella regia lirica di Lorenzo Amato (figlio del Ministro dell’Interno Giuliano) con “La Rondine” di Giacomo Puccini, di cui sarebbe stata presentata in prima assoluta una quarta (e si spera ultima) versione basata su appunti postumi del compositore. La bacchetta affidata ad un'altra celebrità, Alberto Veronesi (figlio dell’oncologo Umberto, nonché alla guida dell’Orchestra Sinfonica Siciliana e Direttore Artistico del Teatro Sociale di Mantona). Si pensava, a ragione della cena di gala a Villa Caproni (al termine dello spettacolo), di un’occasione di incontro tra politici nazionali e locali, imprenditori e via discorrendo. Si preconizzava qualche nuovo tassello al costituendo Partito Democratico.
In effetti, non mancavano presenze di nome nel parterre (le famiglie al completo del regista e del maestro concertatore), grandi interpeti della lirica (Renata Scotto) e dello spettacolo (Maurizio Scaparro),il management dell’opera di Nizza (Benjamin Pionner) che co-produce l’allestimento (lo si vedrà anche a Lucca, a Trieste ed in un gran teatro Usa in occasione del 150 anniversario della nascita di Puccini nel 2008) , nonché il direttore generale dell’Opera delle Fiandre (interessato ad importarlo) e vari Ambasciatori.
Mancava, però, all’appello non solo la folla variopinta di politici (ed aspiranti tali) che passano l’estate all’Argentario (dove, da decenni, va in vacanza la famiglia Amato), ma anche il Sottosegretario ai Beni ed alle Attività Culturali Andrea Marcucci , lucchese e grande esponente della Garfagnana in seno al Governo. La folla dell’Argentario ha preferito i festeggiamenti per “L’Ultima Spiaggia” (lo stabilimento balneare di Capalbio); molti politici sono partiti in vacanza in terre lontane il giorno della chiusura delle Camere; e, soprattutto, la famiglia Amato (Ministro e regista in persona) ha voluto dare prova di una discrezione pari a quella de “La Rondine” pucciniana. Non sono neanche apparsi alla cena. I guardaspalle (se c’erano) erano ben celati tra gli spettatori. E pensare che interi Rotare Club di Pisa, Viareggio ed anche Ancona si erano organizzati (acquistando biglietti, prenotando corriere ) per essere presenti allo spettacolo ed alla cena del centro-sinistra-che-può.
Decadenza della lirica o della politica? Oppure ancora di ambedue.
Lo spettacolo (su cui ci riserviamo di tornare in altra sede sotto gli aspetti scenici e musicali) non sfigura affatto accanto a quelli di un ROF chiaramente in tono minore. Nonostante le difficoltà di realizzare un’opera su palafitte, e subito dopo un temporale estivo , - in condizioni quindi non ottimali per l’acustica, Alberto Veronesi ha trattato con delicata maestria la complessa partitura (frutto di un lavoro critico complesso per orchestrare pagine lasciate incompiute da Puccini). Di gran livello (specialmente dati i tempi che corrono) le voci dei cinque interpreti principali: Svetla Vassileva, Maya Dashuk, Fabrio Sartori, Emmanuele Giannino, Marzio Giossi. Intrigante , ma controverso, l’allestimento di Lorenzo Amato (regia) e NALL (un’équipe franco americana – scene e costumi). E’ a metà strada tra il 1917-20 (quando l’opera venne composta) e la contemporaneità, con aggiunta di ballerini che sembrano indossare intimo di Dolce & Gabbana. Sarebbe stata meglio una scelta netta: o l’inizio del Novecento o i giorni nostri. Come è stato fatto, ad esempio, per “Die Gezeichneten” (“I bollati”, ma sarebbe meglio “Gioventù Bruciata”) Franz Schreker nelle versioni che si vedono a Stoccarda, Salisburgo, Vienna, Amsterdam e Amburgo .Pur per mano di registi differenti, dalla Genova del Seicento si è trasportata l’azione ai nostri giorni: grandi orge di cantanti attori tutti nudi – pene al vento e chiappe all’aria non si deve neanche andare da Dolce & Gabbana.
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