Per Sergio D’Antoni la finanziaria in cantiere deve essere quella della svolta per il Mezzogiorno in termini di non soltanto di allocazioni finanziarie ma anche di qualità. Da uomo di azione sa che le geremiadi, come i rapporti Svimez, non portano sviluppo. Il fido Roberto Gagliardini, sempre molto attento a scoprire testi importanti (anche se poco noti) ha portato alla sua attenzione un lavoro, proprio effettuato all’interno del Ministero dello Sviluppo da (“Fare i conti con la scuola nel Mezzogiorno” in www.dps.mef.gov.it/materialiuval). Apre un nuovo percorso, prendendo l’avvio, con una metodologia rigorosamente quantitativa, dall’analisi delle “competenze” (ossia di quanto effettivamente appreso) dai quindicenni che hanno frequentato le scuole nel Centro-Nord e del Sud. Vengono utilizzati dati comparativi internazionali del Programme for International Student Assessment (Pisa) ed incrociati con statistiche sul livello di reddito delle famiglie, sul grado di accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sulla spesa per studente, sulla qualità degli edifici scolastici, e così via. Si giunge a conclusioni che possono sembrare paradossali: mentre nel resto d’Europa (e del mondo) i ragazzi provenienti da un contesto familiare ad alto reddito sono anche quelli con maggiori “competenze” , nel Sud e nelle Isole i figli dei “ricchi”, provenienti dai licei (pure da quelli reputati migliori nei singoli contesti territoriali) si situano in media (in termini di conoscenze effettive di base) in una posizione inferiore a quella dei loro coetanei del Centro Nord iscritti alle scuole tecniche ed appartenenti al 25% più svantaggiato della popolazione. Le implicazioni e le conclusioni sono chiare: senza una politica “nazionale” per la scuola (verso cui incanalare le risorse aggiuntive messe a disposizione dall’Ue per il 2007-2013) e senza un sistema anch’esso “nazionale” di valutazione dell’apprendimento, i programmi di grandi infrastrutturazione, di reti , di circuiti turistici e simili sono tra il futile e l’inutile. A riguardo sono inquietanti le voci – che D’Antoni spera siano smentite dal collega Luigi Nicolais– della eventuale chiusura dei programmi di empowerment gestiti dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione (Sspa) e diretti proprio a questi obiettivi. Al danno (per il Mezzogiorno) si aggiungerebbe la beffa: i flussi finanziari Ue verrebbero ridiretti proprio verso quelle aree che più fanno concorrenza al Sud ed alle Isole.
A tal fine, sempre grazia alla solerzia di Gagliardini, D’Antoni invia a Tomaso Padoa-Schioppia ed a Giuseppe Fioroni il saggio Public Education Expenditure, Growth and Welfare appena apparso come CESifo Working Paper No. 2037 in cui Kostantino Angelopoulos , Jim Malley e Apostolos Philippopoulos studiano gli effetti della spesa pubblica dell’istruzione sul successo economico degli Usa. Un altro lavoro viene spedito a Nicolais : “Time Allocation between Innovation and Education" di Maurizio Iacopetta , un italiano che da anni lavora al Georgia Institute of Technology da cui si ricava come l’innovazione tecnologica e organizzativa deriva da un’allocazione ottimale tra il tempo dedicato alla ricerca e sperimentazione e quello impiegato, invece, nell’istruzione. E’ questo equilibrio che si deve trovare nella politica per il Mezzogiorno, anche e soprattutto in quanto , dall’ultimo lavoro di Luis Galicano e Thomas Hubbard siamo in un mondo in cui le “gerarchie della conoscenza” forniscono elevati rendimenti privati e sono il motore dello sviluppo- "The Return to Knowledge Hierarchies", CEPR Discussion Paper No. 6077.
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