mercoledì 29 agosto 2007

NOZZE DI FIGARO A SALISBURGO

FESTIVAL DI SALISBURGO
LE NOZZE DI FIGARO

Le Nozze di Figaro è una delle opere di Wolfgang A. Mozart più eseguite, anche e soprattutto questa estate. Meno di due mesi fa ho trattato del suo significato nelle sviluppo del dramma in musica in occasione del nuovo allestimento messo in scena a Aix en Provence con una compagnia giovane, la Mahler la Mahler Chamber Orchestra guidata da Daniel Harding e la regia di Vincent Boussard. Alla Haus fǘr Mozart viene ripreso l’allestimento che un anno fa suscitò vive discussioni, di cui è già disponibile un DvD e che molti italiani hanno potuto vedere sul canale digitale “Classica”. Rispetto al 2006, però, sono cambiate molti elementi: dirige Daniel Harding (non Nikolaus Harnoncourt), sono cambiati diversi interpreti e la regia h subito ritocchi. Questa recensione, quindi, si sofferma principalmente sugli aspetti tecnico-professionali.
In primo luogo, la regia. Le Nozze di Figaro – lo ho scritto nell’ampia corrispondenza da Aix – si presta ad una vasta gamma di letture. Claus Guth (regia) le interpreta come una “commedia per adulti” in cui si scava nell’animo di quattro coppie in crisi. A tal fine trasporta l’azione all’inizio del Novecento, quasi in parallelo con la nascita della psicoanalisi. Le scene ed i costumi di Christian Schimdt ci portano in un palazzo tardo-vittoriano, ma – attenzione – non siamo nel serial televisivo britannico Upstairs Downstairs per decenni tema di arguta critica sociale. E’ un inizio del Novecento molto nordico – forse britannico, ma potrebbe essere anche scandinavo (certo non c’è nulla della solare Siviglia di un celebre allestimento di Luchino Visconti). In interviste (e in note al programma di sala), fa riferimento a Ibsen e a Strinberg . A mio avviso, riferimenti più appropriati sarebbero “Sorrisi di una notte d’estate” di Ignmar Bergman (il film che nel 1955 portò il regista svedese all’attenzione mondiale) e “Candida” di Gorge Bernard Shaw, Il film di Bergman aveva il Da Ponte-Mozart (oltre a Shakespeare ed al Rosenkavalier tra le sue fonti) e scavava nei rapporti di quattro coppie, riuscendo al tempo stesso a far ridere a crepapelle. In “Candida” – come è noto- Shaw smorza le tensioni di “Casa di Bambola” di Ibsen e gli stessi elementi di critica sociale finiscono nel sottofondo.
In questo palazzo, cosa è la molla della “folle giornata”? L’eros in tutte le sue declinazioni. Già Strehler aveva ancorato all’eros Le Nozze in una versione concepita per il teatro di Versailles e vista per decenni alla Scala e nel resto del mondo. Strehler, però, imperniava la carica erotica su Cherubino in crisi adolescenziale per eccesso di testosterone e la declinava con la critica sociale , restando in un ricco Settcento di maniera. Per Guth, l’eros (un angeletto, recitante, si aggira per il Palazzo e sfiora tutti i personaggi) non è innescato da Cherubino ma lo porta in sé (con una buona dose di carica) ciascun protagonista. E’ tanto intenso quanto inappagato (sino alla scena finale): tra le varie coppie (e non solo – c’è anche una scena in cui Susanna e la Contessa iniziano un rapporto a tre con Cherubino , interrotto dall’improvviso arrivo del Conte) cominciano più volte giochi sessuali che, nella “folle giornata”, restano incompleti. Questi aspetti sono trattati con molta eleganza: non c’è un nudo in scena- Cherubino resta due volte in mutande- Ma come da copione.
Come a Aix (e altrove) Harding dirige a memoria e con un arco largo del braccio al fine di cogliere sfumature (specialmente dagli archi e dai fiati) che potrebbero essere difficili da afferrare data l’insostenibile leggerezza degli organici mozartiani (alla prima del Don Giovanni – vale la pena tenerlo a mente – il salisburghese disponeva solo di cinque (5) violini). Dispone del vasto organico dei Wiener Philarmoniker ed accarezza la partitura quasi sensualmente evidenziando il delicato equilibrio tra tolleranza ed ambiguità. Accelera i tempi nei momenti più apertamente comici (quali la scena della scoperta di Cherubino nella stanza di Susanna alla fine del primo atto) per dilatarli in languidi abbandoni in quelli sentimentali e sensuali (le due principali arie della Contessa, il gioco erotico tra Figaro e Susanna nel giardino illuminato dalla luna). Ancora una volta, una concertazione di riferimento che a Salisburgo, in un teatro interamente chiuso, si avverte meglio e con un cast maturo, si avverte meglio che ad Aix. A 32 anni, con moglie e figlio, questo minuto direttore d’orchestra (con il gesto del braccio, però, larghissimo), appassionato di calcio e di pizza napoletana, si propone (ore che ha completato la trilogia Da Ponte-Mozart) come il Karl Boehm di questo primo scorcio di 21simo secolo. E dire che si era imposto all’attenzione mondiale concertando, ad appena 16 anni, Pierrot Lunaire di Schoemberg e veniva acquisito tra i nuovi maestri per la musica del Novecento e per la contemporaneità più innovatrice..
Buona e rodata la parte vocale – molti elementi del cast erano già nell’edizione dello scorso anno ed alcuni (Marie McLaughlin) in quella che da Aix è partita per un giro del mondo. In primo luogo , occorre ricordare Luca Pisaroni , un Figaro di altissimo livello sia per la maestria con cui gestisce la propria vocalità (è un basso-baritono dal registro molto ampio ed in grado tanto di agilità quanto di tenersi a lungo sul centro) sia per la prestanza fisica e la recitazione: è sulle maggiori scene internazionali da sei anni, come mai non lo si invita sui principali palcoscenici italiani?. La sua Susanna è Diana Damrau, giovane ma affermato soprano tedesco il cui repertorio spazia dal melodramma italiano ai ruoli di coloratura : grande presenza scenica , eccelle in Deh, vieni non tardar. Di livello il Conte (un Gerald Finley in gran forma e con perfetta dizione italiana) e la Contessa (Dorothea Rőschnann, che ne fa, come è d’uopo, un precursone della Marchallin di Strass-Hofmannsthal) . Pieni di temperamento la Marcellina di Marie McLaughlin ed il Bartolo Franz-Josef Selig Buone tutte la caratterizzazioni minori.
Veniamo, infine, a Cherubino, di cui ha indossato i panni Martina Janková, un giovane soprano della Repubblica Ceca che negli ultimi anni sta facendo una rapida carriera spaziando da Verdi al Novecento. Ha senza dubbio le physique du rôle (specialmente en travesti ) e tutta l’agilità richiesta dalla parte. E’, però, un soprano lirico puro, mentre all’adolescente in voglia di portarsi a letto tutte le donne del palazzo si addirebbe meglio un mezzo soprano – Come la Fredrica Von Stade dell’indimenticabile versione di Strehler- Bohem.






La Locandina
Le Nozze di Figaro
Dramma giocoso di quattro atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Direzione musicale Daniel Harding
Regia Claus Guth
Scene e Costumi……………………… Christian Schmid
Luci……………………………………Olaf Winter
Orchestra Wiener Philarmoniker



Il Conte d’Almaviva Gerald Finley
La Contessa……………………………...Dotothea Rőschmann
Susanna…………………………………..Diana Damrau
Figaro…………………………………….Luca Pisaroni
Cherubino………………………………..Martina Jankova
Marcellina………………………………..Marie McLaughlin
Bartolo……………………………………Fraz-Josef Selig
Basilio…………………………………….Patrik Henckens
Antonio…………………………………...Gabor Bretz
Barbarina ………………………………..Eva Liebau
Un cherubino…………………………….Uli Kirsh
Coro………………………………………della Vienna Staatsoper
Salisburgo 24 agosto.

Giuseppe Pennisi

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