FESTIVAL DI SALISBURGO/ I naufraghi del Viale della Provvidenza: l'intervista a Cairns e Adès
Pubblicazione: sabato 30 luglio 2016
Thomas Ades, foto di Anne Zeuner
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Da sempre il festival di Salisburgo ha un alto contenuto spirituale.
Quest’anno, dopo la consueta ouverture di concerti di musica sacra, è stato
inaugurato, la sera del 28 luglio, dall’attesissima prima mondiale di The
Exterminating Angel (L’Angelo Sterminatore) terza opera di Thomas Adès
(classe 1971), uno dei più apprezzati compositori contemporanei. La sera della
prima ho avuto modo di conversarne con Adès, che ha anche concertato l’opera, e
con il regista Tom Cairns (classe 1952) sulla meravigliosa terrazza della Torre
Toscanini da dove si gode una vista mozzafiato sulla Salisburgo barocca, il
castello medievale, il fiume e le colline.
The Exterminating Angel è tratto dal film eponimo di Luis
Bunuel del 1962, ultimo lavoro ‘messicano’ del regista, prima del suo breve
rientro in Spagna e gli ultimi anni passati in Francia. Il titolo che
Bunuel avrebbe voluto dare al film era Los náufragos de la Calle
Providencia ("I Naufraghi del Viale della Provvidenza") per poi
tornare al titolo, apocalittico, del romanzo messicano, da cui il film è
tratto. La vicenda è semplice: dopo una serata al Teatro delll’Opera un gruppo
di persone appartenenti all’alta borghesia, ai piani alti dei ministeri, e alla
diplomazia si riuniscono a cena. Alla fine, quando uno dei commensali (una
pianista) si mette al piano per suonare, e tutti si accorgono che si sta
avvicinando l’alba, non riescono più ad uscire dalla villa. Restano reclusi,
come bloccati da incantesimo che dopo qualche giorno (nonostante polizia,
esercito ed anche religiosi tentino di tutto per dar loro una via d’uscita), fa
sì che alcuni di loro mostrino il peggio di loro stessi. Riescono alla fine ad
uscire. Ma sarà una liberazione di breve durata. Restano ‘naufraghi’, incapaci
di comprendere il mondo che cambia. Una parabola, mista di realismo,
surrealismo e religiosità, secondo Bunuel, della ‘condizione borghese'.
Cosa La ha attratta – chiedo ad Adès -, dopo un dramma di
tardo novecento (Powder Your Face!) e l’ultimo lavoro di Shakespeare (The
Tempest) ad affrontare questo tema?
Ho visto il film per la prima volta quando avevo 13 o 14 anni
durante una serie su Bunuel della BBC e ne rimasi colpito anche in quanto mia
madre è una storica dell’arte, specializzata in surrealismo. Non ricordo se
allora mi piacque. E’ rimasto nella mia mente come un’ossessione anche perché è
un film molto musicale: la vicenda ha un fiume sottostante il cui significato
non è esattamente quello che dicono i protagonisti. Il fiume collega i dialoghi
e le immagini e di tanto in tanto appare in superficie.
Interviene Cairns:
Come in gran parte dei film della maturità di Bunuel, non ha un
accompagnamento musicale. I silenzi tra i dialoghi e le scene si prestano
perfettamente ad una partitura.
Adès aggiunge:
Tom ed io
abbiamo lavorato sul libretto del 1969 e tra l’altro ridotto il numero dei
personaggi da 26 a 15 e ritoccato il finale (senza che perdesse il suo
significato). Solo dopo sei stesure del libretto ho cominciato a pensare alla
partitura. La musica “sa” più dei personaggi sul destino di ciascuno di loro:
ad esempio, quando gli ospiti arrivano al banchetto ha toni sinistri (quasi a
presagire il loro futuro) e quando sono tutti nella villa è la musica ha dirci
che hanno perso il senso della realtà. Inoltre, durante la cena, l’orchestra va
a tempo di valzer seducente ma anche distruttivo in quanto ricordo di un’epoca
che si è distrutta .
Cairns
specifica:
Non si è
cercato di razionalizzare la situazione che è e resta surreale.
L’opera include
‘numeri’ come arie – dolcissima quella di Leticia che libera tutti da quella
strana cattività – concertati a più voci. Ancora una volta Adès non fa uso di
musica elettronica?
Utilizzo per la
prima volta uno strumento elettronico molto speciale con un suono delicato e
profondo: ‘les onde martelot’, ossia il suono dei telegrafi della prima parte
del secolo scorso. E’ un suono che ricorda come l’angelo sterminatore, da un
lato, è una forza distruttiva e, dall’altro, è attraente e seduttore.
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