giovedì 4 agosto 2016

ANTICA O CONTEMPORANEA QUI LA MUSICA E' SACRA in Avvenire 2 agosto



ANTICA O CONTEMPORANEA QUI LA MUSICA E' SACRA
 Giuseppe Pennisi 

Il Festival di Salisburgo ha sempre dato molto rilievo alla musica sacra di tutti i tempi. Quest’anno nel corso delle sei settimane sono in programma diciannove concerti di musica ‘cristiana’: dieci di musica direttamente correlati al cattolicesimo e gli altri alle tradizioni luterana, bizantina, russa e armena. Sono concertati dalle maggiori orchestre del mondo e dai più prestigioso direttori,  eseguito ogni anno, all’inizio della manifestazione (la Messa in do minore di Mozart) e l’esecuzione di un oratorio di uno dei più noi ed apprezzati compositori contemporanei, Peter Eötvös , uno dei due compositori viventi (l’altro è Thomas Adès) a cui il festival 2016 rivolge particolare attenzione.
La Messa di Mozart è la controparte musicale del dramma mistico Jedermann di Hugo von Hofmannsthal che ogni anno apre il festival alle 21 di sera sulla piazza del Duomo. Dal 1920, per i fortunati che riescono ad acquistare i biglietti, alle 19 viene eseguita la Messa di Mozart nella piccola bellissima chiesa barocca di San Pietro, a pochi passi dal Duomo. Quelli che possano combinano i due eventi prima la Messa (che dura un’ora un quarto) e poi Jedermann (che ne dura due). C’è tempo per uno spuntino od un gelato tra i due spettacoli. E si inizia il festival con gli occhi rivolti all’Alto.
La Messa di Mozart risale al 1783 e venne per la pèr la prima volta eseguita proprio nella Chiesa di San Pietro il 26 ottobre di quell’anno. Molti studiosi la considerano come un dono di nozze a Costanze, da poco diventata  sua moglie. La partitura ritrovata negli archivi è incompleta: il musicologo Peter Quantrill la paragona alla mia terminata  Sagrada Familia di Gaudì. Il 29 luglio, la Camerata Salbzurg, diretta da Ádám Fischer, il Bachchor di Salisburgo ed i quattro solisti (Christina Gansch, Claire Elizabeth Craig, Maximilian Schmitt e Manuel Walser) hanno offerto un’esecuzione traboccante di amore e devozione.
Il giorno seguente , nella stipata Grosses Festpielhaus (che contiene oltre 2800 spettatore), prima mondiale dell’oratorio Halleluja di Eötvös con i Wiener Philharmoniker diretti da Daniel Harding, il coro della radio ungherese, una voce recitante (Peter Simonischek), un tenore con registro molto alto (Topi Lehtipuu) ed un soprano (Iris Vermillion). L’oratorio, il cui libretto è di Péter Esterházi (deceduto poche settimane fa; il concerto è stato a lui dedicato) e si basa  sulla vicenda di un musicista monaco di St. Gallen del novecento dopo Cristo, Notker Balbulus , successivamente canonizzato; a causa della balbuzie aveva difficoltà a comunicare il messaggio. Nell’oratorio , un narratore racconta la vicenda, un angelo (soprano) pone domande al profeta (tenore) che, a causa della balbuzie, non riesce a rispondere tempestivamente. Il coro intona Halleluja con citazioni di Monteverdi, Händel, Mozart, Mussorgsky e Bruckner ma angelo e profeta non riescono a dialogare. Una parabola della difficoltà di comunicazione del nostro tempo balbuziente e della necessità di affidarsi all’Alto per capirsi (il grandioso Halleluja finale).Un’orchestra di grandi dimensioni con tre piani sulla sinistra del palcoscenico, mentre il coro era su più piani alla destra. Una forte scrittura timbrica con molto spazio alle percussioni , all’organi ed ai violoncelli . Echi di Ligeti e, naturalmente, Bártók. Enorme successo. In autunno il concerto verrà replicato più volte a Vienna ed a Budapest.

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