ANTICA O CONTEMPORANEA QUI LA MUSICA E' SACRA
Giuseppe Pennisi
Il Festival di Salisburgo ha sempre dato molto rilievo
alla musica sacra di tutti i tempi. Quest’anno nel corso delle sei settimane
sono in programma diciannove concerti di musica ‘cristiana’: dieci di musica
direttamente correlati al cattolicesimo e gli altri alle tradizioni luterana,
bizantina, russa e armena. Sono concertati dalle maggiori orchestre del mondo e
dai più prestigioso direttori, eseguito
ogni anno, all’inizio della manifestazione (la Messa in do minore di Mozart) e
l’esecuzione di un oratorio di uno dei più noi ed apprezzati compositori
contemporanei, Peter Eötvös , uno dei due compositori viventi (l’altro è Thomas
Adès) a cui il festival 2016 rivolge particolare attenzione.
La Messa di Mozart è la controparte musicale del dramma
mistico Jedermann di Hugo von Hofmannsthal
che ogni anno apre il festival alle 21 di sera sulla piazza del Duomo. Dal 1920,
per i fortunati che riescono ad acquistare i biglietti, alle 19 viene eseguita
la Messa di Mozart nella piccola bellissima chiesa barocca di San Pietro, a
pochi passi dal Duomo. Quelli che possano combinano i due eventi prima la Messa
(che dura un’ora un quarto) e poi Jedermann
(che ne dura due). C’è tempo per uno spuntino od un gelato tra i due
spettacoli. E si inizia il festival con gli occhi rivolti all’Alto.
La Messa di Mozart risale al 1783 e venne per la pèr la
prima volta eseguita proprio nella Chiesa di San Pietro il 26 ottobre di
quell’anno. Molti studiosi la considerano come un dono di nozze a Costanze, da
poco diventata sua moglie. La partitura
ritrovata negli archivi è incompleta: il musicologo Peter Quantrill la paragona
alla mia terminata Sagrada Familia di Gaudì. Il 29 luglio, la
Camerata Salbzurg, diretta da Ádám Fischer, il Bachchor di Salisburgo ed i
quattro solisti (Christina Gansch, Claire Elizabeth Craig, Maximilian Schmitt e
Manuel Walser) hanno offerto un’esecuzione traboccante di amore e devozione.
Il giorno seguente , nella stipata Grosses Festpielhaus (che contiene oltre 2800 spettatore), prima
mondiale dell’oratorio Halleluja di
Eötvös con i Wiener Philharmoniker diretti da Daniel Harding, il coro della
radio ungherese, una voce recitante (Peter Simonischek), un tenore con registro
molto alto (Topi Lehtipuu) ed un soprano (Iris Vermillion). L’oratorio, il cui
libretto è di Péter Esterházi (deceduto poche settimane fa; il concerto è stato
a lui dedicato) e si basa sulla vicenda
di un musicista monaco di St. Gallen del novecento dopo Cristo, Notker Balbulus
, successivamente canonizzato; a causa della balbuzie aveva difficoltà a
comunicare il messaggio. Nell’oratorio , un narratore racconta la vicenda, un
angelo (soprano) pone domande al profeta (tenore) che, a causa della balbuzie,
non riesce a rispondere tempestivamente. Il coro intona Halleluja con citazioni di Monteverdi, Händel, Mozart, Mussorgsky e
Bruckner ma angelo e profeta non riescono a dialogare. Una parabola della
difficoltà di comunicazione del nostro tempo balbuziente e della necessità di
affidarsi all’Alto per capirsi (il grandioso Halleluja finale).Un’orchestra di grandi dimensioni con tre piani
sulla sinistra del palcoscenico, mentre il coro era su più piani alla destra.
Una forte scrittura timbrica con molto spazio alle percussioni , all’organi ed ai violoncelli . Echi di
Ligeti e, naturalmente, Bártók. Enorme successo. In autunno il concerto verrà
replicato più volte a Vienna ed a Budapest.
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