FESTIVAL DI SALISBURGO/ "L'amore di Danae" rivela un nuovo Richard Strauss
Pubblicazione: martedì 2 agosto 2016
Die Liebe Der Danae, foto Festival di
Salisburgo
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Die Liebe Der Danae (L’amore di Danae) è una delle opere
meno rappresentate di Richard Strauss; allo stesso festival di Salisburgo è
stata messa in scena solo due volte (se si escluse la prova generale del 1944
quando la prima e le repliche vennero sospese a ragione della guerra totale
proclamato a causa dell’invasione sia sul fronte occidentale sia su quello
orientale).
E’ un’opera che Strauss amava moltissimo tanto che vi lavorò per
oltre quindici anni, nonostante fosse un compositore molto veloce. Il
canovaccio venne predisposto da Hugo von Hofmannsthal prima di morire per un
attacco cardiaco durante i funerali del figlio. Strauss chiese al poeta Stefan
Zweig di redigere il libretto clandestinamente (Zweig era ebreo e, quindi, persona
non gradita al nazismo). La censura intercettò la corrispondenza (sul
libretto) tra Strauss e Zweig: il poeta emigrò in Messico (dove morì
tragicamente) e il compositore perse l’incarico di Presidente della Camera dei
Musicisti del Reich. Strauss allora consegnò la stesura del testo all’allora
giovane drammaturgo e poeta Joseph Gregor.
Le travagliate vicende del libretto non sono però all’origine delle
difficoltà della messa in scena della ‘mitologia allegra in tre atti’ in cui
due miti dell’antica Grecia e dell’Antica Roma vengono intrecciati per
creare un lavoro unico nel suo genere. Il solo, nella produzione di
Strauss, in cui non si esplora unicamente o principalmente la psiche della
protagonista, ma in cui il personaggio principale è il re degli Dei e il tema
di fondo il suo invecchiamento, con conseguente perdita di potere e di fascino
sul gentil sesso. Soprattutto, l’opera richiede un cast enorme (con due tenori
‘eroici’ e uno lirico), un soprano con una linea vocale difficilissima (pari
solo a quella del Der Rosenkavalier ), una quindicina di solisti in
ruoli minori , mimi e ballerini, nonché un’orchestra smisurata.
E’ infine un’opera scritta durante le devastazioni della Seconda
guerra mondiale. Nel congedarsi dai Wiener Philharmoniker, Strauss ottuagenario
scelse di eseguire l’intermezzo sinfonico in do maggiore del terzo atto di Die
Liebe Der Danae e, al termine, abbassata la bacchetta disse: Spero di
rivedervi tutti……..in un mondo migliore.
A prima vista,
l’intreccio è quello di una delle tante farse sugli amori ed amorazzi di Giove,
ma qui il re degli Dei, invaghitosi della principessa di un regno dissestato e
bramosa di ricchezza, viene rifiutato perché la giovane si innamora di un
povero pastore (che lo stesso Giove aveva trasformato in Re Mida). Troppo
complesso, e non molto utile, riassumere i tre atti e sette quadri in cui si
articola il lavoro. Le difficoltà di una messa in scena sono quasi
insormontabili.
Il regista e
scenografo Alvis Hernanis (con il costumista Jouzas Statkevicus e gli altri
suoi numerosi collaboratori) situano la vicenda in un Rajastan come può essere
immaginato da un pittore Jugenstill (ad esempio Klimt), un
mondo da Utopia in cui Danae, assettata di oro al primo atto, trova l’amore
nella vita povera di un pastore nel secondo e nel terzo, con grande
rincrescimento di Giove, che sente il peso degli anni sulle sue spalle.
Nonostante non
ci siano state cenni di dissenso in sala, alla prima del 31 luglio non tutti
hanno apprezzato questa scelta con i suoi forti colori e un’atmosfera di film
storico prodotto a Bombay. A mio avviso, scartata l’ipotesi di un’ambientazione
‘mitologica’ nell’antica Grecia, l’altra possibilità sarebbe stata situarla
negli anni trenta e quaranta in un’isola felice (lontana dalla guerra, ad
esempio l’America Latina) con un ceto ricco ed elegante.
Di grandissimo
livello l’esecuzione musicale. Franz Wesler-Möst, alla guida dei Weiner
Philarmorniker ha reso la struggente bellezza della partitura, in equilibrio
tra ironia e melanconia. Delle grandissime voci, doveroso ricordare almeno
Tomasz Konieczy, Krassimira Stoyanova, Gerhard Siegel e Regine Hangler.
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