giovedì 18 agosto 2016

Al QE di Draghi serve un tagliando in Avvenire del 18 agosto



Al QE di Draghi serve un tagliando
Agosto è tempo non solo di vacanze ma anche di riflessioni. Per tutti. Pure per la Banca centrale europea. A Francoforte l’8 settembre prossimo il Consiglio dell’istituto dovrà fare una verifica approfondita delle politiche monetarie dell’eurozona, politiche monetarie di cui è responsabile.
La necessità del 'tagliando' è stata sollevata alla vigilia di Ferragosto anche dall’Ufficio studi della Banca d’Italia con un testo (Baffi Carefin Center Research paper N.2016/26) in cui vengono sistemati sul tappeto diversi problemi: se la Bce stia anzitutto perseguendo o meno i giusti obiettivi, se stia in secondo luogo utilizzando gli strumenti appropriati e se, infine, ci sia all’Eurotower piena consapevolezza delle distorsioni che misure come il Quantitive Easing stanno apportando al mercato dei capitali in termini di rischio di bolle finanziarie e di aumento delle diseguaglianze. Una vera e propria agenda, insomma, per la prossima riunione del consiglio Bce.
Gli ultimi dati sull’eurozona (una crescita per il 2016 dell’1,3% per l’intera area, dell’1,7% per la Germania e dello 0,5-0,6% per l’Italia) non sembrano indicare che il QE stia avendo gli effetti sperati. Per anni la Bce è stata criticata in quanto priva una delle caratteristiche di vera banca centrale: quella di essere il cosiddetto 'prestatore di ultima istanza. La Bce ha risposto creando il 'Ltro' (Long term refinancing operations) diretto principalmente al rifinanziamento di operazioni a lungo termine, come quelle nei settori infrastrutturali. Gli esiti non sono stati pari alle attese. Sia perché limitati a una platea molto definita di operazioni, sia perché nel contempo le banche dei Paesi della periferia dell’unione monetaria erano diventate troppo esposte a crediti eccessivamente rischiosi per poter avere accesso a questa linea di rifinanziamento.
Allora la Bce ha annunciato le Outright Monetary Transactions (OMTs) dirette a migliorare la solvibilità e, quindi, rivitalizzare l’economia. Uno studio dell’istituto tedesco Zew sottolinea che «gli istituti della periferia sono rimasti deboli». Con il QE la Bce è diventata anche 'acquirente di ultima istanza', perché acquista sul mercato secondario titoli di Stato. In effetti, trattasi di una variante della situazione prevalente in Italia prima del famoso 'divorzio' fra Tesoro e Bankitalia. Da un lato, però, acquisti sul secondario sono più onerosi (e, quindi , più discorsivi) che direttamente dagli emittenti. Da un altro, non sembra che il QE abbia risollevato la situazione né delle banche né dell’economia.
In effetti, la Bce ha utilizzato tutte le frecce della faretra, anche quelle non previste quando venne istituita. La politica monetaria ha, però, limiti ben precisi e i suoi effetti sono limitati – o nulli – se non è inserita in un quadro coerente di riforme dei mercati dei prodotti e dei fattori, nonché della fiscalità. E questo Draghi continua a ripeterlo da quando a lanciato il famoso «whatever it takes», «quasliasi cosa serva».
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L’Eurotower si interroga sugli effetti e i limiti delle politiche monetarie ultra-espansive: da 'prestatore' ad 'acquirente' di ultima istanza


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