OPERA/ "Così fan tutte" a Salisburgo: un regista si ripensa
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Ottavio Dantone
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Così fan tutte è, per Salisburgo, come ‘la pasta à pummarola' a Napoli.
Solamente al Festival Estivo, dal 1922 ad oggi, è stata messa in scena 45
volte. Occorre aggiungere le edizioni presentate, con frequenza, nella stagione
lirica del Landestheatre, quelle al teatro delle marionette e quelle in teatri
minori.
E’ opera conosciutissima in tutto il mondo. Anche per questo motivo
è stata ambientata nei contesti più diversi: citando a memoria le produzioni
viste dal vostro chroniqueur, la si è vista ambientata nelle terme
romane prima dell’eruzione del Vesuvio a Pompei (Roma, teatro dell’Opera), nei
giardini cinesi e persiani (due differenti edizioni a Aix-en-Provence),
nell’Eritrea colonia italiana (ancora a Aix-en-Provence), nella contemporaneità
stile Armani (vari teatri), alla Francia pre-rivoluzionaria del Marchese de
Sade (Bologna), nella Francia pre-rivoluzionaria del dolce vivere; come una
graziosa oleografia partenopea vista da turisti (Metropolitane), un loft di
restauratori di quadri settecenteschi (Berlino), una spiaggia (Parma), una
Napoli molto sexy (Macerata) e via discorrendo.
Non tutte queste edizioni hanno colto che la principale difficoltà
di realizzazione (sia scenica sia musicale) consiste nel fatto che, mentre la
prima parte è brillante ed ironica, la seconda è un’amara riflessione sul
genere umano in cui ciascuno è, simultaneamente, infedele e geloso.
E’ un opera teatralissima concepita per il piccolo ma elegante
Burgtheater di Vienna (oggi adibito per lo più alla prosa); quindi mal si
presta a edizioni in forma di concerto come quella vista ed ascoltata lo scorso
maggio al termine della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Nel 2013, a Salisburgo ero stato deluso dalla regia di Sven
Eric-Bechtolf che con i suoi collaboratori (Rolf Glittenberg per le scene e
Marianne Glittenberg per i costumi) avevano collocato l’azione in un ricco ed
elegante giardino d’inverno di fine settecento, rendendola l’opera leggiadra ma
privandola della sua crudeltà. Di livello invece la parte musicale concertata
da Christoph Eschenbach.
Avevo dubbi se andare a vedere la nuova regia di Sven
Eric-Bechtolf, autore anche delle scene, con i costumi di Mark Bouman. Tanto
più che la messa in scena non era nella Haus für Mozart (una sala di normali
proporzioni) ma nella enorme Felsenretschule, l’enorme cavallerizza del
Principe-Cardinale che governava Salisburgo.
Sven
Eric-Bechtolf ha concepito di nuovo lo spettacolo ed ne ha fatto una bella e
ingegnosa messa in scena. Al centro del palcoscenico, con l’ausilio unicamente
di scene dipende si svolge l’azione principale, ma coro e comparse nei lati del
palcoscenico e nei ordini di palchi da dove (ai tempi del Principe-Cardinale)
l’aristocrazia ammirava gli esercizi ginnici, gli affiliati alla loggia
massonica “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza) a cui apparteneva il
compositore, assistono all’intreccio.
Don Alfonso
è certamente uno dei capi della loggia: illuminista, razionalista. Lo sono
anche (ma senza troppa convinzione i due ragazzi (Guglielmo e Ferrando). Non lo
sono - alle donne non era consentito esserlo in Austria e Baviera -
Fiordiligi e Dorabella. La drammaturgia , quindi, non riguarda solo i doppi
tradimenti, ma il contrasto tra la simmetria teatrale e, per molti aspetti
anche musicale, e la vera e propria esplosione di affetti (ed anche di ormoni),
contro le aspettative razionali di Don Alfonso, nel gioco di tradimenti da lui
architetto. Un’interpretazione geniale, ed in linea con Mozart: are
quali Come scoglio e Un’aura amorosa trasudano
di sentimento e di eros. E la stessa cameriera Despina suggerisce a Fiordiligi
e Dorabella di far l’amor come assassine.
Ottavio
Dantone ha offerto una splendida concertazione, piena di sfumatura e di tinte.
Ha seguito il testo integrale dell’opera (circa quattro ore con una mezz’ora
d’intervallo tra la prima e la seconda parte, mentre spesso vengono tagliati o
scorciati i recitativi, per essenziali alla comprensione drammaturgica e
musicale del lavoro. In buca l’orchestra del Mozarteum; il coro è quello
dell’opera di Vienna. Ottimi anche come attori i sei cantanti: Julia Kleiter,
Angela Brower, Martina Janková, Mauro Peter , Alessio Arduini e Michael Volle.
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