conti in tasca ai
FESTIVAL
L’analisi
Come funzionano i bilanci dei principali
cartelloni estivi italiani? Qual è il rapporto tra pubblico, privato e ricavi
propri?
Tra sorprese e affanni, un panorama che sta
cambiando
Tornando dal Festival estivo di Salisburgo, si
è quasi invitati a raffrontarne i conti con quelli delle manifestazioni
musicali italiane nello stesso periodo (limitandoci a quelli di luglioagosto).
In breve, il bilancio del Festival estivo di Salisburgo ammonta a 60,54 milioni
di euro (la metà, per intenderci di una stagione scaligera). Per questa cifra,
offre in 48 giorni, e in otto luoghi di spettacolo, circa 450 rappresentazioni
tra opere, concerti sinfonici e da camera, prosa e liederistica. La gestione
del bilancio è assicurata da retribuzioni a incentivo per il
management: se gli utili superano quanto
anticipato al momento della redazione del preventivo, il sovraintendente riceva
un premio di produzione che può diventare penale in caso di disavanzo elevato.
Solo il 25% dei costi sono coperti da sovvenzioni pubbliche (Stato, Land e
Comune). Il resto proviene da sponsor, biglietteria e soprattutto vendita di
spettacoli o dal vivo o tramite televisione, cinema, dischi e dvd. Altri grandi
festival europei come Aix-en-Provence e Glynderbourne funzionano in modo
analogo. Il secondo non gode di sovvenzioni pubbliche, il primo solo per il 35%
dei costi totali. Per entrambi fonte importante di ricavi è la vendita di
allestimenti.
Perché i nostri festival estivi seguano questa
strada il cammino è lungo ma è cominciato, anche grazie all’art bonus. Un anno
fa, il sito Opera Base, il maggiore del settore, indicava circa 35 festival
lirici in Italia per il luglio-agosto 2015. Nel 2016 per lo stesso periodo ne
indica 17. Come diceva Luigi Einaudi, «il mercato si vendica sempre ». Sono
spariti un paio di “carri di Tespi”, organizzati da impresari e sovvenzionati dai
comuni dove facevano spettacolo (al costo di 10-20.000 euro a seconda del
numero di rappresentazioni); portando allestimenti “da spiaggia” di opere molto
note ( Cavalleria & Pagliacci,
Traviata, Rigoletto) con un’orchestra all’osso e cantanti
in gran misura asiatici. È preferibile introdurre il pubblico alla musica,
senza troppe pretese di qualità, che impiegare la somma, anche se piccola, per
attività estive per i bambini? Comunque quest’anno non compaiono né su Opera
Base né nel mensile “L’Opera”, la principale rivista italiana in materia di
lirica. Quest’ultima elenca solo sei festival estivi dimenticando, ad esempio,
che il Chigiana International Festival ha teatro in musica, che ad Arezzo in
luglio si è svolta una mini stagione con la messa in scena di cinque titoli (
L’Incoronazione di Poppea, Alcina, Suor Angelica, L’Elisir d’amore, Così fan
Tutte). Ad Arezzo il Comune ha messo a disposizione il
Teatro Petrarca e la piazza centrale, nonché illuminazione e pulizia delle
strutture a un costo di 30005000 euro. Il festival è stato interamente
organizzato da uno dei migliori conservatori americani (l’Oberlin College);
cantanti, strumentisti, registi (ad esempio, l’emergente Isabel Milenski) hanno
affollato per un mese alberghi, bed & breakfast e trattorie di Arezzo. Un
modello interessante.
Quattro rassegne sono definiti per legge di
rilievo internazionale e ricevono un sostegno speciale dallo Stato: il Festival
di Spoleto, il Puccini Festival di Torre del Lago, il Ravenna Festival, il
Rossini Opera Festival di Pesaro. La distribuzione rispecchia equilibri
regionali; sarebbe altrimenti difficile comprendere perché sono esclusi i
festival dedicati a Verdi a Parma e a Donizetti a Bergamo (quello belliniano a
Catania non è mai decollato).
Il Festival di Spoleto (solo nominalmente “dei
due mondi” poiché i giovani artisti americani hanno quasi smesso di
frequentarlo) è principalmente di prosa e di balletto su nastro registrato. La
parte musicale è limitata a due-tre serate di opera, i concerti di mezzogiorno
e il concerto finale in piazza. Quindi, è diventato qualcosa di molto
differente da come concepito da Giancarlo Menotti e Samuel Barber. Il costo
(circa cinque milioni di euro) si avvale di contributi da privati sui 400.000
euro e di ricavi per cessione di prodotti e servizi per 1,6 milioni di euro. Il
Ravenna Festival, molto sostenuto da sponsor privati, ha una manifestazione
estiva tematica (quest’anno Martin Luther King, l’anno scorso l’Inferno di
Dante, il prossimo il Purgatorio) integrata con una 'trilogia d’autunno' in
ottobre e con la stagione lirica del Teatro Alighieri in inverno. Ha avuto
difficoltà di bilancio un lustro fa; ora i conti sono in buon stato e in bella
vista nel sito della manifestazione. Suo grande pregio l’aver portato in Italia
compagnie straniere a basso costo (come l’Helikon di Mosca) e avere esportato
in tutto il mondo spettacoli come il Falstaff
concepito da Cristina Mazzavillani.
Il Rossini Opera Festival (quest’anno alla
trentasettesima edizione) ha un bilancio di 5 milioni di euro (rispetto ai 6
milioni di alcuni fa) di cui un terzo proviene da sponsor, biglietteria,
merchandising, vendita di spettacoli. Uno studio dell’Università di Urbino ha
documentato che un euro di finanziamento pubblico investito nel festival ne
genera 7 sull’economia locale. Nel periodo del festival la media del fatturato
degli esercizi commerciali aumenta del 20%.
Anche il Festival Puccini a Torre del Lago ha
stretto la cinghia negli ultimi anni. Gravano, tuttavia, due aspetti: a) il
repertorio pucciniano è composto di sei opere molto rappresentate, due messe in
scena di rado e due quasi mai allestite (con conseguenti difficoltà ad attirare
nuovo pubblico); b) sui conti pesa il mutuo per la costruzione del nuovo
teatro. Il festival è stato in grado di attrarre sponsor, principalmente locali
ma è sempre in acque procellose. Se si guarda oltre i “magnifici quattro”
considerati “di richiamo internazionale”, il Chigiana International Festival,
nella nuova formula iniziata nel 2015, ha grande successo. Include sia
spettacoli di grandi autori internazionali sia concerti degli allievi (anche
essi internazionali) dei corsi di perfezionamento. Un magazine specializzato
inglese lo ha definito «la maggiore novità in Europa in materia di festival
estivi». L’iniziativa comporta 50 spettacoli dall’8 luglio a fine agosto, ha un
costo di 1,2 milioni di euro (a cui occorre aggiungere 0,9 milioni destinati
alla formazione). Le sovvenzioni pubbliche al festival sono poco più del 20%
del totale. Il 35% dei costi della formazione è sovvenzionato dallo Stato; il
resto dalle borse di studio di Paesi e istituzioni di appartenenza degli
allievi (le domande vengono da 45 nazioni). Il Festival di Valle d’Itria
presenta rarità in un piccolo spazio teatrale (sei- settecento posti). Il budget
varia dai 600.000 agli 800.000 l’anno; per diversi anni ha saputo utilizzare
sapientemente il Fondo europeo di sviluppo regionale. Scarsi i contributi da
sponsor. Compie 49 anni il Festival delle Nazioni di Città di Castello (ogni
anno è dedicato ad una Nazione differente: il 2016 è il turno della Francia):
16 appuntamenti dal 23 agosto al 3 settembre, a un costo di 633 mila euro, di
cui 115 dal Ministero, 167 dalla Regione e 133 da sponsor. Gli sponsor privati
sono invece un importante elemento dello Sferisterio Festival di Macerata
(apportano 500 mila euro) che un lustro fa pareva sull’orlo della liquidazione.
È stato rilanciato con un cartellone tale da attrarre chi è in vacanza sulla
costa adriatica.
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