Salisburgo, Il Cavaliere va in guerra
di Giuseppe Pennisi
Per i 150 anni dalla nascita di Richard Strauss, uno dei
fondatori del Festival di Salisburgo, accanto a un ricco programma di sinfonica
e cameristica, viene proposto un nuovo allestimento di Der Rosenkavalier, che
approderà alla Scala nel 2016. È molto differente dalle versioni del 2003
(regia di Pizzi) e del 2011 (Wernicke) nonché in quella considerata di
riferimento (Schenk) di cui hanno l'esclusiva Vienna e Monaco. In linea con il resto del Festival,
dedicato alla commemorazione della Grande Guerra, la regia di Harry Kupfer
situa la vicenda nel 1911, così che il passaggio del tempo e la fine di
un'epoca diventano il cuore dell'opera. Dominano il bianco e nero, i mobili e i
vestiti d'epoca: la carrozza bianca della Marschallin è sostituita da una lunghissima
limousine. Nel fondale sono proiettate immagini di allora, anche esse in bianco
e nero: dettagli di palazzi e strade di Vienna, del Prater, del Belvedere. La
concertazione di Franz Welser-Möst acquista un colore differente da quello che
ha a Vienna. I violoncelli hanno maggior rilievo del solito, la celesta appare
in brevi sublimi «a solo» e il cembalo e l'armonio intervengono per ricordare
al pubblico l'emozione per un mondo che non c'è più. Un requiem dolce per un
impero defunto. Tra le voci spiccano Sophie Koch, una specialista del ruolo di
Octavian e Krassimira Stoyanova al debutto nella parte di Marschallin. La prima
coniuga perfettamente l'ardore sensuale con la maturazione, diventando da
ragazzo a e marito nell'arco di una giornata, mentre La Stayanova è al tempo
stesso bellissima e possente. Di grande livello il Barone Ochs di Günther
Groissböck. (riproduzione riservata)
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