giovedì 28 agosto 2014

Der Ring des Nibelungen in Musica settembre




WAGNER Der Ring des Nibelungen Orchestra del Festival del Tirolo, direttore , regista e luci Gustav Kuhn, scene Jan Hax Halama, Costumi Lenka Radecky. Coro dell’Accademia di Montegral diretto da Amboss Spieler, Coro di voci bianche diretto da Maria Neuschmid. Das Rheingold. M. Kupfer , F. Baldus, H. Haselböck, J. Chum, F. von Bothmer, J-A. Bitter, F. Hawlata, A. Silvestrelli, T. Gazheli, G. Valenta, E. Suvorova, Y. Aragaki, M.Watanabe. M. Ono. Die Walküre A.Sritheran, M. Szivkova, R. Sigling, V. Baykov, M.Somm, H. Haselböck, M. Dumfart, B. Flaitz, L. del Rio, V. Farkas, A. Faggioli, A. Schuldt, M. Bregantin, A. Sautier. Siegfried M. Baba, W.Wittekind, T. Gazheli, O. Hillebrandt, A. Silvestrelli, B. Tognocchi, E. Suvorova, N. Weissbach. Götterdämmerung G.Zampieri, M.Kupfer, A.Silvestrelli,T.Gazheli, M.Somm, S. Gerb, A. Schuldt, S.Kotina, A. Princeva, Y. Aragaki, M. Watanabe, M.Ono.
Erl 18-19-25-26 Luglio
I lettori di MUSICA sanno come Gustav Kuhn (artista poliedrico; direttore d’orchestra, regista, scenografo, didatta, organizzatore musicale) ha saputo trasformare un piccolo paesino dell’Austria Erl, di 1500 abitanti (in quel lembo del fiume Inn che entra in Baviera) da un villaggio rurale, in un maggior centro musicale che da circa 15 anni ospita nella Passionsspielhuas di 1500 posti (inizialmente costruita per la  Sacra Rappresentazione della Passione ogni otto anni) uno dei festival musicali più importanti dell’estate. Adesso, accanto alla Passionsspielhuas, c’è un’elegante Festspielhaus di 800 posti, perfettamente integrata nell’ambiente alpino; ospita un festival invernale e rappresentazioni autunnali nonché, in estate, concerti sinfonici e musica da camera adatti ad un teatro di medie dimensioni. Solamente Wagner credo sia riuscito a fare costruire un teatro secondo le proprie specifiche artistiche e tecniche
Il Ring mancava da Erl dal 2005, quando la sua messa in scena fu un vero e proprio trionfo. Kuhn non lo ha proposto nel 2013 (bicentenario dalla nascita del compositore) perché quell’anno cadeva la Sacra Rappresentazione della Passione e, quindi, la Passionsspielhaus non era disponibile. In luglio ne ha proposti tre cicli di cui uno in cui le quattro opere venivano rappresentate una dopo l’altro, dando a interpreti, orchestra e spettatori sei ore di riposo tra la fine di Siegfried e l’inizio di Götterdämmerung. Ho optato per il ciclo in cui la quattro opere sono state rappresentate in serate distinte spalmate su due venerdì e due sabato. Nel resto della settimana, tra una ‘giornata’ e l’altra del Ring non mancava la scelta: dalle ultime sinfonie Bruckner a cameristica.
L’accostamento con Bruckner è importante. Ci ricorda non solo che Kuhn ne è un grande esecutore ma anche un cattolico. Così come Wagner era un rigoroso luterano. Ciò spiega perché il Ring di Erl a differenza delle molteplici edizioni presentate nel 2013 – l’eccezione principale è quella curata da Robert Lepage dal Metropolitan di New York – non viene letto come un’allegoria della lotta di classe (La Scala, Massimo di Palermo, Staatsoper unter den Linden, per citare alcune produzioni recenti) ma come una complessa vicenda dinastica in cui gli antichi Dei del politeismo tedesco ed i loro fedeli (i Ghibicunghi) lottano per brama di potere e di denaro mentre nasce un mondo nuovo sul sacrificio di chi ha una visione etica e trascendente dell’avventura umana (Siegmund, Sieglinde, Brünnhilde, Siegfried). E’ una lettura che ha un rigoroso filologico con il resto della poetica wagneriana, da Lohengrin a Parsifal.
Al pari dell’edizione del 2005, questo Ring è in ambientazione contemporanea, non priva, però, di aggiornamenti: l’abitazione di Hunding, ad esempio, è un interno operaio di oggigiorno, la fucina di Mime nella foresta un’officina meccanica ed il palazzo dei Ghibicunghi un salone di appartamento di alta borghesia. Come nel 2005, la regia punta molto sulla recitazione: si racconta un apologo, ma un apologo denso di sentimenti umani anche quando sono in scena unicamente gli Dei. Wotan è in smoking, Fricka in abito lungo da soirée elegante a Berlino o Francoforte. Loge un astuto banchiere. Gutrune è in tailleur  e Siegfried in casual nella ‘seconda giornata’ ed in abito elegante nella ‘terza’ (quando ormai sposato, frequenta i ricchi della terra). Dai Ghibicunghi non solo si beve whiskey e gin, ma si sniffa cocaina.
Non manca una punta di ironia in questo Ring molto sportivo: i due Giganti sono  teppistelli vestiti da giocatori di baseball e di hockey.Le Valkirie scorazzano in mountain bike, cantando. Froh gioca a golf , Donner a lancia pesi .Le scale della platea diventano il Reno, su cui naviga Siegfried, le incudini dei nibelunghi sono sparse per la sala con un effetto stereofonico, i vigili del fuoco di Erl  portano gli strumenti per spegnere l’incendio con cui si conclude il ‘crepuscolo degli Dei’.
Andiamo alla parte musicale. Kuhn dispone di orchestra di 130 elementi (sei arpe), come richiesto da Wagner ma raramente realizzato. Gli orchestrali sono disposti non sotto il palcoscenico (come a Bayreuth) ma dietro l’enorme boccascena su sette gradoni. in alto le arpe, e poi, a scendere, ottoni, fiati, archi. L'azione si svolge davanti all'orchestra che, con un sapiente gioco di luci, ne diventa protagonista Non solo gli spettatori vedono l’orchestra ma il sinfonismo del Ring acquista una maggiore dimensione anche grazie agli abili colori che dalle luci investono l’orchestra e rispecchiano l’evolversi della vicenda. E’ un Ring tutto di impasti e colori musicali, privo di cesellature alla Solti o di passaggi filosofici alla Sinopoli o alla Barenboim. L’analogia più vicina e la registrazione di von Karajan con la Deutsche Grammophone negli anni Settanta. Kuhn è stato uno dei migliori allievi di von Karajan; questo Ring prova  che ha tutti i titoli per essere considerato l’erede.
Giovani e in gran misura sconosciuti in Italia i cantanti. Segnaliamo  l'intenso Wotan di Vladimir Baykov, gli appassionati Siegmund e Sieglinde di Andrew Sritheran e Marianna Szivkova, l’eroico, Siegfried di Gianluca Zampieri, la toccante Brunnhilde di Mona Somm, la potenza di Andrea Silvestrelli (Fafner, Hagen). Impossibile citare l’altra ventina di solisti
Sala strapiena tutte le sere, con sgabelli aggiunti accanto alle pareti. Ovazioni ogni sera. Oltre un quarto d’ora al termine di Götterdämmerung dopo cinque ore e mezzo (intervalli compresi) in teatro.
Giuseppe Pennisi

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