WAGNER Der Ring des Nibelungen Orchestra del
Festival del Tirolo, direttore
, regista e luci Gustav Kuhn, scene Jan Hax Halama, Costumi Lenka Radecky. Coro dell’Accademia di
Montegral diretto da Amboss Spieler, Coro
di voci bianche diretto da Maria Neuschmid.
Das Rheingold. M. Kupfer , F.
Baldus, H. Haselböck, J. Chum, F. von Bothmer, J-A. Bitter, F.
Hawlata, A. Silvestrelli, T. Gazheli, G. Valenta, E. Suvorova, Y. Aragaki,
M.Watanabe. M. Ono. Die Walküre A.Sritheran,
M. Szivkova, R. Sigling, V. Baykov, M.Somm, H. Haselböck, M. Dumfart, B. Flaitz,
L. del Rio, V. Farkas, A. Faggioli, A. Schuldt, M. Bregantin, A. Sautier. Siegfried M. Baba, W.Wittekind, T. Gazheli,
O. Hillebrandt, A. Silvestrelli, B. Tognocchi, E. Suvorova, N. Weissbach. Götterdämmerung G.Zampieri, M.Kupfer,
A.Silvestrelli,T.Gazheli, M.Somm, S. Gerb, A. Schuldt, S.Kotina, A. Princeva,
Y. Aragaki, M. Watanabe, M.Ono.
Erl 18-19-25-26
Luglio
I lettori di MUSICA sanno come Gustav
Kuhn (artista poliedrico; direttore d’orchestra, regista, scenografo, didatta,
organizzatore musicale) ha saputo trasformare un piccolo paesino dell’Austria Erl,
di 1500 abitanti (in quel lembo del fiume Inn che entra in Baviera) da un
villaggio rurale, in un maggior centro musicale che da circa 15 anni ospita
nella Passionsspielhuas di 1500 posti (inizialmente costruita per la Sacra Rappresentazione della Passione ogni
otto anni) uno dei festival musicali più importanti dell’estate. Adesso,
accanto alla Passionsspielhuas, c’è un’elegante Festspielhaus di 800 posti,
perfettamente integrata nell’ambiente alpino; ospita un festival invernale e
rappresentazioni autunnali nonché, in estate, concerti sinfonici e musica da
camera adatti ad un teatro di medie dimensioni. Solamente Wagner credo sia
riuscito a fare costruire un teatro secondo le proprie specifiche artistiche e
tecniche
Il Ring
mancava da Erl dal 2005, quando la sua messa in scena fu un vero e proprio
trionfo. Kuhn non lo ha proposto nel 2013 (bicentenario dalla nascita del
compositore) perché quell’anno cadeva la Sacra Rappresentazione della Passione
e, quindi, la Passionsspielhaus non era disponibile. In luglio ne ha proposti
tre cicli di cui uno in cui le quattro opere venivano rappresentate una dopo
l’altro, dando a interpreti, orchestra e spettatori sei ore di riposo tra la
fine di Siegfried e l’inizio di Götterdämmerung. Ho optato per il ciclo
in cui la quattro opere sono state rappresentate in serate distinte spalmate su
due venerdì e due sabato. Nel resto della settimana, tra una ‘giornata’ e
l’altra del Ring non mancava la
scelta: dalle ultime sinfonie Bruckner a cameristica.
L’accostamento con Bruckner è
importante. Ci ricorda non solo che Kuhn ne è un grande esecutore ma anche un
cattolico. Così come Wagner era un rigoroso luterano. Ciò spiega perché il Ring di Erl a differenza delle
molteplici edizioni presentate nel 2013 – l’eccezione principale è quella
curata da Robert Lepage dal Metropolitan di New York – non viene letto come
un’allegoria della lotta di classe (La Scala, Massimo di Palermo, Staatsoper
unter den Linden, per citare alcune produzioni recenti) ma come una complessa
vicenda dinastica in cui gli antichi Dei del politeismo tedesco ed i loro
fedeli (i Ghibicunghi) lottano per brama di potere e di denaro mentre nasce un
mondo nuovo sul sacrificio di chi ha una visione etica e trascendente
dell’avventura umana (Siegmund, Sieglinde, Brünnhilde, Siegfried). E’ una lettura
che ha un rigoroso filologico con il resto della poetica wagneriana, da Lohengrin a Parsifal.
Al pari dell’edizione del 2005, questo Ring è in ambientazione contemporanea,
non priva, però, di aggiornamenti: l’abitazione di Hunding, ad esempio, è un
interno operaio di oggigiorno, la fucina di Mime nella foresta un’officina
meccanica ed il palazzo dei Ghibicunghi un salone di appartamento di alta
borghesia. Come nel 2005, la regia punta molto sulla recitazione: si racconta
un apologo, ma un apologo denso di sentimenti umani anche quando sono in scena
unicamente gli Dei. Wotan è in smoking, Fricka in abito lungo da soirée
elegante a Berlino o Francoforte. Loge un astuto banchiere. Gutrune è in
tailleur e Siegfried in casual nella
‘seconda giornata’ ed in abito elegante nella ‘terza’ (quando ormai sposato,
frequenta i ricchi della terra). Dai Ghibicunghi non solo si beve whiskey e
gin, ma si sniffa cocaina.
Non manca una punta di ironia in questo Ring molto sportivo: i due Giganti
sono teppistelli vestiti da giocatori di
baseball e di hockey.Le Valkirie scorazzano in mountain bike, cantando. Froh gioca
a golf , Donner a lancia pesi .Le scale della platea diventano il Reno, su cui
naviga Siegfried, le incudini dei nibelunghi sono sparse per la sala con un
effetto stereofonico, i vigili del fuoco di Erl
portano gli strumenti per spegnere l’incendio con cui si conclude il ‘crepuscolo degli Dei’.
Andiamo alla parte musicale. Kuhn
dispone di orchestra di 130 elementi (sei arpe), come richiesto da Wagner ma
raramente realizzato. Gli orchestrali sono disposti non sotto il palcoscenico
(come a Bayreuth) ma dietro l’enorme boccascena su sette gradoni. in alto le arpe, e poi, a scendere, ottoni, fiati,
archi. L'azione si svolge davanti all'orchestra che, con un sapiente gioco di
luci, ne diventa protagonista Non solo gli spettatori vedono l’orchestra ma il
sinfonismo del Ring acquista una
maggiore dimensione anche grazie agli abili colori che dalle luci investono
l’orchestra e rispecchiano l’evolversi
della vicenda. E’ un Ring tutto di
impasti e colori musicali, privo di cesellature alla Solti o di passaggi
filosofici alla Sinopoli o alla Barenboim. L’analogia più vicina e la
registrazione di von Karajan con la Deutsche Grammophone negli anni Settanta.
Kuhn è stato uno dei migliori allievi di von Karajan; questo Ring prova che ha tutti i titoli per essere considerato
l’erede.
Giovani e in gran misura sconosciuti in
Italia i cantanti. Segnaliamo l'intenso Wotan
di Vladimir Baykov, gli appassionati Siegmund e Sieglinde di Andrew Sritheran e
Marianna Szivkova, l’eroico, Siegfried di Gianluca Zampieri, la toccante
Brunnhilde di Mona Somm, la potenza di Andrea Silvestrelli (Fafner, Hagen).
Impossibile citare l’altra ventina di solisti
Sala strapiena tutte le sere, con
sgabelli aggiunti accanto alle pareti. Ovazioni ogni sera. Oltre un quarto
d’ora al termine di Götterdämmerung dopo
cinque ore e mezzo (intervalli compresi) in teatro.
Giuseppe Pennisi
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